martedì, settembre 3

-35 riprendere il viaggio... (102 cose da fare nella vita)

Ho lasciato molte parole appuntate sul calendario tra novembre e qui.
Parole che raccontano fatti, fatte per restare lì, perchè sebbene abbia scritto qualcosa, quello che è scappato tra le date e si è versato su queste pagine, fuori dal cuore, era il racconto di cose fuori dal tempo:  non potevano restare dentro a niente; e le ho riversate e girate per ogni verso, perchè non gli deve restare dentro niente.
Così, dopo aver "saltato nel vuoto senza il vuoto dentro", inizio a riscrivermi da uno spazio senza confine, che inizia con un viaggio, e un viaggio che invece di finire come sempre battendo i tacchi delle scarpe rosse, inizia così: "non c'è nessun posto come casa mia".
La casa però, è dove sta il cuore, dicono.




Così qualche ricordo potrebbe riemergere tra qualche tempo, sul "viaggio della dimenticanza", compiuto con l'amica che piange suo marito, come amica che piangeva il suo amico, ma "compiuto" in Marocco: autenticamente finito là. Un viaggio di carta, nato dal biglietto rimborsato per la nuova Zelanda, e vissuto come se le foto si riproducessero ancora sulla carta fotografica, si è concluso parcheggiando in garage, al ritorno da Fiumicino.
Pertanto può aspettare altri momenti, se mai volesse essere raccontato, anzichè restare riposto nei sottoscala cromatici delle fotografie; quelle, che finiscono con l'essere il miglior ripostiglio per i fatti, restano a segnare le mete percorse, mappa della ricerca di nuove geometrie in cui, specchiandomici, ridisegnavo il paesaggio, e il "passaggio ponte". 
Economico e un po' scomodo, ma ligio al criterio dell' "avventura", sui traghetti" il passaggio ponte è per lo più richiesto per risparmiare, e infatti sul prossimo traghetto, sarà il punto da cui saluterò la mia ultima meta fisica (la Sicilia). Con la metà non fisica però, mi sono accorta ora che questo stretto calle, che connette dentro e fuori, s'era a dir poco interrotto: paradossalmente, invece che dentro me a sbatter la testa in un labirinto egoista, sono rimasta chiusa fuori: sull'estremo in bilico, aggrappata ad un confine che si sbriciolava, Lila percossa dal vento, impigliata al suo ottimismo, è stata la linea di demarcazione tra sée il resto, ma quasi in un altro mondo. A volte, pensava, in un'altra sé. Ma questa è una storia che sarà raccontata altrimenti.

Se invece fossi stata davvero su una nave, in questi mesi, mi sarei sentita nella stiva, o forse naufraga, tanto l'effetto era uguale: la soffocante ristrettezza di alternativa; aspetta e cerca di respirare, (ripeteva quell'ancora di me stessa),  o muori.
Ho respirato. Ho aspettato.
E sono viva. Di nuovo, fino a quel fondo che è "abisso e cielo", perchè l'abisso più grande in cui perdersi è quel cielo di stelle che si intravede tra i pini, e che quando sei in riva al mare a faccia in su, di notte, ti sostiene parimenti alla schiuma di mare di quell'acqua che dietro al solco che lasci "che ritorna eguale"(cfr. Paradiso, Canto I).


Di questo tempo senza me, o meglio, in cui c'era tanta me, tutta dipinta di emozioni confuse, piuttosto un quadro impressionista che una foto, sono le fotografie che mi insegnano, sgranando il reticolo di rughe sottili e fitte, la mappa di tutto il mio andare, per ritrovarmi qui.
Fotografie e parole, che adesso, asciugate dal sole, sono riportate dentro dalla risacca, e si gonfiano, si arrotolano, prendendosi un posto nuovo in questo riprendere la vita... e un viaggio.

C'è già nessuna valigia in cui riportare le cose, e, comke ho detto, prima di avviarmi ho battuto i tacchi delle mie scarpe da viaggio già una volta, perchè il ritorno possa essere più celere.
Spero si ricordino la strada, 'ché non erano servite a rientrare dalla magrebina terra, dato che, per certi versi, non ero mai andata via.

Il bagaglio di questa nuova partenza sono i mobili che hanno cambiato posto, un nuovo ordine per i libri, gli angoli puliti e la dispensa piena dell'aria che, dalle finestre aperte lascia entrare l'ultima estate. Lascia uscire quella che spero essere l'ultima attesa di me. 
E dato che non ci trova altrove, quindi da adesso in poi cercherò di tenermi tutta insieme, il cerchio e il centro, come ditrebbe un altro Pellegrino
E con questo mancato bisogno di andare, a piedi nudi incontro i passi che mi allontanano dalla soglia, e riprendo il conto:
35- riprendere il viaggio con la piena coscienza, e la borsa vuota