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domenica, novembre 15

Continuando ad amare.

Continuerò a cercarti,
nei sassi e nei fili d'erba, nell'oceano e nella goccia,
nel vento e nel respiro, nel fuoco e nella scintilla.
Continuerò a cercarti,
dovessero volerci altri mille baci, mille altri inganni dei sensi,
tenuti accesi, e totalmente persi di te, nei nomi con cui ti chiamavo.
Continuerò a cercarti,
nel pieno e nel vuoto, nel dietro e nel fuori,
nel davanti e nel dentro, nel sopra e nel sotto,
a nord, a sud, ad ovest, ad est.
Nello zenit e nel nadir del mio cuore,
già tre volte creduto uno di due, che si era fatti uno.
Nel mio cuore creduto tuo, del nome con cui ti ho chiamato,
Continuerò a cercarti,
perché non sei mai stato via a lungo, e sei qui, perfino ora
che ti sto errantemente anelando.


Per questo, continuo a cercarTi.
perché ti perdo nella stoltezza del mio desiderio umano
di leggerti in una forma, per poterti toccare.
Ti perdo nella schiavitù del mio desiderio umano,
di percepirti solo con i sensi che riconoscono le cose.
Ti perdo nella povertà del mio desiderio umano
di possederti come un tesoro, per contare di averti.
Ti perdo nella guerra del mio desiderio umano
che credendoti da me separato, lotta per conquistarti.
Ti perdo nel deserto del mio desiderio umano
che se non ti vede intero, crede che tu non sia.
Ti perdo nella bruttezza del mio desiderio umano,
che parla con parole che non hanno spazi e silenzi.
Ti perdo nella morte che è il mio desiderio umano
che si perde nello sconforto, ingannato dal tempo.

Continuo a cercarti.
E nella sapienza di una luce che brilla dietro la pagina,
nel governo dei sovrasensi che spremono l'impercettibile,
nella ricchezza del riconoscere l'oro puro dell'anima
che forma le cose, senza perdersi nella forma che vedo,
nella pace del sentirti dentro ciascun respiro, seppur non mio,
nella fertilità del pensiero che sale fino a rompersi per recepirti,
nella bellezza che è in ogni immagine, prima che se ne faccia cenere,
nella vita che scorre senza fine nella sua fine dal suo principio,
ti troverò.










venerdì, agosto 29

Cuore a cuore (benarrivata Isabella!)

"Salimmo su el primo ed io secondo,
tanto ch'i vidi delle cose belle
che porta 'l ciel..." (D.Alighieri canto XXXIV)

...Eh si, dice così l'Alighieri, e tu in effetti, fratello mio, per primo sei uscito a questo mondo, e io dietro... e sempre attenta a non perderti di vista, finché non ho iniziato a correre quel tantino più veloce per cercare di mettermi in pari!


 E qualche volta si, ti sono passata accanto, e poi davanti, ma sempre guardandomi attorno per veder dov'eri, che tanto, al traguardo, ci s'arriva insieme quando non si fa a gara, ma si è in gara...
In gara ho detto? (anima dell'anima mia, ma non mi dici niente?),... volevo dire in gioco.
In gioco, 'ché abbiamo sempre giocato assieme, io e te, da quando ne ho ricordo... complici, bisticciando, facendo pace, inseguendoci, abbandonandoci, guardandoci andare, guardandoci tornare, almeno fino al giorno in cui, dopo avermi dato metà della tua vita, hai preso la metà che ti mancava...


Oh! ho iniziato ad amarla da subito, questa sorella che mi hai portato in dono! Così ben combinata col tuo cuore, che insieme ne fate uno "grande più di due". E questo, fratello mio, riempie il mio cuore intero a metà di un allegrezza incontenibile, ogni momento che vi poso un pensiero.

Abbiamo corso ancora, è vero, ma nonostante le apparenze, e il fatto che ad esser "grande" ci abbia pensato prima io..
.



...sei sempre tu il fratellino maggiore!

E stanotte, alle 23e54, sei diventato grande anche tu, accogliendo fra le tue braccia... (lo sai anima mia? mi sa che pensava che non ci fosse abbastanza posto! ma io lo dicevo che aveva le braccia grandi!).. l'altro amore della tua vita: quell'altra metà!
Sai, è proprio così che è: da uno a due, da due a tre, perciò hai tre metà della vita, e in tutto, fratello mio, fanno una vita intera!

Isabella, bella come la Beatrice dantesca, è ora di qua dal muro di fuoco, e non aver paura, che le terrai la mano anche se giungesse un piccolo Nino (o comunque si chiami, maschio o femmina che sia, se verrò, l'altro tuo figlio).
Le terrai la mano nella tua mano grande, quella che ho difeso a calci da piccola, perché lo sai che sono io il guerriero, in famiglia. E come tutti i guerrieri, sono qui a proteggere amando quelli che amo, forte della mia anima mezzaintera (l'anima della mia anima mi tiene sempre le ali ben salde!), e ti terrò lo scudo davanti, spada in pugno, mentre tu terrai la mano alla tua bella amata, e alla tua amata 'Bella.


Oh, si, certo! è anche la mia amata Isabella...
che ci ha insegnato la pazienza dell'attesa, con nove mesi di racconti ascoltati dentro il suo guscetto di noce, piccola come un seme di sesamo e grande come l'universo intero.
Che ci ha insegnato l'allegria della vita che si rinnova, con il suo spingere contro la pancia della mamma, per tenerci al corrente delle sue prime capriole.
Che ci insegna che qualunque cosa possa succedere, l'amore riempie il cuore senza riempirlo mai!

E oggi, che si prende il suo posto nel mondo, io sarò davanti a lei e a voi, fratello mio, lo scudo alzato
e la spada in pugno, ma mi resterà sempre nel cuore un braccio libero per abbracciarvi!
E... se non potremo certo impedirle di sbagliare, se non saremo lì ogni volta che si ferisce un ginocchio, che si arrampica su un albero e non sa scendere come la sua allegra Tatamadrina, che si spalanca il cuore, sono certa che tu e 'Nua sarete pronti con l'ago e filo in mano a rammendarle i bottoni saltati, a carezzarle il viso felice, a sostenerla fino a che, cuore del tuo (e vostro) cuore, prenderà la sua metà della vita, e la riempirà di altre meraviglie che ci racconterà, chissà, magari da un viaggio nello spazio!

Fino ad allora, è sempre oggi e qui. E qui, oggi, fratello e sorella miei, mi unisco alla vostra gioia, e brindo inebriando il cuore, a questa piccola goccia d'oceano che sta riempiendo il mare della nostra esistenza!
Benvenuta nel mondo ... Isabell8issim)a!

(firmato...la tua Tatamadrina, Lila con gli occhi blu)



venerdì, marzo 7

un sorriso da bambino

Li hai visti, i bambini quando sorridono?
sembra che sappiano qualcosa che non sai... Non dico ridere, ma sorridere. Anche se mi piace quel loro ridere a bocca aperta, senza fine, senza pensieri. Se ne vedono sempre meno, ma mi ricordano quelle volte che facevo l'aereo sulle braccia di mio papà, o rotolavo nel prato, o mi imbrattavo la faccia di more e correvo nei prati senza che niente potesse far pensare ad una fine (per così dire) logica, perché la logica, da bambini, è tutta personale e presente:
si immagina, da bambini, ma si immagina "ora", e tutto diventa vero.
Da bambini è tutto un "facciamo finta che eravamo...", il che delinea una storia passata, ma poi c'è solo il presente: "facciamo". E questo fa anche capire che da bambini si sa, la differenza tra immaginazione e presente, ma le due estremità si baciano, e tutto è, contemporaneamente.

Ecco, a volte si passano anni a cercare di ritrovare quel bambino, e taluni credono che infilarsi cose da adolescenti, farsi le codine, bamboleggiare con fare birichino sia tutto ciò che serve.
Invece non serve altro che ritrovare quel senso di sorpresa che deriva dal non aspettarsi le cose, dal non sapere ancora che babbo Natale non è che che quello zio travestito, o mamma e papà che mettono i doni sotto l'albero quando alla fine, dormi. Però immagini e sogni, e le immagini e i sogni si realizzano. 
Non dico ti dico niente di nuovo, ma di nuovo c'è che ho rivisto quegli occhi, ho rivisto quel sorriso apparire fra le rughette del viso e i capelli che oggi non hanno più tanti riflessi biondo-cenere, quanto piuttosto delle spume grigio-bianco, ma questo mi piace; "facciamo finta che mi era caduta la neve sui capelli e...".  E...
Va bene, sai. Apprezzo questa vecchiezza che racconta i ricordi senza volerli più, senza fermarsi a dire come era bello, perché è bello ora. Ora che "facciamo che", senza fare finta.

E che ne facciamo, ora? Ora che non ci sei, amico mio con cui abbiamo valicato i mari, e corso nei cieli, e ci sono io per tutti e due;  ora che infilo quella maglia solo perché il biplano mi rimette le ali, e mi sento un aviatore anche senza andare da nessuna parte,  "facciamo che avevamo già visto questo addio, e ci ritrovavamo..
E ci ritrovavamo?
Si, facciamo che era qui, facciamo così!
Perché ho rivisto quel sorriso mentre stavo accucciata di fronte ad una piccola principessa, mentre seria seria (te lo ho detto che ce ne sono pochi, di bambini che sorridono) giocava nel corridoio con un cavallo viola, spiegandomi che volava solo perché era un giocattolo, mentre per me volava davvero perché aveva le ali, come il mio biplano e la mia immaginazione. 
E l'immaginazione, quella si, che mi ridona il sorriso. Poiché adesso che gli anni si son fatti monili, il cuore resta monello e ride, a bocca aperta, vedendosi sorridere allo specchio, ben sapendo qualcosa che prima non sapeva. Che tutto ciò che immagini si realizza, ora, qui.
Perché è ora, e qui, che riconosci di averlo creato nei giochi: "facciamo finta che ero una maestra, un grande mago, un lanciatore di coltelli, un paracadutista, un guerriero, uno scrittore, un pirata...".
Tante di quelle vita, abbiamo vissuto tu ed io, e tante di quelle volte ci siamo incontrati. 
Ora, dunque, "facciamo che.." ma non facciamo più finta, perché questa al fine è la differenza fra gli adulti e i bambini: gli adulti non fanno più finta. Fanno.
Eppure questo non vuol dire smarrire i sogni, smettere di immaginare (che ci fa vedere le vie di uscita, le soluzioni, le vie in partenza). Non fare più finta significa che si è consapevoli che quello che si immagina è reale, in questo magnifico gioco che è la vita, quindi si possono formare le cose in modo consapevole: proprio come si scrive, purché non ci si perda negli "automaticamente".
Non fare più finta significa che, ben sapendo che tutto è nell'immaginazione, la storia e la meta si scrivono con quel "facciamo", e non con quello "che eravamo".

Ecco... Facciamo che sorrido allo specchio, e d'ora in poi, invece del sorriso che ora si vede, cerco quel che l'Alighieri dice essere il "molto ... da vedere che tu non vedi". Quello che è dietro agli occhi, dove ti riconosco ogni giorno, qualunque colore hai "fatto finta" che abbiano.



venerdì, gennaio 18

un certo a - dio...

"Che partenza sarebbe, altrimenti?"

Mi sei mancato ancora, ieri,
perché "Io" non posso trovarti
che in quell’angolo di cassetto,
dove è nascosto il profumo di te.
Manchi ancora in alcuni respiri
quando tento, mentre voglio fare a pezzi
tutta la rabbia di questo a(d)Dio;
ma sei andato, e non è il tempo
per salire fin dove ci confondiamo,
e non è il tempo di scendere
perché non posso confondermi
senza perdere quest'anima una,
di cui eri il pezzo mancante, e mancando
e mancandomi, s'é resa io e te, intera.

E arresa al momento giusto di separarsi,
sono qui, sol una, internamente;
divelta all'interno da radici secche
e dilaniata dall'espendermi per percepirti:
eri una stanza segreta, e ora sei
un infinito spazio, quando cercandoti
ti trovo in brandelli di ciascuna cosa
e ti rimetto insieme amando questa dilatazione.
Così manchi alla nostalgia piccola
che ti vedeva andare come l'anima vagabonda,
che si fregiava di frammenti condivisi fragili,
di borse non troppo piene e non ancora vuote,
in cui piegare la mappa delle solitudini,
e appuntare la direzione dei miei viaggi.

Ma ora c'è la strada dietro di me,
che è il luogo dei ricordi
che ci hanno tenuti insieme;
e c'è la strada innanzi a me,
e sono solo una, come un cerchio
che gira, si chiude, e si quadra e gira,
ed è il luogo dove, se non siamo uno
siamo più di due: tu il mio cuore nei cieli,
e io, il mio cuore sulla terra.

Che solitudine sarebbe altrimenti?

Certo, manchi agli occhi e alle mani
mentre accosto le finestre perché lo zefiro
del nostro tempo, ormai tramontana,
cerca di entrare; lo tengo a bada,
incespicando per un attimo senza respiro,
prima di spalancare la porta al nuovo giorno.
Inspiro me, ed espiro te. E respiro ancora.

La tramontana che cambia il cielo
non disegna il tuo corpo in nessun orizzonte.
ma ho caldo in questo cuore spaccato
(tu il mio cuore nei cieli
io la tua gloria sulla terra),
che si raccatta nel suo setto interno
e mi fa tutta intera con il suo solo colpo.
un battito asincrono perché assente
il suono doppio e la traccia dei tuoi passi.
Che partenza sarebbe, altrimenti?


lunedì, dicembre 24

Carissimi amici,
questa mattina mi sono svegliata con una profonda gioia dentro, qualcosa che è salito ed esploso come quella volta che m'è suonato dentro, senza cercarlo, un tuono che mi ha riscossa (WaHeGuRu) e m'ha portata oltre tutto quanto è successo, e allo stesso tempo ha impresso un segno indelebile sulla mia pelle di dentro, quella ancora liscia e infantile, non incrinata dal vento e dai tempi della vita. Una prima ruga, c'è anche lì, ora.
 Cerco nella memoria le cose, e ripeto parole e suoni, gesti che si sono scelti di fare, fughe precipitose eppur coscienti, prove e compimenti di desideri;  e poi, arrivata allo scorso capodanno, rammento delle mille volte che ho sentito dire: "non vedo l'ora che sia finito questo anno". Ecco, chi può dire con fermezza questo, forse non ha mai affrontato quei tre minuti di esercizio di cui amo sempre parlare. Quelli in cui quando arrivi alla perfezione, e staresti (qui) per sempre, il tempo è finito. Quelli che, probabilmente, ci vogliono per un ultimo volo a terra da quattromila metri senza paracadute
"Sprechiamo giorni, mesi, anni, e alla fine ci accorgiamo che mancano solo trenta secondi". Così J.Beauregard in "il mio nome è nessuno".  Così io, oggi.
Oggi che cado da quota duemiladodici... e in un lungo flashback rivedo tutti questi giorni, mentre tento allo stesso tempo di restare attenta a questa sensazione di volo a rovescio... come se precipitare mi portasse sempre più su. E guarda un po' che strano... nonostante provi a rammentare tutto, solo le cose veramente belle, pure, gioiose, mi si mettono dinanzi e danzano quest'ultimo giro, prolungando il tempo fino alla perfetta coincidenza tra quello che è stato, ciò che sarà.. e ora.
Qui c'è il viaggio nella morte a Trieste, c'è l'esperienza opposta dei bambini e della piccola Lu' fra le mie braccia, ci sono gli abbracci con i miei, mio fratello che si sposa, l'amico che ho perso non so  ancora come in incomprensioni e silenzi, lunghe corse sulle spiagge di Ilio e tramonti di sole, e neve sulle colline e sui capelli, e risa, e baci, e "il viaggio Nino", come lo chiama lui, ancora, mentre sfoglio le pagine. Come lo chiama lui ancora, l'amico che ho trovato non so più quando in una comprensione inspiegabile, perché il tempo in questo volo, come allora, sembra non finire mai.


C'è il viaggio in nuova Zelanda compiuto solo sul web, concluso con la morte del Falco e il mio nuovo volo d'aquila, e le mille coincidenze che fanno di questo anno la manifestazione evidente di quanto tutto alla fine sia "giusto e perfetto". Ci sono altri passi compiuti, ostacoli scavalcati, cadute, infinite piccole morti a questa vita. Non posso e non riesco a spiegarne meglio, perché è una sensazione da "ultimi trenta secondi". E' il momento in cui le cose non si parlano più, ma semplicemente sono, e tatuano l'esistenza successiva: qualunque sia il destino che attende.


E in questo implodere che mi riporta fuori dolente, stupefatta, curiosa, infantile, inesatta... perfetta... scopro e vi dono l'immensa gratitudine che dilata fino a sconfinare e confondere fuori e dentro, tutto il mio essere ora.
L'immensa gratitudine... per ogni respiro che avete condiviso con me, per ciascun abbraccio, commento, silenzio, dolore, separazione, legame, libertà; per ciascuna mano sulla spalla, prestito d'ala,  sguardo sull'orizzonte, occhi aperti su di sé; per ciascun fremito, carezza, pugno, strappo, premio. Per ciascun istante, di questa vita che ha, nel suo essere alla fine solo "ora", tutta l'eternità che vogliamo.

A tutti, per tutto questo, grazie di cuore.
Di tutto cuore auguri, tutti gli auguri che posso.
E se posso, vorrei ridarvi tutto l'amore che ho avuto,
e se non l'ho compreso tutto, che sia tutto vostro
quello che non ho saputo vedere.

martedì, ottobre 9

Non ti ricordo, quando non ci sei.


Ho smarrito il rumore di scoppio
del tuo ridere fuori dalle cose,
del fruscio della luce che cresce
parlandomi dietro ai tuoi occhi.
Il colore che ascolto mutare
tra il dorso e il palmo,
mentre trattieni dentro i gesti.

Non ricordo che questo,
e ti cerco silenziosa attorno al cuore,
negli spazi colmati d'altri occhi e mani;
delusa a volte tra un battito e l'altro,
quando si trattiene come un respiro mancato,
ingannato anch'esso da parvenze d'aria.

Mi ferisco per scusarmi le lacrime
che m'irrigano la solitudine e colmano
quest'assenza dilatata; cui mancano
perle di riso, e sussurri tra gli occhi.
Il cangiare delle nubi nel cielo,
non da l'emozione delle mani che ondeggiano.

E senza ricordo, sono solo “io”
quando “tu” non ci sei.

lunedì, luglio 30

Ho tirato fuori la mia vecchia bicicletta..

"...quella d'altri tempi col manubrio da corsa..." così cantava la canzone. E anche se BiciBlu non ha più il manubrio da corsa, è d'altri tempi ed ha strati di colori degni di una vecchia donna che si sia rifatta il trucco ancora una volta; non per ingannare né se stessa né gli altri, ma solo per procedere  eretta, nonostante la sua un po' claudicante eleganza, sulla Via, come si conviene ad una signora... piena d'esperienza.


E BiciBlu ricorda, e si racconta storie di amicizie andate via dopo la prima curva, di altre perse sulla discesa di una primavera che ha fatto sbocciare progetti diversi; di quelle assopite sotto i pini o sulle labbra di amori che, a buon diritto ma con nessuna creanza, ci sottraggono le persone che abbiamo conosciuto. O forse ci mostrano come sono. Perché le persone, si nascondano bene o male, alla fine le trovi sempre.

BiciBlu ricorda, con gli occhi stretti nel sole, e un po' appannati dalla vecchiaia o dalle lacrime, gli amici che l'hanno portata al mare con la schiena rotta; che sono poi quelli amati per loro stessi e odiati per la loro staticità in se stessi, per tutti quei "vorrei fare e vorrei cambiare" seguiti solo dalla solita birretta e da un fiume di immaginazioni non conseguite. Amati e odiati, epperò sempre lì, che lei pedala pedala e torna a fare la sua parte,metà via e metà qui, come la sua birra mischiata alla gazzosa perché il tempo delle sbronze non è più qui anche se i varchi sono sempre aperti. Loro restano seduti al tavolo, forse perché, come dei veri amici, aspettano.  E lei che ama un brindisi e una risata, quando torna affamata e sudata dai suoi voli, si infila in quell'accettarsi così come si è: chi cambia cambia, chi non cambia lo vedi comunque diversamente dopo che hai corso nel sole, e con un affetto allargato dalla gioia del movimento. Perché l'amore, se è amore, non invecchia: cresce.

BiciBlu ricorda. Ricorda a se stessa di essere anche come quelli che ha chiamato amici, che chiama amici ora e domani poi chissà, che chiamerà amici sbagliandosi... e che, sapendolo o no la feriscono. Se lo ricorda quando la catena salta fuori perché i fili, a volte, si allentano; quando rigonfia ogni chilometro la ruota bucata; quando è finita l'acqua, ha dimenticato il lucchetto, ha perso il ninnolo gettato a caso nel cestino. Perché a volte siamo solo un po' distratti e le piccole disattenzioni degli altri sono lo stesso tributo che noi facciamo pagare ad altri ancora.


Rimettendo la catena a posto, BiciBlu scopre che tutto fila in modo giusto e perfetto, come la strada per casa, che buca dopo buca, semaforo dopo semaforo, albero e nuvola e vento e calore che ti funestino o ti appoggino, alla fine arriva.

Alla fine arriva. Si toglie il trucco, si sciacqua la faccia, e controlla che sotto il grasso e la polvere ci siano sempre quegli occhi di identico colore, che non si accontentano di guardare ma vedono... che a volte amarsi è lasciarsi andare via.
Le borse perse altrove assieme alle circostanze, e il cuore aperto. Che dopo tutto, l'amore di ciascun amore e di ciascuna amicizia, è l'amore di un Amore che non ti lascia mai.
E nemmeno occhi vecchi come i suoi sono ingannati dai suoi travestimenti.





lunedì, aprile 16

Se mi ami non piangere - Sant’Agostino


Se mi ami non piangere!
Se tu conoscessi il mistero immenso del cielo dove ora vivo,
se tu potessi vedere e sentire quello che io vedo e sento
in questi orizzonti senza fine,
e in questa luce che tutto investe e penetra,
tu non piangeresti se mi ami.
Qui si è ormai assorbiti dall’incanto di Dio,
dalle sue espressioni di infinità bontà e dai riflessi della sua sconfinata bellezza.
Le cose di un tempo sono così piccole e fuggevoli
al confronto. Mi è rimasto l’affetto per te:
una tenerezza che non ho mai conosciuto.
Sono felice di averti incontrato nel tempo,
anche se tutto era allora così fugace e limitato.
Ora l’amore che mi stringe profondamente a te,
è gioia pura e senza tramonto.
Mentre io vivo nella serena ed esaltante attesa del tuo arrivo tra noi,
tu pensami così!
Nelle tue battaglie,
nei tuoi momenti di sconforto e di solitudine,
pensa a questa meravigliosa casa,
dove non esiste la morte, dove ci disseteremo insieme,
nel trasporto più intenso alla fonte inesauribile dell’amore e della felicità.
Non piangere più, se veramente mi ami!
Sant’Agostino

E poi, vi racconterò..

sabato, marzo 17

Le piccole cose (punto di transito)

Inizia senza che te ne accorga, il cambiamento. Come la primavera, che un giorno passi su un prato imbiancato di neve; un giorno passi, e le pratoline hanno invaso l'erba macchiando il verde d'un altro candore. Quello del cuore che si dispone ad aprirsi. Ed erompe, lasciando scivolare le emozioni, le sensazioni, le piccole cose che credeva personali, invece esse muoiono di voglia d'essere condivise. Muoiono, non condivise.


Mi affretto a percorrere tutti i vicoli e i viali, quelli di dentro e quelli fuori, cercando di stanare le affettuosità recondite, tutto l'amore creduto smarrito che s'è incastrato nei gesti lasciati in attesa, e cerco il modo di riprenderli. Che a volte, sembra che si aspetti un eroe, o sempre quei benedetti fuochi artificiali e grandi imprese da narrare davanti al fuoco caldo di un uditorio e di un camino; invece sono quelle piccole, le piccole cose appunto, che scaldano l'anima.

Un uomo, dopo una conversazione al semaforo sui manicotti da moto, ti regala dei parabrezza per le mani; una bambina ti invita a pranzo, perché hai le mani calde e non importa, se alla fine ne' tu ne' lei riuscirete a digerire; una cartolina colorata, una carezza fra le righe, una cena di risa e sussurri, o un cuore scucito che riprende a battere, a battersi per riempire di vita le anestesie che lo hanno reso stanco.
Le piccole cose, appunto.

Un silenzio prolungato dopo un giorno di parole, le parole che volevi sentire, il sentire che prima o poi, l'amore che ti sta dentro in qualche modo, verso qualcuno va. E va così, che se lasci che scivoli fuori, e sei disposto a perderlo tutto fino all'ultima possibile solitudine, fino a che tutte le voci che hai dentro per chiedere si placano e ti senti muto e cosparso di silenzio, come vuoto....quello strano burlone che qualcuno chiama dio, inizia a sussurrare. Non ha mai smesso a dire il vero, ma forse, inizi ad ascoltare.

E ti sussurra delle cose che hai chiesto, quando neppure lo ricordi più; ma un giorno sono lì. Perché parlando, si crea. C'è la tua prima moto, il primo moto, il moto dopo la caduta, la caduta che ti salva la vita, la vita. Tutta intera.
Un dono a sorpresa, la sorpresa di donare.
La vita. Tutta intera.
Un dono che non si misura.

Un dono che va restituito; amando dalle piccole cose, vivendo ogni giorno, ogni momento, come se fosse il primo e l'ultimo, ma senza farlo bastare mai. Perché amare non è mai abbastanza, e ti lascia pericolosamente senza difese.  A questo punto non serve più avere un eroe. ma sei eroico;  non vuoi più nulla, 'ché sai che hai e avrai sempre tutto, tutto ciò di cui ora hai bisogno, il che è la massima ricchezza di un uomo.
Basta stare, ed ascoltare. Essere senza suono; e qui, come un rombo che smuove dal profondo della terra, hai i fuochi artificiali e l'adrenalina immersa nel tumulto del sangue. Hai la grande impresa, la più grande di tutte: sei vivo.


domenica, gennaio 1

Memento

Non posso fare a meno di farvi tantissimi auguri!   affettuosi, luminosi e sinceri
che non vi manchi mai la capacità di rimanere fermi, mentre passa la bufera...  'chè qualche volta arriva, si sa, ma come la gioia anche il dolore passa. Per vivere fino in fondo questi nuovi anni, a partire da oggi, vi auguro che non vi manchi mai l'attenzione ad ogni istante, che rende possibile riconoscere la felicità e  l'emozione di ciascun momento, di cui riempirsi e poi, come un espiro, lasciarla andare oltre.
Che non vi manchi mai la pazienza di aspettare, il coraggio di recidere, di cadere, di rialzarsi in volo.
Che non vi manchi mai l'amore, da dare a piene mani, sulle labbra, dentro il cuore.
Che non vi manchino mai le parole... a dire il vero le "mie" latitano; adesso mi scappano spesso sul tenue filo del telefono, si confondono in un respiro e nel tentativo di estrarre dal cilindro qualcosa di sufficiente ad esprimere i sentimenti che invece se ne stanno, irridenti, là in bella vista tra i gesti e gli sguardi.
Si, la mia vita fatica un po' a capire che questa non è una relazione a distanza, ma nell'assenza relativa di spazio fra me e Lui', forse è giusto che impariamo prima a starci lontano, perchè nel cuore, temo, ci siamo già confusi.
E vi auguro che, come accade in alcuni momenti della vita, possiate aggiungere una stanza nel cuore, oltre a quelle dei già amati... tra quei cari mamma e papà, quei cari fratello mio, o sorelle svizzere o meno.. tra quei cari nonninacara e tutti voi che amo... vi auguro di ricordare, come m'è accaduto, che c'è sempre un posto in più da cedere, e un alro posto dove abitare.

Lo spazio è infinito... poichè esso è il vuoto, la parte predominante della natura.


Ovviamente tranne che nei bagagli a mano.  :D
Ricordatevi di controllare i limiti di peso ( potete tranquillamente sacrificarvi e mangiare quel chiletto di cioccolato, invece di portarlo ai nipotini :) ) e poi ecco un piccolo memento su cosa NON mettere in valigia:

8.9.2 Il trasporto di ceneri umane è consentito come bagaglio a mano, e può essere trasportato in aggiunta al vostro singolo di bagaglio a mano a condizione che sia acompagnato da copia del certificato di morte e di cremazione. Dovete accertarvi che tali ceneri siano ben imballate in un contenitore adatto con un coperchio a vite e provvisto di protezioni contro le rotture.
8.10 OGGETTI PROIBITI


Ai passeggeri non è permesso trasportare i seguenti oggetti nella zona di sicurezza limitata e nella cabina dell’aeromobile:






8.10.1.1 Fucili, armi da fuoco e ordigni, qualunque oggetto suscettibile o appaia suscettibile di far esplodere un proiettile o causare danno, incluse tutte le armi da fuoco (pistole, revolver, fucili, fucili a pallini, etc). Riproduzioni e imitazioni di armi da fuoco, parti che compongono armi da fuoco (esclusi mirini e dispositivi di visione telescopici), pistole ad aria compressa, fucili e pistole a pallini. Pistole di segnalazione, pistole da partenza, armi giocattolo di ogni tipo, pistole ad aria compressa e a salve come pistole, fucili a pallini, carabine, spruzzatori a cuscinetti a sfere, pistole sparachiodi e sparaviti industriali, balestre, catapulte ,fucili e arpioni subacquei, pistole da macellazione, scacciacani e storditori, ad es. pungoli per il bestiame, armi a conducibilità di energia balistica (laser), accendini a forma di arma da fuoco.






Armi da taglio e oggetti taglienti e affilati; oggetti appuntiti, dotati di lame o bordi taglienti capaci di infliggere ferite, quali asce e accette, frecce e freccette, ramponi e attrezzature da roccia (rampini da arrampicata, uncini in ferro o piastre con chiodi da ghiaccio), arpioni e frecce, asce e punteruoli da ghiaccio, pattini da ghiaccio, coltelli a serramanico o a lama fissa di qualunque lunghezza (compresi quelli cerimoniali o da caccia) di metallo o di qualsiasi materiale abbastanza robusto da essere utilizzato come arma, coltelli da carne, machete, rasoi e lamette aperti (ad eccezione di rasoi di sicurezza o usa e getta la cui lama è protetta da un contenitore), sciabole, spade e spadini, scalpelli, forbici di qualunque dimensione, bastoni da sci o da escursione, stelle da ninja, tutti gli utensili che possono essere usati come armi da punta o da taglio (ad esempio trapani e punte da trapano, coltellini a lama intercambiabile, coltelli utensili, tutti i tipi di seghe, cacciaviti, piedi di porco, martelli, pinze, serradadi e chiavi fisse, saldatori).






8.10.1.3 Oggetti contundenti: tutti gli oggetti contundenti capaci di causare lesioni, quali racchette da tennis, mazze da baseball e softball e mazze o bastoni rigidi o flessibili, come manganelli da poliziotto, sfollagente (manganelli in piombo ricoperto di cuoio con asta flessibile), mazze ferrate, manganelli, mazze da cricket e da golf, bastoni da hockey e hockey irlandese, bastoni da lacrosse, pagaie per kayak e canoe, skateboard, stecche da biliardo e da snooker, bastoni da polo, canne da pesca, attrezzature per arti marziali, come tirapugni, bastoni, randelli, cinghie, num-chuck, kubaton, kubasaunt.






8.10.1.4 Sostanze esplosive ed infiammabili; tutte le sostanze esplosive o altamente combustibili che costituiscono un pericolo per l'incolumità dei passeggeri e dell'equipaggio o per la sicurezza dell'aereo e del suo contenuto, quali cartucce, detonatori, dispositivi di accensione e micce, polveri detonanti ed esplosivi, rirpduzioni o imitazioni di polveri detonanti ed esplosivi, mine e altro materiale militare esplosivo, granate di qualsiasi tipo. Gas e bombole di gas, ad esempio butano, propano, acetilene, ossigeno – in grandi quantità, fuochi d'artificio, razzi di segnalazione in tutte le forme (compresi petardi e miccette per pistole giocattolo), fiammiferi, granate o cartucce fumogene, combustibile liquido infiammabile come benzina, olio diesel, combustibile per accendini, alcool, etanolo, bombolette di vernice spray, trementina e diluente per vernici, bevande alcoliche con una percentuale di alcool superiore al 70% (prova 140%).






8.10.1.5 Sostanze chimiche e tossiche: tutte le sostanze chimiche o tossiche che costituiscono un pericolo per l'incolumità dei passeggeri e dell'equipaggio o per la sicurezza dell'aereo e del suo contenuto, quali: acidi e alcali (ad esempio batterie umide che possono perdere liquido), sostanze corrosive o sbiancanti (ad esempio mercurio e cloro), sostanze di difesa in bombolette spray (ad esempio aerosol lacrimogeno, spray al peperoncino, gas lacrimogeno); materiale radioattivo (ad esempio isotopi medici o commerciali), sostanze velenose, materiale contagioso o biologicamente pericoloso (ad esempio sangue infetto, batteri e virus), materiale passibile di autocombustione, estintori (ad eccezione di quelli previsti dalle norme antincendio e in dotazione dell'aereo).






8.10.1.6 Il trasporto di liquidi, aerosol e gel nella zona riservata di sicurezza di un aeroporto e a bordo dell’aeromobile viene controllato in conformità agli attuali Requisiti di Sicurezza EU.






8.10.2 I seguenti oggetti non possono essere trasportati nel Bagaglio Registrato: dinamite, polvere nera, esplosivi, compresi detonatori, micce, munizioni, granate, mine e esplosvi al plastico, Riproduzioni, imitazioni di armi da fuoco, e armi giocattolo di ogni tipo. ; gas come propano, butano; liquidi infiammabili quale benzina e metanolo, sostanze solide infiammabili e reagenti, quale magnesio, materiale per accensione fuochi, fuochi di artificio, raggi di segnalazione e altri giochi pirotecnici; ossidanti e perossidi organici, compresi decoloranti, attrezzature per riparare automobili; sostanze tossiche o infettive, come veleno per topi e sangue infetto, materiale radioattivo come isotopi medicinali o commerciali; sostanze corrosive, come mercurio e batterie per automobili, parti di impianti di combustione per veicoli che contengono o hanno contenuto combustibile.






8.10.3 Tutti gli oggetti taglienti contenuti nel Bagaglio Registrato devono essere imballati con cura per prevenire lesioni accidentali degli addetti ai controlli e alla movimentazione.

mercoledì, dicembre 21

"per ora"

Ti ho incontrato molte volte,
mi verrebbe da risponderti quando affermi che sembra siamo insieme da sempre. Mi sorprendo infatti a ritrovare in alcuni tuoi gesti, le emozioni e le movenze, i segreti e le illusioni di tutti quelli, che prima di te mi sono stati a fianco. In un modo o nell'altro, sai! non parliamo solo di amanti, ma sempre di amati; è come se li incontrassi a distanza di anni, o di chilometri, solo con la maturità che tu pari aver acquisito, poiché non riesco a sperare che sia la mia.
Mi pare, certo, d'aver cambiato punto di vista, su certe cose. Mi pare che aver percorso tutto il dolore possibile, nei mesi passati, in lunghe ore in cui ho scavato e denudato ogni ricordo che sono riuscita a trovare, abbia lasciato la mia superficie più liscia, nonostante da sotto affiorino ancora ben note asperità.
La magrezza del corpo è magrezza d'anima, almeno un po' di più d'un tempo, quel tempo in cui avresti voluto incontrarmi.

Non ti sarei piaciuta, dieci anni fa. 
Tutta questa vita doveva passare, perchè fossimo pronti a riconoscerci. E questo a prescindere da quello che sarà di noi, 'ché tanto è l'ora, che conta e non da resti; non da ricordi a cui attaccarsi, perché ho imparato che quanto eravamo felici ha la stessa valenza di quanto ho sofferto. Ieri non sono più.
Se so quel che è accaduto, l'emozione di allora è solo polvere e sudore che ho già asciugato. Così sarà di oggi, di ora, se non ora che invece siamo presenti in quest'incontro.

Ti ho incontrato molte volte, dicevo.
Nella storia simile di te e di lui, figli di insegnanti e ingegneri forse per vocazione zodiacale.
Nell'amore per i lanci col paracadute, che però non sopporta i voli pindarici. Io sono intensità d'aria, tu acqua e terra, e mi va bene così, perchè vorrei un posto dove tornare. E un posto dove portarti.
Nella ricerca di una carezza che allora non ti sapevo dare, perchè non sapevo di averla. Così è rimasta fra le mie dita fino adesso.
Nella serietà con cui ti prendi cura di me, come hai fatto sempre con altri volti e un solo voto, quello d'accendermi l'amore. L'Amore, anzi.
'Ché intanto che aspettavo di trovarti così, tutto assieme, ti ho visto sparso attorno, ed ho imparato a prendere da ciascuno, e a dare ogni volta quel ch'era necessario per avvicinarci.
Non ti sarei piaciuta dieci anni fa.  Come non ti sono piaciuta quando ci siamo trovati vicinissimi, l'ultima volta; solo che avevi quindici anni in meno e qualche chilo in più, e se uno ti mostrasse le foto che ti ho fatto, non ti riconosceresti. Potresti perfino dire che non sei tu, ma uno con un altro nome, eppure siete nati insieme, lo stesso giorno, per quindici anni. Quelli che ho dovuto aspettare per incontrarti.

"Dove sei stata tutto questo tempo?"
E tu? Perchè Lila lo sa, ha appreso mentre giocava con lo specchio: c'eravamo ora ma non sempre qui; oppure eravamo qui, ma non sempre ora.
Solo ora, finchè la linea dell'immmagine e del riflesso coincidono, possiamo essere qui.

giovedì, maggio 5

Giochi





Sempre divisa, lacerata, in pezzi
vittima del mio cerusico preciso
quel razionale che m’estirpa sempre
recide, spezza, le emozioni imberbi.

E lor, gramigna, erbaccia, svelte
tentan riprendersi un qualunque spazio
si fanno avanti risfociando, esperte,
laddove san più scarsa la difesa,
nelle rabbie incomprensibili alla mente
che soggiogata crepa, pe’ un istante!

Poi si rinvien, dall’incubo impietoso,
prova, s’arrangia a risanare tutto,
s’invelenisce contro le ribelli
che del suo regno minano la sorte.

Ma il ricader sì spesso nell’errore
le insinua il dubbio, saggio consigliere,
che possa sorger forse un’alleanza
da questa guerra, in stallo permanente.

Si fa più lieve la tensione eterna,
pare veder infine in lontananza
un lume tenue che risponde al nome
d’Amore, il fiore nato dall’unione.

mercoledì, aprile 27

un messaggio d'amore

Oggi, in India, si terranno i funerali di Sathya Sai Baba.

C'è stato un periodo nella mia vita, quando ho frequentato un gruppo di Suoi fedeli, ma io stessa non posso definirmi tale, in quanto già da un po' non mi riesce di personalizzare l'adorazione; eppure la sua morte per un poco mi ha turbata. E come di fronte alle peggiori notizie di cronaca, mi è venuta la curiosità d'ogni notizia; ne è stato detto di tutto, che era un imbroglione, che era un santo, che era Dio.
Quello che è certo, come per un certo Avatar della tradizione cattolica, un tale Gesù, è che ha raccolto folle, in questo caso addirittura oceaniche, e che, imbroglione o meno, quello che insegna suona bello. E nella fisica si dci che una teoria, quando sia elegante, quindi bella, è anche vera.
E poi Dio, se permettete è il più grande imbroglione di tutti: ri-vela costantemente il segreto di Sè, come se fosse il trucco d'un prestigiatore!

Così, oggi ancora, il pensiero corre ad una delle sue manifestazioni; un essere (uomo o Dio, o UomoDivino) che ha cercato di trasmettere e tradurre per l'uomo di ogni giorno, l'amore infinito che dovrebbe colmare i nostri cuori, perchè è solo attraverso di esso che si può raggiungere la comprensione.
"L'amor che move il sole e l'altre stelle" ci conduce a superare quello spazio, incomprensibile alla mente, di cui parla Zenone nel suo paradosso, e che rimane invalicabile fino a che ci crediamo isolati in un bozzolo, e non parti integranti, integre e connesse, dell'armonia universale.
In questo spazio, dove Io (personalità) sono, non sono ancora riuscita a trovare Il compagno della mia vita. Ma in Quello spazio fra me e te, che talvolta si valica, mi rendo conto che ogni giorno la rete che ci avvolge allarga i suoi buchi. E nella minima percezione di qualche istante sparso nella mia vita, cerco di tenere viva la consapevolezza che ci sia qualcosa di più grande di noi... che non è altro da noi.
Con questo pensiero nel cuore, viva come mai, oggi vi abbraccio.


Tutti dovrebbero avere la certezza totale di essere l’Atma, l’Incarnazione del Sé Divino. Bisogna essere consapevoli del fatto che l’Atma non può essere tagliato in due dalla spada, che il fuoco non può bruciarLo, che l’acqua non può bagnarLo e che il vento non può disseccarLo. L’Atma non ha confini, il Suo centro è nel corpo ma la circonferenza è illimitata; “morte” significa che l’Atma si è spostato da un corpo a un altro. Questa è la certezza sicura che dovete avere in mente. L’Atma non è soggetto alle limitazioni o alle leggi del mondo, è libero proprio per Sua natura, è illimitato, è purezza, santità, pienezza.
Sai Baba

venerdì, aprile 8

FORSE NON VI PIACERA'...

L'avevo scritto, un post. Appuntato in agenda, almeno; un po' polemico, un poco spaventato, cominciava pressapoco così: " li guardo crescere, e non sono i miei figli. Non crescono in statura,  in età, quello si, ma capita a tutti; però crescono di numero e il canale del parto non è il collo di un utero, ma quello di Sicilia, dove qualcuno resta ad ammirarele stelle marine e i pesci dei fondali, quando le cose vanno male. Capita, anche in tempi moderni. Ma non sono i miei figli; non sono i figli di questa patria un po' assurda e benedetta dal sole e dai panni stesi nei vicoli, e nemmeno lavati in famiglia.
Non li vorrei come figli, almeno non quelli che sputano nei piatti tesi, e vabbene che le condizioni igeniche non sono da grand'hotel, ma mi sa che non stavi meglio a casa tua, o qui non ci venivi. Mia madre m'ha insegnato a non dire che schifo, e... sono vegetariana, ma se sono ospite di qualcuno che non lo sa, mangio anche la carne; perchè m'hanno insegnato che se ti viene offerto qualcosa chi non accetta non merita. E poi quello c'è, se hai fame mangi. La protesta sta meglio a quelli che ti stanno dando comunque quello che gli avanza negli armadi,o in dispensa, per fare spazio dentro casa mentre non ne hanno fuori per passeggiare perchè continui ad arrivare nella loro terra, anche buttato in spiaggia ( o lasciato a mare) da tutti quelli che non ti accettano. Maltesi, francesi, spagnoli ti ributtano a mare. E tu non sei mio figlio, e ti do da mangiare e tu mi bruci le parrocchie (e questo, scusa, mi fa incazzare anche se i preti non li sopporto) e sputi nel piatto.
Questo non mi piace. Questo mi fa uscire la parte brutta del razzismo, quella che ha paura di te, non quella che mi fermo a farlo passare, perchè è di colore (diverso dal mio)  e se non mi fermo io lo mettono sotto. Quello è razzismo (così come cercare di investire gli agenti dell'assicurazione ;-) ), ma almeno è un razzismo utile.
Rispetto e sostengo il desiderio di libertà, ma non pretendere che ti lasci senza lavoro e randagio, senza sapere chi sei. Perchè a me, italiana, se mi prendono senza soldi e documenti rischia pure che mi arrestano per vagabondaggio. A me, italiana e con i documenti, quando sono stata immigrata regolare all'estero, la prima frase in inglese stentato che mi rivolse un collega dopo sei mesi fu: ma tu in Iialia non lo trovavi un lavoro?
 Era un'altra situazione, lo so. Ma il razzismo, il rifiuto, l'ho sentito, e so che ti fa star male; anche se era l'immigrazione dei ricchi la mia,. senza guerra, senza povertà alle spalle. Senza galera, fammelo dire.

Lila non si barrica dietro un falso buonismo, e accetta senza remore chi viene a lavorare, chi resta a ricostruire casa propria dopo uno tsunali (ce lo vedi il giapponese che emigra senza documenti?), chi fugge con la speranza di tornare a casa. Mi fermerò pre te, non per l'avvocato in giacchetta e valigetta..."
Questo avevo scritto. E non finiva, perchè è una storia che non ha conclusione. Che rimane sospesa coi puntini sulle banchine di qualunque paese... o quasi.

...O FORSE SI?

Questo avevo scritto.
Poi stamattina è successo un miracolo. Una donna, non è prorpio una mia paziente, non ancora, abbiamo fatto solo una seduta e l'ho "ereditata" da cinque trattamenti fatti col mio collega con la voce a sussuro, che per trovare il fiato alle parole ha preso tre mesi di aspettativa,
  Ebbene, m'entra in stanza dicendo sa ho un piccolo problema, sono incinta.
Problema?


Lo sa da ieri, e ne parliamo tutto il tempo,perchè Lila ha sempre bisogno d'esperienza... e alla fine, io che non ho figli, e che voi non siete i miei figli e, al massimo,  ho sublimato con i miei allievi tempo fa una maternità che non mi è ancora concessa... alla fine la sento, quella gioia infinita d'essere più d'uno.
Di percepire la VITA che ti scoppia dentro, e che di qualunque razza o paese siamo ti trasporta in uno stato d'estasi. Mi sono commossa, e qualunque parola sarebbe troppo poco, per spiegare come si può sentire qualcosa che non si ha, come fosse proprio. Come sento la tua cicatrice, la tua guerra, la tua fame, il tuo dolore... così il tuo amore. E per una manciata di secondi, io non sono più io, ma io e te.
Di tutte le parole che ho detto, l'unica che mi resta è una parola che non ha lettere.
Che mi commuove e mi rattrista, mi allarga, vi comprende, si scaglia in alto in basso a destra a sinistra avanti dietro, perdendomi i confini in un suono muto e mi riempie fino all'inverosimile.
Poi scompare totalmente.

E poi ho pianto.


sabato, febbraio 5

Almeno una volta nella vita... (messaggio in una bottiglia)

(continua dai post precedenti)
13- stendere su un filo un sogno chiuso in un cassetto
13- lasciar volare via qualcosa a cui si tiene
14- sedersi a mettere in ordine quello che resta
15- restare sorpresi della felicità d'aver ancora spazio per (fare) qualcosa.


Da adolescente pensavo di voler fare grandi cose.
Pensavo che avrei scritto poesie, poi magari un libro; un giorno avrei comprato LA macchina (quella che scegli, e ti sembra vada bene per sempre), avrei arredato la mia casa, guidato una moto nera... Volevo essere una giornalista della televisione,  scrivere articoli, insegnare, viaggiare.
Non credo d'aver mai voluto seriamente essere ricca, o credo che avrei fatto anche quello. I soldi non sono interessanti, se non nella misura del "quanto basta", e spero che mi bastino sempre.
In tutto questo volere e fare, con calma, al tempo, le cose si compiono, ma ho forse tralasciato un piccolo particolare; è avvenuto lo stesso, in modo parossistico, con le caratteristiche esplosive del vulcano, che prima o poi ti romba sotto ai piedi e tracima fiumi di rosso calore. Quanto più sta zitto a lungo, tanto più selvaggio esplode .Ho dimenticato, e sembra sfuggirmi ancora, l'amore.
L'amore, alla fine, resta.
In ordine, sul filo, nei cassetti, nel vento..., è l'unica cosa che riempie tutto. Anche l'assenza.

Amare è l'unica cosa che resta mi sempre da fare.
La nota che non si cancella dall'agenda.
L'amore è l'unica cosa, che resta sempre da dare.
Anche quando sei a mani vuote.

venerdì, dicembre 31

Solstizio d’Inverno - BUON ANNO NUOVO!

(Osserva)

Festeggia il Sole, oggi, infante invitto:
nasce nel ventre nero dell’Inverno,
e a cuore impavido e col corpo fermo
d’Argo il timon, in rotta, mena dritto.
Siano tempeste in Primavera, o quiete estiva,
venti d’Autunno, o marea attesa a riva,

gli occhi perseguano la meta ambita
e alla trasmutazion, presto, pervieni;
ma una memoria, mentre viaggi (nel giaciglio), tieni
che l’aurea polvere prodotta in vita

innalzi, mentre a terra sono i piedi,
e con l’anima di fuoco al Cielo riedi.

(L’Opera inizia in Inverno e in Ariete).

                                                 Lila

Nel principio è la fine delle cose.
Un solo attimo di pace da ogni pensiero, da ogni emozione, da ogni movimento... Soffio sulla candela, mentre l'ultimo eccitato guizzo di fiamma si spegne, e in questo perfetto silenzio nasce un nuovo anno.
L'augurio per tutti noi, è che sia colmo di meraviglia; che ci si conservi la capacità di sorridere anche dopo una caduta; che non ci basti mai donare amore... perchè "tutto ciò che dai è tuo per sempre"!

martedì, ottobre 12

viaggi nel tempo

Intanto bentrovati. Ai nuovi lettori, ai vecchi amici, a voi di passaggio.
Un paesaggio nuovo si apre attorno ai miei occhi, in questi tempi, che mi rifila gentilmente i margini, sapete, quei contorni bianchi che ogni tanto stampano a cornice delle foto. Ecco.


Quelli vengono sfrondati, e piano piano, mi pare, la visione ha il permesso di prolungarsi oltre, fin quasi a perdersi se Ragione non le tenesse una briglia lenta, ma non abbandonata, addosso.

Eppur nella condanna dei miei occhi circondati dalla montatura degli occhiali, smontare l'immagine racchiusa mi pare una buona via per passare oltre alle illusioni.
E inizio, 'chè la Via in ogni caso parte, se non porta, da qualche parte. In genere dalla porta di casa, per ricondurre al giardino sul retro. Ma questa, forse, è un'altra storia.

Il Fatto, non proprio fatto, ma appena accennato, è che sto tentando di leggere uin romanzo che mi hanno consigliato. Io non ci so fare con i romanzi; mi prendono alle prime pagine o mi lasciano perplessa, e io li lascio sul comodino sotto qualche saggio, ad acquisire sapienza. Questo però ha una bella idea. Si mette a seguirmi anche quando sopra c'è anche la tazzina del caffè, e gli avanzi della colazione. RIesce non so come a venirmi dietro. Sarà che parla di viaggi nel tempo quindi può darsi che mi raggiunga quando è il momento giusto.
E l'ultima volta è successo sull'aereo da Genova, un giorno che per incidentalità è rimasto come sospeso fra sé e "se".
Viaggiavo in giornata, il che ha reso a tutto un'atmosfera un po' fuori dal quotidiano, e mentre lasciavo a terra il cielo conosciuto, e vedevo le stelle specchiarsi sulla buia distesa che ha preso il posto del paesaggio diurno, una serie di episodi hanno preso posto negli spazi sorvolati. Figure che si muovevano a Lucca, più in là, verso Firenze, sul lago di Bracciano. Su tutta la vita.
Dice, Tulku Urgyen Rimpoche che tutti coloro che incontriamo sono stati nostro padre e nostra madre. Così di comportarci con ciascuno col rispetto e l'amore che gli dobbiamo.
in questo viaggio nel tempo ho visto ciascuno diventarmi come figlio, viceversa, dopo il processo contrario. La vita intera ha perso la solitudine dell'IO in una sconfinatezza più devastante, ma di una rarefatta ed intensa bellezza.
Lassù, in mezzo alle stelle del cielo e della terra, che erano come fiamme di luce delle vite che ho sfiorato, una volta ancora s'è aperto il fiore del mio cuore. Ho amato piangendo, ed ho creduto in dio.

Grazie, a tutti voi.


il libro è "la moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo". Su Wikipedia è raccontato anche troppo, quindi se vi incuriosisse, non leggete la trama!

domenica, agosto 15

Agosto

Non amo le ferie di agosto, da quando posso scegliere quando farle almeno, perchè prima le amavo in quanto ferie; quando fossero non aveva molta importanza.
Quest'anno comunque stavo lì, a dire "parto", a immaginare la valigia, mettere dentro soprattutto una certa voglia di cambiare le dinamiche della vita... e poi arrivare al mare solito, quello 'così bello che nemmeno ai Caraibi', e disfarla, quella valigia: non parto.





 Mi contento di due ore di Cassia, seguendo pensieri che non si arrestano e che riescono a costruire intorno sconfinate praterie americane, sulla Tuscanese, che pare di vederci anche i bisonti e gli indiani... e laddove c'è il campo con in fondo l'allevameno di struzzi, si potrebbe tranquillamente sostenere di essere già in Australia.

Poi c'è  Londra, nelle foto, nei ricordi, nell'attesa di tornare perchè una metà della parte che non ho saputo lasciare, voleva restare, ed è tornata a casa di malavoglia. Ed è la parte che ci andrà di nuovo, per liberare l'altra, che vuole raggiungere"lontano".

Mi contento, perciò, nell'attesa delle spiagge all'Hawaii, quasi tutti i weekend, che ti senti nel Pacifico, ma sembra di essere in Svizzera perchè metà della popolazione quest'anno ha la pelle chiaara di chi non vede tano sole, e un accento straniero nel caso sappia parlare la lingua indigena. E tra questi, quest'anno ho ri-incontrato mia sorella; quella che avevo perso in un'altra vita, non so più quale, ma so il suo vecchio nome e fatico ad imparare il nuovo. Così abbiamo passato tutto il tempo concesso a raccontarci cosa avevamo fatto nel mezzo tra allora, ed oggi...
  Un viaggio davvero lontano; un po' perchè si parlava in tedesco, e questo fa già molto "estero", poi qualcuno interloquiva in italiano e credevo di essere teletrasportata da distanze sconfinate di nuovo qui, sulla spiaggia bianca dell'Ilio del mio cuore; bruciato tempo fa come Troia.

Attraverso questo incontro, che si faceva necessario come le prime volte che vedi il tuo innamorato, con le mani logore ma un sole luminoso che sorge alle spalle mentre guardo il mare, sto ricostruendo; smonto le corazze della mente e cerco di tirare fuori dalle ceneri quel batuffolo pigolante, che è il mio nuovo cuore pulcino.
Con estremo coraggio, o forse per paura di soffocarvi dentro, ha rotto quasi tutto l'uovo e vuole uscire, ma avendo sognato a lungo, tra una vita e l'altra, stavolta fuori di sé ha già trovato, oltre ai paesaggi incredibili di sole che sorge tra le montagne illuminando cornacchie su un prato, dei baluginii di luce plumbea sulle piramidi di vetro prima della pioggia, del riflesso in alto sullo specchio d'acqua del corpo che nuota essendo solo... movimento... dicevo... ha trovato già non una ma due sorelle, tanto simili che parlo con una confondendola con l'altra, stupendomi che abbia gli occhi scuri.. ieri erano grigioverdi... come quelli della velaia con cui continuiamo a tessere un filo che move il cielo da qui a Trapani, e diventa sempre più forte. E a volte sembra che formi anch'esso un uovo...

Nella vita siamo abbastanza fortunati se abbiamo un Amico. Siamo 'bravi' se sappiamo tenerlo, nel senso di tenerci dentro tutto quello che ci si può scambiare e riconoscere gli uni negli altri..
Ma io non credo di essere più brava o fortunata degli altri, perchè come amiche tutte loro sono una sola, anche se mi piace dire che sono le mie tre sorelle. Come se fossimo le streghe di Oz, ma tutte buone!

Siamo molto fortunati se abbiamo un Amore. E io ho amato davvero solo due volte, quegli amori egoistici e appaganti, che poi finisce che non compri più nemmeno il pane perchè vivi di quelli stessi. E quando muore tii sembra di non poter più muovere nemmeno un muscolo; che niente abbia senso. Ma i sensi vivi, per una volta non da bistrattare, un giorno ti svelano che mille sono i volti di amore, anche se qunado accendi la lanterna, l'unico in cui si coagulano le ombre, ti brucia.

Mi fermo qui.
Sulla scogliera che domina l'oceano mare che sondo ogni volta che lo ramnento. A guardare le rovine che bruciano sul promontorio, e da cui sono fuggita attraverso un passaggio nella terra.
Se forse lì non crescerà più niente, potrebbe essere un buon momento per smettere di fare mura attorno a me, e restare aperta, in ascolto; come se fossi solo l'intelaiatura di una casa...
e più che altro fsossi l'aria che sta ugualmente dentro e fuori.


Aspettando qualcuno che la abiti.

lunedì, luglio 12

Libertà

Ciascuno di noi, immagino nel mio mondo ideale, come Alice nel Paese... che si meraviglia, va cercando la libertà.
Quella ch'è "sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta" (Alighieri lo diceva nel Purgatorio).
Solo, mi è venuta come l'impressione, che non sappiamo bene di che si tratta.
O almeno. Sospettiamo che sia un modo di vivere spassoso e permissivo, quando essere liberi significa sì,  non avere ganci e agganci, ma non proprio soddisfare ogni voglia;  benchè il regno dei cieli sia là "dove si puote ciò che si vuole"; essere liberi , mi pare oggi, significa ed è possibile solo se si riesce ad avere una capacità d'amare che rasenta l'infinito, e rende infiniti noi stessi.
Di fatto inizia laddove abbiamo la capacità di riconoscere in ogni altro noi stessi, e di renderci conto, senza dovere essere costretti dalla legge morale, del limite d'azione che possiamo scegliere di avere.
Ma questo è un discorso abbastanza lungo, e forse andrà fatto un'altra volta.

Il fatto:
qualche giorno fail mio collega mi chiama, soddisfacendo la mia curiosità, visto che vanamente avevo cercato di origliare la conversazione che svolgeva con qualcuno che aveva bussato; "c'è una tua paziente", mi dice, "che ti vuole salutare".

Sulla soglia mi trovo a fissare un viso nel quale non riconosco segno alcuno, al primo momento, della persona che conoscevo. Poi un barlume, in quel punto che attraersa il tempo che è, per l'appunto, la soglia, riconosco una luce negli occhi, un ricordo che è più la sua voglia di farsi riconoscere, come se fosse importante avere un passato da cui venire...  e comprendo. Il nome è dimenticato, come dimenticata è la causa per cui ci incontrammo in terapia.
Tuttavia, come nell'ultimo istante di una vita dicono che accada, mi si svologono dinanzi le sedute di 'rilascio' che abbiamo fatto.
Ricordo la concessione di libertà... di fare; le parole confuse e i viaggi interminabili racchiusi nel mondo assente dal tempo che è una 'seduta' .


"La vorrei ringraziare", mi dice, luminosa, abbronzata, con i capelli corti e terribilmente in cinta quella che era una donna sparuta e spaurita, secca nella sua essenza quanto oggi è florida. Un terra irrorata dalla vita. Un deserto che s'è colmato di fiori.
Questo m'appare.

"La vorrei ringraziare... lei ha cambiato la mia vita".

Il mio cuore fa festa, si illumina le mostro che la ricordo, sorrido, mentre qualcosa in me si mette in guardia dagli spifferi di vanità che già intorpidiscono la mia libertà  Non mi priverò di quel senso che sto scoprendo, per cui io non sono artefice di niente, ma solo un faclitatore di processi di mutamento. Creatore in tal senso, ma non guardiano di prigioni.

Dal marmo si libera una forma, ma la mia mano viene guidata dalla capacità di chi mi sta accanto, e chiude  e completa il percorso che si instaura in qualunque rapporto tra due persone.La forma finita la sceglie il marmo, non l'artista.

Certo, mi prendo le lodi ed i grazie, e con un pizzico di rammarico chiudo la porta senza potermi dilungare, perchè alle mie spalle c'è un altro deserto; le mi piante aspettano la pioggia, o l'annaffiatoio... o forse di scoprire che l'acqua che le vivifica è nelle profondità di una terra... che è la loro.

Le vorrei dire, ma ormai è andata, che IO non ho fatto niente, se non mostrarle la via. IO non ho cambiato la sua vita; lo ha fatto lei, per sua scelta, con le carte che aveva scoperto sul lettino di finta pelle, mentre toglieva la corazza che l'avvolgeva.

Questo senso di libertà dal fare, mi accorgo mentre torno con le mani e l'anima verso la persona che mi attende, mi permette di fare.

Sorrido.
La vita, comunque sia, è cambiata.

mercoledì, giugno 23

Oggi che non ci sei, percepisco
l’odore ricorrente del mare
non più sommerso dal profumo di te.

Mi prende, ma mi perdo di nuovo
fra i ricordi che fremono
come fiori, sui rami attraversati dal vento.

L’odore, ha il suono d’un tuono,
promessa di temporale dal cuore;
di gocce che inumidiscono la pelle,
non ancora lacrime, non proprio pioggia;

Il rumore torna, se non mi lascio,
lasciandomi indietro affogata in battigia,
o come se fossi un giglio fra le dune
a invidiarne la fuga apparente.

M’appartengo e col tremito allento
la presa, lasciando che arrivi,
mischiato a un clamore di sale
il vento che strappa e fa male.

Sul guano del dolore che impazza
riscivola l’onda, e un profumo  leggero
schiaccia a terra i petali incauti,
ricordi caduti sul viale dell’anima.

E mi tengo in piedi, vergine di te.