Mi sei mancato, ieri,
e non potevo trovarti
che in quell’angolo del cassetto,
dove hai abbandonato il tuo odore.
Mi sei mancato, ieri,
quando volevo fare a pezzi
tutta la rabbia dei fallimenti,
ma tu eri già andato.
Eri la mia stanza segreta,
il posto stretto, dove nascondere
i frammenti più fragili,
le borse non ancora vuotate.
Avevi la mappa
delle mie infinite solitudini,
sapendo bene quando
potevi riempirle
solo con una tazza di the.
Che solitudine sarebbe altrimenti?
Mi sei mancato, nella sera polverosa,
chiudendo la finestra dei ricordi.
Lo zefiro del tuo, cercava di rientrare
ma l’ho tenuto a bada.
Mi sei mancato, nell’incespicare
d’un giorno che non avrà più fine
e non ti trova in nessun orizzonte.
Ho perso la traccia dei tuoi passi.
Che partenza sarebbe, altrimenti?
6 commenti:
ah! ci sono riuscita! ;)
le domande mi sa che non cercano risposta. sono inciampate nelle righe, e sono rimaste lì.
No, guarda, se inciampi fra le righe è sempre colpa delle virgole.
Stanno lì, insidiose, e se ne approfittano di chi passeggia col naso per aria a guardare, chessò, degli apostrofi...
:))
:D
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