giovedì, marzo 22

Rileggo tra le righe, perché le cose cambiano, e accade che non ricordi più chi sei, come sei arrivato qui, chi cammina con te. Non ricordi per quale motivo siete partiti insieme, e come e quando le strade si sono separate. Non ricordi, se le strade sono davvero diverse, o solo qualche muretto burlone si è costruito nel mezzo di una stanza, che credevi finalmente di poter abitare, invece ne hai fatto un luogo doppio. Per chi c'è, e chi non c'è, e hai dimenticato la porta nel mezzo. Così non puoi essere certo, che ci siano altri dove vivi.
L'eco del silenzio, cercato creato incastrato nello spazio fra l'emozione e la testa è cupo e penetrante, talvolta. Talaltra ti dici che è solo un alzata di sipario, e presto inizierà la musica. Nel frattempo stai lì a contare i secondi, sul filo meditabondo che ti cuce la vita addosso.

Non un respiro di troppo, non un respiro troppo corto, per non rischiare che mi vada tutto troppo stretto. Alzo le braccia come per prepararmi ad un tuffo; sarà perché l'aria adesso inizia a sapere di mare, sotto i pini di marzo. Sarà che il vento si insinua nelle narici, memoria di salsedine.
Alzo le braccia, per prepararmi al tuffo. E nel silenzio che sovrasta la preparazione, che schianta il pensiero e si dirama dalle viscere confusa tra un senso di libertà e un senso di solitudine, lascio andare la volontà di lanciarmi, e attendo l'onda che mi porti.

Abbiamo sempre quello che chiediamo.

sabato, marzo 17

Le piccole cose (punto di transito)

Inizia senza che te ne accorga, il cambiamento. Come la primavera, che un giorno passi su un prato imbiancato di neve; un giorno passi, e le pratoline hanno invaso l'erba macchiando il verde d'un altro candore. Quello del cuore che si dispone ad aprirsi. Ed erompe, lasciando scivolare le emozioni, le sensazioni, le piccole cose che credeva personali, invece esse muoiono di voglia d'essere condivise. Muoiono, non condivise.


Mi affretto a percorrere tutti i vicoli e i viali, quelli di dentro e quelli fuori, cercando di stanare le affettuosità recondite, tutto l'amore creduto smarrito che s'è incastrato nei gesti lasciati in attesa, e cerco il modo di riprenderli. Che a volte, sembra che si aspetti un eroe, o sempre quei benedetti fuochi artificiali e grandi imprese da narrare davanti al fuoco caldo di un uditorio e di un camino; invece sono quelle piccole, le piccole cose appunto, che scaldano l'anima.

Un uomo, dopo una conversazione al semaforo sui manicotti da moto, ti regala dei parabrezza per le mani; una bambina ti invita a pranzo, perché hai le mani calde e non importa, se alla fine ne' tu ne' lei riuscirete a digerire; una cartolina colorata, una carezza fra le righe, una cena di risa e sussurri, o un cuore scucito che riprende a battere, a battersi per riempire di vita le anestesie che lo hanno reso stanco.
Le piccole cose, appunto.

Un silenzio prolungato dopo un giorno di parole, le parole che volevi sentire, il sentire che prima o poi, l'amore che ti sta dentro in qualche modo, verso qualcuno va. E va così, che se lasci che scivoli fuori, e sei disposto a perderlo tutto fino all'ultima possibile solitudine, fino a che tutte le voci che hai dentro per chiedere si placano e ti senti muto e cosparso di silenzio, come vuoto....quello strano burlone che qualcuno chiama dio, inizia a sussurrare. Non ha mai smesso a dire il vero, ma forse, inizi ad ascoltare.

E ti sussurra delle cose che hai chiesto, quando neppure lo ricordi più; ma un giorno sono lì. Perché parlando, si crea. C'è la tua prima moto, il primo moto, il moto dopo la caduta, la caduta che ti salva la vita, la vita. Tutta intera.
Un dono a sorpresa, la sorpresa di donare.
La vita. Tutta intera.
Un dono che non si misura.

Un dono che va restituito; amando dalle piccole cose, vivendo ogni giorno, ogni momento, come se fosse il primo e l'ultimo, ma senza farlo bastare mai. Perché amare non è mai abbastanza, e ti lascia pericolosamente senza difese.  A questo punto non serve più avere un eroe. ma sei eroico;  non vuoi più nulla, 'ché sai che hai e avrai sempre tutto, tutto ciò di cui ora hai bisogno, il che è la massima ricchezza di un uomo.
Basta stare, ed ascoltare. Essere senza suono; e qui, come un rombo che smuove dal profondo della terra, hai i fuochi artificiali e l'adrenalina immersa nel tumulto del sangue. Hai la grande impresa, la più grande di tutte: sei vivo.


sabato, marzo 3

Le piccole gioie, che ti fanno quasi salvo (102 cose da fare...)

30-  allungare la strada, per raggirare un cespuglio di mimose che nasconde la parte più esplosa alle spalle. Si tradisce con quel ramo alto, quello che sembra uno scoppio di sole. Che è quasi freddo attorno..
31- fredde d'inverno stare sole con l'anima in mano; fermarsi, ma fermarsi davvero, nel tepore di un abbraccio. Inabissarcisi dentro per sentirlo quasi per sempre, e perdere i confini di sé; e poi scoprire ch'era solo il sole.
32-  Sole con la mano sguantata, avvolgere le cose come la prima volta. Sfiorare il pelo di un cane, errare con le dita su un viso, correre su di una corteccia e tra le pieghe indurite del viso, spiegare alle labbra che è ora, d'aprirsi in un nuovo sorriso.

lo so, è un po' presto, ma ho visto una rondine che faceva primavera, e da allora ho caldo nel cuore!
Buona domenica a tutti!