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venerdì, aprile 8

FORSE NON VI PIACERA'...

L'avevo scritto, un post. Appuntato in agenda, almeno; un po' polemico, un poco spaventato, cominciava pressapoco così: " li guardo crescere, e non sono i miei figli. Non crescono in statura,  in età, quello si, ma capita a tutti; però crescono di numero e il canale del parto non è il collo di un utero, ma quello di Sicilia, dove qualcuno resta ad ammirarele stelle marine e i pesci dei fondali, quando le cose vanno male. Capita, anche in tempi moderni. Ma non sono i miei figli; non sono i figli di questa patria un po' assurda e benedetta dal sole e dai panni stesi nei vicoli, e nemmeno lavati in famiglia.
Non li vorrei come figli, almeno non quelli che sputano nei piatti tesi, e vabbene che le condizioni igeniche non sono da grand'hotel, ma mi sa che non stavi meglio a casa tua, o qui non ci venivi. Mia madre m'ha insegnato a non dire che schifo, e... sono vegetariana, ma se sono ospite di qualcuno che non lo sa, mangio anche la carne; perchè m'hanno insegnato che se ti viene offerto qualcosa chi non accetta non merita. E poi quello c'è, se hai fame mangi. La protesta sta meglio a quelli che ti stanno dando comunque quello che gli avanza negli armadi,o in dispensa, per fare spazio dentro casa mentre non ne hanno fuori per passeggiare perchè continui ad arrivare nella loro terra, anche buttato in spiaggia ( o lasciato a mare) da tutti quelli che non ti accettano. Maltesi, francesi, spagnoli ti ributtano a mare. E tu non sei mio figlio, e ti do da mangiare e tu mi bruci le parrocchie (e questo, scusa, mi fa incazzare anche se i preti non li sopporto) e sputi nel piatto.
Questo non mi piace. Questo mi fa uscire la parte brutta del razzismo, quella che ha paura di te, non quella che mi fermo a farlo passare, perchè è di colore (diverso dal mio)  e se non mi fermo io lo mettono sotto. Quello è razzismo (così come cercare di investire gli agenti dell'assicurazione ;-) ), ma almeno è un razzismo utile.
Rispetto e sostengo il desiderio di libertà, ma non pretendere che ti lasci senza lavoro e randagio, senza sapere chi sei. Perchè a me, italiana, se mi prendono senza soldi e documenti rischia pure che mi arrestano per vagabondaggio. A me, italiana e con i documenti, quando sono stata immigrata regolare all'estero, la prima frase in inglese stentato che mi rivolse un collega dopo sei mesi fu: ma tu in Iialia non lo trovavi un lavoro?
 Era un'altra situazione, lo so. Ma il razzismo, il rifiuto, l'ho sentito, e so che ti fa star male; anche se era l'immigrazione dei ricchi la mia,. senza guerra, senza povertà alle spalle. Senza galera, fammelo dire.

Lila non si barrica dietro un falso buonismo, e accetta senza remore chi viene a lavorare, chi resta a ricostruire casa propria dopo uno tsunali (ce lo vedi il giapponese che emigra senza documenti?), chi fugge con la speranza di tornare a casa. Mi fermerò pre te, non per l'avvocato in giacchetta e valigetta..."
Questo avevo scritto. E non finiva, perchè è una storia che non ha conclusione. Che rimane sospesa coi puntini sulle banchine di qualunque paese... o quasi.

...O FORSE SI?

Questo avevo scritto.
Poi stamattina è successo un miracolo. Una donna, non è prorpio una mia paziente, non ancora, abbiamo fatto solo una seduta e l'ho "ereditata" da cinque trattamenti fatti col mio collega con la voce a sussuro, che per trovare il fiato alle parole ha preso tre mesi di aspettativa,
  Ebbene, m'entra in stanza dicendo sa ho un piccolo problema, sono incinta.
Problema?


Lo sa da ieri, e ne parliamo tutto il tempo,perchè Lila ha sempre bisogno d'esperienza... e alla fine, io che non ho figli, e che voi non siete i miei figli e, al massimo,  ho sublimato con i miei allievi tempo fa una maternità che non mi è ancora concessa... alla fine la sento, quella gioia infinita d'essere più d'uno.
Di percepire la VITA che ti scoppia dentro, e che di qualunque razza o paese siamo ti trasporta in uno stato d'estasi. Mi sono commossa, e qualunque parola sarebbe troppo poco, per spiegare come si può sentire qualcosa che non si ha, come fosse proprio. Come sento la tua cicatrice, la tua guerra, la tua fame, il tuo dolore... così il tuo amore. E per una manciata di secondi, io non sono più io, ma io e te.
Di tutte le parole che ho detto, l'unica che mi resta è una parola che non ha lettere.
Che mi commuove e mi rattrista, mi allarga, vi comprende, si scaglia in alto in basso a destra a sinistra avanti dietro, perdendomi i confini in un suono muto e mi riempie fino all'inverosimile.
Poi scompare totalmente.

E poi ho pianto.


mercoledì, dicembre 15

Lettera a Fidel (perchè Platone è morto)

Carissimo Fidel,
ti direi se fossimo ambedue del popolo, e lo siamo...
insegnami come si fa la rivoluzione!

Sappi che come Leader Maximo non ti posso approvare completamente, perché sono sempre stata sostenitrice della democrazia: del governo del popolo. Che forse hai un po' travisato, e pertanto molte cose fatte sono discutibili.
Eppure... eppure il tuo governo distribuisce gratis le medicine per il cancro, e passi per il tuo popolo con gli infermieri pagati dieci dollari l'ora, esentasse, s'intende (e ci mancherebbe!), ma vengono date gratuitamente anche agli stranieri muniti di cartella clinica del malato, che vengono fino alla tua bellissima terra, dove i poveri sono così poveri che non sanno nemmeno che esiste l'Italia. 

E' questa la via? dopo l'Embargo che a ragione avvinghiava il tuo paese, ma non è così che si cambia un governo, stai invadendo il mondo con il veleno di uno scorpione blu, che però, omeopaticamente?, sembra far bene. 
Il mio senso di SmilLila  per il complotto potrebbe anche pensare ad un preventivato sterminio, ma qualcosa mi dice che il comunismo ha il suo ben fare, come tutti i governi. Persino il nostro, che prima o poi, di destra o di sinistra o di Terzo polo che si tratti, provvederà di sicuro a smerciarci il farmaco; pagando, s'intende, ma solo per non aumentarci le tasse.
Mah! in fondo non è ancora certo che funzioni... però la tua rivoluzione si!
Ho conosciuto persone che ci vogliono tornare, a Cuba. Non so perché, forse è il richiamo della terra madre. Forse è che, alla fine, cinque libbre di riso al mese sono sufficienti come merce di scambio per essere curati gratis, anche se hai le braghe con le toppe. Seppure hai le braghe.

Carissimo Fidel...
Tu le classi sociali le hai abolite, almeno nel senso economico del termine (così mi dicono). Tutti guadagnano ugualmente, e possono studiare gratis, per la carriera che si scelgono. Poco importa se costringevi le hostess d'aereoporto a portare dieci centimetri di tacco, rovinandogli la schiena. Tu mica hai fatto il medico: hai fatto la rivoluzione.
Platone è morto ormai da tempo, ma anche lui poneva un ideale di città dove vi fosse ciascuno col suo ruolo, e la giusta paga.
Gli operai alla fine, devono essere soddisfatti, che siano sacerdoti o re, medici o giullari, sempre operai sono.
Lo vedi che qui da noi serviresti tu? I nostri operai scioperano così spesso, ed anche gli operatori sanitari, di volo, di mercato... che vien da pensare che qualche problema ci sia, nel nostro sistema liberista.

Carissimo Fidel...
d'accordo che Platone non amava i tiranni, eppure mi pare che in comune, almeno sulla linea di partenza, aveste entrambi a cuore l'interesse del popolo; se il tuo piano originale ha un po' deviato, il Filosofo d'altronde non ha mai portato a termine il suo!
Qui, invece, ci troviamo con un problema assai più spinoso di uno scorpione, benché forse, omeopaticamente, ce lo meritiamo (e arrivo quasi al punto): io eleggo un rappresentante, pensando che possa fare i miei interessi, in linea con un ideale... e quello mi suicida l'ideale (ma forse è eutanasia), volta le braghe, all'occorrenza double face e magari di gran marca, e se ne va con qualche altra corrente; come se quella antartica di questi giorni non bastasse.

Mi si ghiaccia il cuore.
E meno male che non si va alle elezioni, perché anche le dita ne risentono.

Carissimo Fidel. 
In attesa che tu venga ad insegnarci la rivoluzione, io continuerò ad occuparmi di quella interiore, sperando che basti e fidando in Plotino (allievo di Platone, ma ahimè già trapassato), il quale sosteneva che "agli dei bisogna farsi simili, non agli uomini dabbene. Non essere senza peccato, ma essere un Dio, è il fine".
La via è assai lunga, e non esistendo né Eurostar, né tanto meno voli low-cost, occorrerà del tempo. Nel frattempo terrò presente che nessuno, nemmeno tu che per la libertà hai lottato, pur dimenticando nel tempo la via per arrivarci, può cambiare le cose in alto se non le cambia in basso, perché sopra e sotto si equivalgono. Lo dice anche il Padre Nostro, che qualcosa di rivoluzioni ne sa: "come in cielo, così in terra".

Carissimo Fidel
senza andare a scomodare Quello, un certo saggio diceva "dalla comprensione di come si produce il disordine deriva naturalmente l'ordine".
 E, ancora: "la totale libertà interiore...esiste solamente quando non siete impegnati, quando non appartenete a qualcosa, quando siete in grado di rimanere completamente soli, senza amarezza, senza cinismo, senza speranza né delusione...".
Si chiamava J. Krishnamurti, ed è morto anche lui.
Ma io e te, allora, che futuro abbiamo?






giovedì, dicembre 2

Vivere una favola

Non c'è niente da fare. Gli italiani sono un popolo romantico, o forse romantico è lo spirito della razza umana. Romantico fino alla stupidità, a volte, e quelle volte ci sono dentro anche io. 
Per questo sono state inventate le favole, ed il complesso della crocerossina. Di ciò si soffre, perchè è complesso, non per altro, ed assolutamente sopra le nostre energie: è assurdo (il che non concorda con le Favole che sono realizzabili) credere di poter cambiare qualcuno che non ha intenzione di farlo. 
E' come dargli lo sfratto, solo che non se ne ha nemmeno l'autorità. E quello, per protesta, sale su un terrazzo con tanto di striscione, silenziosamente si siede nella sua posizione, e il "complesso della crocerossina" finge di credere che il silenzio sia una risposta di ascolto che prelude al cambiamento; invece è solo una gandhiana risposta ad una imposizione. Col tempo, si vedrà.

L'altro sogno, credendo d'esser desti, dell'animo romantico è la favola del principe e del povero. Ma lo scambiar di posto avviene tra noi ed una illusione, che è per lo più l'immagine pubblicitaria. Così  ci mettiamo al volante d'una bella macchina, con i capelli lavati da "Lorealperchèiovalgo", e  mischiamo l'odore della nostra pelle, quello che ci rende inconfondibili al partner, alla mamma, ai cani da punta, all'odore che qualcuno ha inventato (che so... "One"), anzi di qualcosaltro ... che non ci appartiene; con due gocce di Chanelnumerocinque (ce l'ho, eh!) che mi fa sentire tanto Marilyn Monroe, immagino d'aver valicato il confine tra il povero e negletto me stesso e quello gonfiato come un muffin di coloro che, avvinti per pari opportunità dallo stesso problema d'identità, hanno però conquistato le prime pagine dei giornali. Da lì sorridono, o diffondono il nuovo argomento di conversazione, spandendo pseudoinformazioni che sembrano piuttosto pettegolezzi, ma che comunque una eco la hanno e rischiano di irritare la libertà. O chi, a livello giuridico, la libertà concede.
La fiaba più antica del mondo, però, è quella di Cenerentola. Con annessite e malattie limitrofe.
Colti da sacro furore ogni volta che un William sposa una Kate, o una Diana un Carlo, o una Sirenetta il prorpio Eric (ma questa è una Favola vera, e quindi... è già un'altra storia), sembra che ci si illuda che si possa trovare un incontro tra due mondi e viverefeliciecontenti, ignorando beatamente che nel mondo irreale su cui gioco oggi, esistono anche le suocere, i datori di lavoro (precario, interinale, a progetto o magari anche a tempoindeterminato), le distanze tra Torbellamonaca e piazza di Spagna, che in termini di traffico possono essere paragonabili anche ad una Roma-NewYork... a nuoto.
Ma soprattutto le suocere.

Il fatto riguarda ovviamente una mia paziente (cfr. il mio complesso dell'infermiera); devo dirlo, il nome della sua malattia è di quelli che mettono paura, niente da invidiare a personaggi famosi che magari ci si tolgono anche la vita a novantacinque anni (ma che senso ha?). 
La povera ragazza, e qui povera ha la prima valenza del vocabolario e non qualche fine compassionevole, ha dimenticato di sposare la suocera. 
E la sorte, da cui nessuno può scappare, l'ha messa a vivere proprio vicino alla impicciona e sovrastante madre del suo futuro marito. Così lei, da tre anni, si porta a spasso un dolore incoercibile perfino alla morfina, tanto per dire.
Quando l'autore della storia (che sia Dio o l'inconscio poco importa) decide che qualcosa non va, direi che forse è il caso di capire se siamo l'eroe che parte, o la principessa che siede ed aspetta; e magari credesse d'essere almeno Rapunzel!

 La favola finisce comunque che "vissero felici e contenti", perchè alla fine ci comportiamo sempre in modo da fare la nostra "felicità"... per quanto assurdo e autolesionista possa sembrare agli altri (cfr. complesso dell'infermiera).
Ma il seme è nelle protesta sul terrazzo, con tanto di striscione o occhialini rotondi per guardarsi bene dentro... Su quello striscione, stamattina leggevo... 

                  « ...Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo »

Mahatma Gandhi


domenica, maggio 16

Tempi moderni


Ebbene lo sappiamo tutti, sono tempi duri. Si potrebbe già perdersi e chiedersi perchè sono tempi, e non "tempo". Ma nel fraseggio comune, si dice così, e così sia.

Pare, Lila sconcertata ha di nuovo spento la tv in questi giorni, che ci sia qualcuno che, mentre si progettano i soliti blocchi degli stipendi agli statali (ma lo sanno quelli quanto guadagnano certi 'statali'???) e si tassa a destra e a manca per far fronte alla crisi... pare dicevo che qualcuno si sia comprato una casetta, vista sul Colosseo (si sa, è l'antichità è fonte d'ispirazione) con i soldi dei contribuenti. Si, proprio quelli che di solito fanno fronte alle crisi, rimettendoci l'adeguamento all'inflazione;  nel caso della sanità, il cosi detto personale di comparto non può nemmeno fare un secondo lavoro per adeguarsi da solo, nemmeno se si apre la partita IVA e fa tutto regolarmente...pare.
Lila è poco aggiornata, magari le cose sono cambiate. Tuttavia il senso comune per i ricorsi (storici) mi fa osservare che qualche anno fa erano accadute vicende analoghe. Qualcuno, raccontavano, aveva piazzato la mammina in una casa a equocanone, o affitto bloccato o qualcosa del genere.. solo che la mammina non era la povera pensionata da cinquecentoeuroalmese, ovviamente. O di scandalo non si sarebbe parlato.

Tutti noi, popolo italiano, siamo con i telecomandi puntati, il volume al massimo e magari un paio di giornali aperti, quando si sussurrano certe cose. Stiamo qui a secernere bile sulle notizie riguardanti gli autisti delle auto blu... cui verrebbero concessi privilegi riguardo alle infrazioni, per esempio, come se avessero due patenti. Ebbene, se infrangono le regole mentre sono in servizio, di qualcuno sarà, la colpa! e se come è umano, l'attribuiscono ad altri, allora forse ci dovrebbero rimettere questi altri. Ma se la colpa è loro, all'ora infranta dai chilometri in eccesso che differenza fa?

Il popolo italiano è punto sul vivo su più questioni, in continuazione: sulle televisioni, su quanto Qualcuno da alla moglie per mantenere la sua villetta dopo il divorzio (dimenticando che quelli sarebbero affari di famiglia, e non di stato)...

E così via. Non mi sento in grado di disquisire oltre, e mi manca l'opinione del signor Filippo, che l'anno scorso se ne è andato fumando all'angolo di una strada. Persona sensibile e di mezzo tono, aveva sempre la capacità di farmi vedere il bicchiere... com'era. Non mezzo pieno, come voglio sempre io. Non mezzo vuoto, come dopo aver pagato le tasse  ;-)

Il punto, è un altro.
Il punto di vista di Lila, almeno.
E' che a guardar le pagliuzze, si direbbe in certi lessici ecclesiastici, ci scordiamo delle travi che abbiamo negli occhi. Dimentichiamo che, se è vero che chi ci governa dovrebbe essere il rappresentante del popolo,  forse ora il popolo ha qualche problema.

Mi spiego? Se ho bisogno di un favore, e so che Tizio conosce Caio, che è amico di Sempronio, probabilmente alle elezioni mi darò da fare perché Tizio venga eletto... Non voglio riferirmi a colori politici, qui. Ma solo a colori dell'anima!
Perché se il favore che mi serve è onesto, diciamo anche che nel mio progetto ci sia il benessere dell'umanità (per farla proprio in grande!) la catena di cui sopra sarebbe un nastro leggero e colorato, e forse non scriverei questo post.

Il mondo è uno specchio. Stanno comprovando, ne ho già scritto, la veridicità di certe affermazioni magiche. Quindi, alla domanda ricorrente che ci si pone in conversazione, ("se le cose vanno male che ce potemo fa'?") la risposta dovrebbe giungere da altri tempi, che secondo altre teorie, non sono poi così distanti da noi.

cito: "All'entrata del tempio c'era la scritta: "ΓΝΩΘΙ ΣΕΑΥΤΟΝ", "Conosci te stesso".
      Ti avverto, chiunque tu sia. Oh tu che desideri sondare gli arcani della Natura, se non riuscirai a trovare dentro te stesso ciò che cerchi non potrai trovarlo nemmeno fuori. Se ignori le meraviglie della tua casa, come pretendi di trovare altre meraviglie? In te si trova occulto il Tesoro degli Dei. Oh Uomo, conosci te stesso e conoscerai l’Universo e gli Dei"
Oracolo di Delfi

lunedì, novembre 23

vaccino si, vaccino no

 Sarà vero che fa male? Serve davvero a qualcosa? Dottoressa° cosa dovrei fare?
Non so, io l'ho trovato interessante e sconvolgente (link all'articolo). Diciamo che forse potrebbe sembrare esagerato, in alcuni punti, ma ciascuno giudichi da sé.
  Buona lettura.

°  anche noi prorpietari di lauree brevi ormai ci possiamo fregiare di questo titolo: Se vi sentiste male in un posto pubblico mi raccomando non chiedete di un dottore! Un medico è l'unico che, con ogni probabilità, vi potrà prestare soccorso.

domenica, settembre 20

chi ha paura del burkini 3 (oltre la notizia)


Non facciamone una faccenda troppo politica o troppo religiosa…
Ma,  per favore!
Il padre, non stava tanto bene. Un uomo non ama la propria figlia, se le nega la libertà. Eppure dovremmo considerare che, a parte l’aspetto umano (che ne so io, che tipo era il fidanzato!) della vicenda che ci può indurre a comprendere, anche se non a perdonare (nel senso di non punire), la faccenda è geneticamente politico-religiosa.

La cultura è quella; ed è quella che apparteneva, o appartiene ancora, anche a noi. Non sono sicura che tutte le fuitine si risolvessero con il matrimonio.

È geneticamente politica, come politico è il gesto dell’imam di far vedere la salma di Sanaa a tutti.
Politico, o politico-sociale, è il problema che si pone di organizzare una educazione che permetta di facilitare, se non l’integrazione di tutti, l’accettazione della integrazione dei propri figli.  Recita un vecchio adagio che moglie e buoi dovrebbero essere dei paesi tuoi.. però i figli?  Anche in una famiglia indigena sussistono problemi generazionali, figuriamoci se qualcuno viene da un’altra cultura e paese, e i suoi figli crescono nel nostro. Diamine, ci sarà pure qualche problema. Cosa fare, quindi, è la domanda giusta da porsi. Perché non possiamo lanciarci contro l’immigrazione, che è sempre esistita e sempre esisterà.

Passiamo per la religione. Perché è un religioso che ha fatto da interprete alle parole della madre. La cosa mi fa innanzitutto supporre che anche nell’islam sia previsto il perdono. E questo vale, lo sappiamo, da entrambe le parti. Da parte di dio e da parte dell’uomo. Da parte della madre verso il padre omicida, da parte del padre verso la figlia fuggita per amore (o forse solo… fuggita. La psiche umana è cosa raffinata e di difficile comprensione).
E qui, e non è religione questa?, interviene l’uomo di religione e dice che la famiglia non era praticante.

La questione è sociale, allora. Socio culturale, perlomeno. Spinosa, in ogni caso.
E non mi sento in grado di approfondire troppo, in termini generici.
Mi permetto allora di porre l’accento sull’aspetto del “nel mio piccolo”, anche perché una domanda è sorta fra i commenti e le riflessioni a tema: cosa permette che accada tutto questo?

La colpa di quello che ci accade la possiamo dare solo a noi stessi.

E non facciamone una questione religiosa, perché questo è un fatto insito nell’essere forniti di libero arbitrio.  C'è scritto nel libretto delle istruzioni, almeno quello che hanno dato a me. Solo che è facile dimenticarlo, o forse non leggere perché  evidentemente è scritto piccolo piccolo, come le clausole dei contratti, quelle che poi ti incastrano perché ignorantia legis non excusat.
Si chiamano clausole capestro, e pare che siano diventate illegali... nel senso che è illegale che siano scritte in piccolo. Così forse ora leggeremo un po' meglio, e diventeremo un po'  meno "umani".

Mi spiego: se "errare è umano, dare la colpa agli altri molto di più"(cit.) allora abbiamo la possibilità, rivedendo tale attribuzione, di valicare quel piccolo confine... che ci pone un confine.

Quel piccolo confine che è una barriera all'evoluzione verso una stato più sereno, almeno con noi stessi.  Di essere quindi un po’ più che l’animale (bestia, talvolta) uomo, ma di essere Uomini.

La bestia-uomo trasforma l’amore in odio. L’essere umano ama, ed ha la capacità di concedere la libertà a chi ama.

Ama. E sa accettare l’altro (e talvolta anche il destino, che solo alla lunga riusciamo a capire le lezioni che ci vengono impartite).

Ama. E com-prende l’altro.
Comprende e accetta che in una famiglia di destra/sinistra i figli sviluppino delle idee proprie, di senso opposto. Di senso sghembo. O di buon senso.

Comprende e accetta che le persone che ama possano sbagliare, e che hanno bisogno di tempo per correggersi.
Comprende e accetta che a volte questo non può succedere; allora qualcuno si suicida, non prima di aver sterminato tutti quelli che ha attorno, perché non riesce a vedere alcuna via d’uscita. Uccide i propri figli. La propria moglie. Il marito. Le proprie idee.

D’accordo, l’essere Uomini è molto più di questo. Ma questa è la parte che vedo oggi.


Un benvenuto ai nuovi lettori, a quelli vecchi e a tutti coloro che vorranno partecipare con me a qualche riflessione. Un abbraccio, che significa che vengo verso di te con il cuore, e vengo verso di te senza niente in mano che possa ferirti.

venerdì, settembre 18

chi ha paura del burkini (2)

per tempo

"perdono mio marito. forse ha sbagliato Sanaa"

forse dovrebbero arrestare anche la madre. La perdoniamo (parafrasando), perchè ha altre figlie. E perchè è una che non si integrerà mai, quindi non sa quello che dice o che fa. E perchè tecnicamente non abbiamo ancora la certezza assoluta della colpevolezza del padre.
Ma lei, la madre, segue un precetto, forse, peggiore di quello che De Andrè cantava nel testamento di Tito. Sconfitto, pessimista, magnifico,De Andrè, che cantava allora parte dei sentimenti confusi di oggi.   Dei sentimenti eternamente confusi, perchè non si può averla su con tutti gli arabi, se quattro (quattrocento, quattromila) talebani ci fanno saltare per aria i ragazzi.
D'accordo o meno, è la guerra, e quello del soldato un mestiere antico quanto il mondo. Non l'unico, non il più bello o sicuro. Ma qualcuno lo fa; io ho un amico che ci parte per queste missioni, e lo mettono in conto.
Gli altri, quelli che restano, sono quelli che poi dicono " era un ragazzo così dolce, con un sorriso generoso, ma timido. Non si può morire così, a vent'anni" (cioè vittima di incidente stradale).
Quello che vogliamo dire con queste parole, e che non si può morire. Non io, né molti di noi siamo in grado di comprendere che invece accade, anche se non comprendiamo come e perchè. Perchè non esiste.
Esiste che oggi, ora, sono ancora vivo. La mia missione non compiuta, qualunque essa sia. L'omeostasi dell'universo mi tiene dalla parte visibile della barricata.

Quello che vogliamo dire, è che non si può morire per mano del padre; per mano della figlia; per mano della Rom che bazzica davanti al pronto soccorso e che ti accoltella se non le dai un euro. E i biscotti non li accetta. E ora una delle mie signore non riuscirà a trattenersi da far l'elemosina a quella davanti al supermarket, per paura che le sbatta in testa una fioriera.

Non credo che siano tutti così, e il contraltare lo fanno i protagonisti italianissimi di altre fantastiche vicende della nera di ogni giorno. 
Quello che vorrei dire, è che la violenza non è un marchio di fabbrica. Che la vera tolleranza è continuare ad accettare chi si vuole integrare, rispettandolo.

Senza lasciarsi prevaricare.
L'uomo che ha ucciso Saana sarà giudicato secondo la nostra legge.
Speriamo che la applichino fino in fondo.








mercoledì, settembre 16

Chi ha paura del burkini

… di qualche settimana fa la notizia che i nostri bambini, i bambini italiani figli dei figli dei figli (già, forse la parentela è ormai troppo lontana) di grandi esploratori, navigatori, condottieri, ribelli e chipiùnehapiùnemetta, hanno paura del burkini.
Non si capiva bene se le mamme si lamentassero per una paura effettiva, o perché avevano paura che i loro figli dei figli dei figli di grandi esploratori ecc potessero forse avere paura.
No, ma dico!!!
Mai visto qualcuno che si butta in acqua tutto vestto? In che paese viviamo, se le madri non sono in grado di spiegare ai loro figli che l’amico straniero ha diritto, come noi, di fare il bagno vestito?
Paura? Ma di che cosa? A me fa paura vedere una nuotatrice, italiana turca o visigota, che per ifrangere i record di velocità si mette addosso una pelle di plastica ipertecnologica, che non fa attrito per niente. Embè? Che ha fatto? Sono d’accordo, nuoterebbe comunque più veloce di me. Ma mi fa paura. Allora forse sarebbe meglio vietarle di tuffarsi conciata a quel modo!
Forse sarebbe meglio che i bambini, invece di essere spinti dalle mamme ad avere paura, ed essere strumentalizzati dal razzismo imperante, che diomiscampi, un po’ forse ci fa anche bene ai fini della conservazione degli usi e costumi, per non appiattirsi nella globalizzazione, ma qui mi pare che stiamo esagerando.

(il brano che segue è scritto in tono di voce pesantemente ironico)
No, per strada le donne col burka non le voglio, perché non so se ci sarà davvero una donna, là sotto, o un terrorista.
No, in piscina la donna col burkini non la voglio. Perché a mio figlio fa paura (‘sti bambini fifoni però non ce li hanno fatti sentire stavolta, mentre ce li fanno sentire eccome quando ci devono dire che gelato si mangiano o quanto è simpatica la maestra).
NO. Togliamogli il diritto di iniziare ad integrarsi. (casomai ci volessero provare).
Leviamogli anche quel minimo di libertà che si possono godere nel nostro paese.

Io mi chiedo da che parte stare.
Perché qui, davvero, mi manca un’idea. Ed una ideologia mi va comunque stretta, se posso parafrasare (e checchè se ne possa intendere dalle belle parole che scrivo di solito), i miei amici di sinistra che pensano che io sia piuttosto fascista. O i miei amici di destra, per cui sono piuttosto comunista.
 Mi sento stretta, di qua e di là, ed ho un senso di claustrofobia.
La verità, più che in mezzo, forse sta sopra...

domenica, luglio 19

Ho navigato, in realtà sembravo un po' alla deriva, in quello spaventoso spazio che è l'Outlet di Castel Romano.
Spaventoso, non perchè sia 'brutto'. Di suo ha un'intrinseca armonia data dall'ordine che regna, e dalla civile pulizia delle strade colme di negozi.
La gente ci va a cercare le occasioni, 'sì da potersi permettere i jeans di CK, o magari un vestito di Valentino. Chissà, forse dei Levi's... dell'anno scorso.
A me importerebbe poco, nel particolare, tuttavia non lo sostengo per via della patina irreale della cosa.
E poi manca una libreria. Me ne sono accorta la prima volta, dopo aver girovagato a lungo in cerca di quel qualcosa che ti riempie, se non la borsa gli occhi. CHe sempre riserva una sorpresa o un' ancora per la curiosità. Rimasi sorpresa e delusa.. pensavo che almeno ci fosse qualcosa del secolo scorso!
Comunque una volta l'anno, quando ci sono i saldi (estivi) spendo un po' del mio tempo, e meno del mio danaro (ho comprato solo una volta dei jeans) per girovagare nell'abomino suburbano. ALmeno, rispetto ai centri commerciali, qui si sta all'aria aperta. (tra un negozio e l'altro.)

Questa è una di quelle curiosità che ci si toglie, prima o poi. E magari, una volta l'anno, ci si torna. Ci torno.
In genere dopo il mare, come oggi. Per questo, solo una volta l'anno.
Quando sono cotta dal sole e soddisfatta di me, in modo da non sentire la necessità di nulla.
Passeggio, osservo le persone che infilano sempre un maggior numero di sacchetti sulle braccia, nei camerini,in macchina.
Metabolizzo, mi immergo... emergo in muta da "shopping centre".
Entro in un negozio.
Provo qualcosa, non va, mi rammarico, ma non mi sforzo a cercare altro. Cambio negozio.
Provo, van bene, e mi metto in fila per pagare... ebbene si, un paio di jeanz CK.
Mentre sto lì, che aspetto, mi chiedo se mi servano, davvero (intanto lascio passare quelli dietro di me).
Forse no. Il fatto che siano scontatissimi però attira.
Fanno appena un po' difetto sulla coscia. Però sono così scontati!

Sorrido fra me e me, quando scorgo la trappola; li piego con cura, sorrido alla cassiera che tende la mano per passarli col suo rilevatore magico... e torno a impilarli sulo scaffale.
Sguscio fuori.
Osservo ancora.
Le stradine ordinate e pulite, con tutti questi colori sulle casette mi fanno pensare di essere a Paperopoli. Ma non c'è neppure un animale qui. Nemmeno gli uccellini. E se ci fossero direbbero c-i-p in lettere, per farsi sentire.
Oppure... ecco... la disneyland dello shopping?
Tra poco si vedrà spuntare Valentino, finto, ovviamente e con una grande faccia di gomma; o magari tutti gli "Eredi Pisanò" in gran completo. Uno dei loro magari.

venerdì, luglio 10

corpo e coscienza

corpo e coscienza"Venghino signori, venghino... oggi, in offerta straordinaria ridiamo la vista ai ciechi e raddrizziamo le gambe agli storpi".

La bacchetta magica funziona, in questi giorni,
Ma la conditio sine qua non per la guarigione è la modificazione di sé. La modificazione del concetto con cui si approccia ad un qualsiasi sistema terapeutico.
Ovvero che qualcuno, al di fuori di noi possa essere il nostro padrone... e terapeuta.
Questi al massimo può essere un facilitatore. Quello che consoce la via, sulla quale occorre camminare da soli. E occorre sapere dove si vuole andare.

Non capiti. Ma se dovesse succedere, mettetevi di fronte allo specchio, e chiedetevi se volete davvero guarire. Gli occhi, in questo caso non mentono. La mente dice si, il cuore fa un balzo di lato, scarta sull'emozione e finge di non saper rispondere. Però direbbe no.
E la malattia è troppo spesso usata come un'arma. Il corpo la manifesta intelligentemente per avvisarci che qualcosa non va. E la mente continua ad usarla, stupidamente, perchè è molto più semplice che modificarsi.

La signora obesa lamenta un dolore continuo alle ginocchia quando cammina o sta in piedi ferma. Dopo venti quasi inutili sedute, a colpi di bacchetta ed armi tattiche di bassa lega (insomma s'è provato di tutto) le ho detto che l'avrei curata meglio se avesse perso due chili (o magari cinque); non è più tornata. Il cuore spera che li abbia persi, e che stia meglio. La mente teme che sia andata a farsi fare le infiltrazioni.

La signora che 'non sente il corpo', alle richieste di tentare un movimento ad occhi chiusi (facilita una cosa che si chiama propriocezione) prosegue imperterrita a muoversi male, ad occhi aperti.
Prima di tentare con l'ultima richiesta (forse oggi ho problemi di comunicazione, mi dico) ipotizzo se non sia il caso di farla andare ad occhi aperti verso il suo destino.
La mente (mia) vorrebbe. Ma non compete a lei: il cuore la irride e poi sorride, alla signora; "scusi sa, ma oggi sono sarcastica e stronzetta. Mi guardi: così sono gli occhi aperti (li apro), così sono chiusi (li chiudo)"
Ecco, bastava tanto poco. Mi imita. L'esercizio migliora, la signora anche. Scende dal lettino, e chissà come ora sta, e si sente dritta!
Alla romana direi "piglia e porta a casa"... ma non vorrei essere fraintesa. Porta a casa l'esperienza. La sensazione. L'apprendimento!
Perchè ieri l'ho fatto con le mie mani. Oggi lei, da sola, ha fatto molto più di quanto potrò mai.

"Venghino signori, venghino..."

Perfino il vecchietto piegato in due dalla vita (e dall'eccessivo uso delle vertebre che ne ha causato un'usura tale da fratturarle) oggi s'è allungato verso il cielo. Dopo aver lavorato attivamente.
Un passo verso il paradiso.
In senso metaforico.

La vecchia Nina è arrivata ad occhi spalancati, portando per noi dolcetti caffè e zucchero. Felice come una bimba con un giocattolo nuovo mi ha detto che finalmente è tornata a vedere. (nel senso che riesce a portare di nuovo gli occhiali, eh. Non esageriamo!)
Che si è guardata di nuovo allo specchio.
Ci ha mandato la cognata, che alla fine della prima seduta chiede già quando potrà ripetere il ciclo...
Ma, dico: se provasse a guarire?

Non capiti. Ma se dovesse capitare, chiedetevi qualche volta 'a cosa serve' tenersi la malattia.
Mettetevi di fronte allo specchio.
Come ha fatto la Nina.
Magari riprendendo gli occhiali dal cassetto.

E senza mandare in giro le cognate.

lunedì, giugno 29

ss. pietro e paolo

Oggi qui è festa... e mezza Roma, visto il sole splendente, alle nove del mattino è già sulla via del mare... anzi, sulla Pontina! L'altra mezza era partita ieri, evidentemente, e non ha assistito al delirio automobilistico: la codainiziava all'altezza della Laurentina (uscita del Raccordo), e si dipanava come un gigantesco boa fino al bivio per Pratica di Mare.
Le macchine erano tutte macchine, erano uguali stavolta!
Qui, per inciso, devo spezzare una lancia in favore dei camionisti, che scorgendo Beverly e me arrivare cautamente sulla mezzeria, si spostavano di lato per farci spazio. Altri, automobilisti che normalmente definirei un po' stronzi, li ho compresi come sconfortati, disperati, sperduti nei pensieri: se ne stavano in mezzo, con la ruota sinistra sulla riga, come a cercare di vedere dove finisse quel fiume maleodorante.

Si, che finalmente ho scoperto che quando si transita a fianco del Verano, nei momenti di traffico di punta, non è puzza di morto quella che si sente. Non c'è nessuna setta di tombaroli che scoperchia tombe alla ricerca di tesori sperduti.
Avevo riso per giorni, quando una volta ho fatto tra me questa osservazione ("c'è odore... di morto") e poi mi sono accorta che ero accanto al cimitero monumentale di Roma!

Ma non era quelllo, e non era nemmeno l'alito di morte che aleggia sulla Pontina, una delle strade più pericolose che conducono dentro e fuori Roma: due corsie strette, senza corsia di emergenza, che mietono più vittime del tabagismo!

L'olezzo raccapricciante è prodotto dallo scarico delle auto; si fa una gran fatica a trattenere il respiro; a respirare a narici chiuse sperando che non passi nulla di tutto ciò! Cercando una molecola pulita se non profumata, tra quelle che comunque piombano, anzi, impiombano, nei polmoni.
L'ossigenazione risente dell'esercizio, di solito. Poi mi sento stanca e nervosa... ma bisognerà pur proteggersi in qualche modo!

Odore di morte.

Siamo in fuga dalla città... e ci portiamo dietro tutto quello che c'è di peggio!
Esattamente come quando, invece di fronteggiarlo, volgiamo le spalle ad un problema e ce ne andiamo.
L'ho fatto, allora, quando non sapevo bene che prima o poi la vita ci presenta, come "quelli che il lunedì si mangia il polpettone", lo stesso piatto. Finché non lo mangiamo. E digeriamo.
E allora, che fare?
Un boccone per volta, diceva qualcuno, si mangia pure un elefante!

Tuttavia qui la questione è immensamente complicata...

E allora al ritorno mi immergo nei campi, fra strade laterali che attraversano la Laurentina, l'Ardeatina, e giù fino a Roma. Tanto per capire se la Terra c'è ancora. Libera. Sconfinata. Carica di odori pungenti, incantevoli, estasianti.

Prima del raccordo arriva in mio ultimo soccorso la natura stessa. Con la sua dolce mano di Madre, scatena un'inferno di pioggia e tuoni, che lava come Lete la memoria dell'odore mefitico, già nella sua premessa. E si trasforma in pioia, quella sottile di Paradiso.
Che è tutto fuor che acqua e mi restituisce il senso della vita che vive. Dell'aroma di limpidezza e gioia, di quando al mattino, nei week end braccianesi, cammino in quiete sulla sponda del lago.
Del parallelo, tra ciò che è fuori, e ciò che è dentro.

Arrivo a casa., e comincio a passare lo straccio!

giovedì, giugno 18


...uno scooter, datanti al mio, nel traffico legnoso da pomeriggio caldo... il bauletto è aperto e fuoriesce una borsa nera, mi avvicino per segnalare il guaio al pilota... soffermo il pensiero sull'identificazione della borsa: Gab's. Senza dubbio. Bella.
Dopo aver fallito per mezzo pomeriggio il mio gioco favorito di bambina, riconoscere i modelli delle macchine, scopro con esausto sconforto che da adulta non ne sono più in grado (forse perchè si somigliano tutte, come i cinesi agli occhi degli occidentali); però sono in grado di identificare una borsa firmata... e non solo.

!!!

Il processo mentale che mi aveva soffocato ogni pensiero intelligente mentre arrancavo per via del Corso alla ricerca di "un abito per matrimoni"(due, in venti giorni), si fa finalmente palese: ho inseguito i vestiti per via quasi più che quelli in vetrina, identificandone i marchi e a volte anche l'anno... in che cosa mi sto trasformando?

Provo a credere che sia un gioco da estate. Una specie di parole crociate per cervelli a riposo.

E sperando che non sia troppo tardi rientro a casa e mi infilo la maglietta prediletta (mercato di Talenti, 5 euro) e i calzoni da strapazzo: Germania, 5 marchi... quando ancora c'erano i marchi.
Le monete, voglio dire.

sabato, aprile 11

Don Camillo e Peppone (viva il TG)

Don Camillo: Hai di nuovo messo avanti il tuo sporco orologio?!
Peppone
: Non vorrete mica che si resti in ritardo sulla reazione?
Don Camillo
: La torre segna l'ora solare, il sole non fa politica: il tuo orologio va avanti.
Peppone
: È l'orologio del popolo, se è in ritardo sul popolo tanto peggio per il sole e tutto il suo sistema!
Don Camillo
: Poh, Signore difendetemi, la Terra non gli basta più, vogliono rifare l'Universo. [Ma finito il colloquio si precipita a portare avanti le lancette della torre campanaria]


Don Camillo e Peppone

Una volta c'erano delle certezze; si era certi che la casa fosse un buon investimento per esempio. I fatti smentiscono.
Eravamo certi che sposarsi significasse "per sempre", ma poi è arrivato il divorzio; e i fatti ci hanno smentito ancora.
Eravamo certi che anche i mobili e gli elettrodomestici fossero fatti per durare: la lavatrice di mia nonna per esempio ha vissuto 30 anni; ora invece costa più ripararli, che sostituirli. Anzi costa più chiamare il tecnico, che cambiare una lavastoviglie.
Eravamo certi, tanto per esplorare un luogo comune, che esistessero le mezze stagioni, e diciamocelo, anche quelle intere. Nel 2008, dopo tanto tempo, c'è stato l'autunno: la popolazione, scioccata da tale imprevisto evento, si lamentava che il periodo fosse tanto piovoso... come però ricordo che succedeva una volta. D'inverno, quando ha fatto freddo come di dovere infilando a malincuore la sciarpa sulle braghe di lino e sospettando che l'estate debba durare per sempre, la gente si è lamentata anche di questo. E così via.
Quando abbiamo visto comparire i primi segnali colorati di primavera, abbiamo guardato il calendario, ormai convinti che la fioritura iniziasse a gennaio.
Riposti i cappotti e tirate fuori quelle cosine da mezzo tempo, gli strati di cotone sostituiscono quelli di lana, i sandali appaiono in vetrina... Ma un senso di tremore si è impossessato di noi (e per oggi non parliamo di terremoto, o quasi):

una volta eravamo certi di poter reimpostare l'orologio con l'ora di inizio del telegiornale. O con quel magico orologino che compariva prima o dopo, perché il TG durava trenta minuti, o forse qualcosa di meno. Molte famiglie sedevano a tavola al calcio d'inizio, e al dolce il TG era finito spegnevi la TV, i ragazzi andavano a giocare, e i grandi cominciavano commenti e risate, condite con il caffè.
Ma qualcosa è cambiato... Da qualche tempo la concorrenza tra le reti ha scatenato un fenomeno analogo alla lotta degli orologi del film "il ritorno di Don Camillo", nel quale si arrivava piano piano a perdere la contemporaneità fra l'ora indicata sulla chiesa e sulla casa del popolo, per il buffo (così sembrava) dissidio fra i due meravigliosi personaggi di Guareschi.

Non so su quale canale sia iniziata la faccenda, ma so che un giorno ho acceso la TV, alle 20.00, e il TG era già iniziato. Pensando ad un errore ho subito rimesso a posto l'orologio del VCR e la sveglia in camera. Qualche giorno dopo la cosa si è verificata nuovamente, sintonizzandomi su un'altra rete nazionale. Sistemo di nuovo gli orologi, ivi compreso quello del cellulare, senza recepire ancora niente di anormale, finché non ho iniziato ad osservare che miracolosamente uscivo di casa alle sette e dieci, e arrivavo al lavoro alle sette...
(l'esagerazione è dovere di cronaca... a tema con i giornalisti...)

Iniziando a prestare un po' di attenzione si osservava nell'ordine:
prima un leggero sfasamento... un TG inizia qualche secondo prima delle otto (pm), l'altro trenta secondo prima.
Dopo un po' di tempo l'evento è palese: inizio ore 19.59.
Ma è una gara, per accaparrarsi l'audience suppongo, ed esiste evidentemente l'Handicap per qualche rete locale, che ancora distrattamente inizia alle 20.
L'ora di inizio è ormai affermata alle 19.58, e canalecinque si affretta anche nella pubblicità, quando, a sorpresa, interviene La7: ore 19.57.
Imbattibile? non proprio. Tentando di riprendersi il primato ci riprovano anche le altre reti. Rai1 e canale5 in serata tentano disperatamente di iniziare alla stessa ora, mentre le massaie italiane cercano invano di aggiustare l'inizio delle pratiche culinarie per coordinarsi: non si può arrivare a tavola a TG iniziato, si perdono un sacco di notizie nelle prime organizzazioni...!
Gli outsider, Rete4 e Rai2, risolvono il problema diversamente: il TG4 ormai inizia alle 18.50 (ma credo che stia anticipando), e solo Rai2 resta collocata come un faro alle 20.30; per accattivarsi qualche simpatia in più divide il TG in due parti, ma è un'altra storia.

La nostra, invece, non finisce qui. Complice l'emergenza terremoto, e la fretta di informare il popolo italiano scioccato e morboso come sempre, ieri sera ecco il colpo di scena: La7 dichiara l'inizio alle 19.56.
Credo che vincerà, a meno che non si facciano coincidere i TG con le anticipazioni (che ovviamente una volta erano trasmesse "dieci minuti alle 20", ora non si sa più. A volte le fanno direttamente ad ora di pranzo).

Tralasciamo il fatto che la durata del tg sorpassa anche il tempo del caffè, e quindi qualcuno comincia a mangiare durante il tg3 (che però dura un po' meno ed è alle 19.00, credo in concorrenza col tg4); i più bisognosi di abitudini e sicurezza seguono il tg2 (30 minuti, a meno che non ci sia la partita, allora si accorgono di non avere molto da dire).
E così ora, a seconda del Tg che si guarda, non si sa più di che orientamento politico siamo, ma nascono nuove categorie psicologiche, su cui si potrebbe creare una sorta di oroscopo.

I più saggi, comunque, spengono la TV, e mangiano raccontandosi di sé e riscoprendo la dimensione familiare; oppure masticano felici, in silenzio.


domenica, febbraio 1

Premio

Non amo le catene e in questo concordo con Federico e Amelie, ma l'attribuzione da parte di Mobu mi ha commossa, ed ho lasciato che il piccolo e riottoso pezzo di me che rifiuta questo gioco, giocasse.
Niente di male, un po' di pubblicità per chi lo ha inventato, un minuto di pubblicita per noi.
E poi, se anche non è promessa sfiga, nonnostante ciò che scrive qualcuno, come si dice... meglio non rischiare. Quindi:
" "Il premio Impegno" è un premio virtuale, inventato Den, che si assegna ai blog che si impegnano per migliorare e aggiornare il meglio possibile il loro blog.
"Il premio Impegno" ha certe regole, che le persone che lo ricevono devono rispettare:
- pubblicare la sua immagine
- scrivere il suo regolamento
- premiare altri 12 blog
- continuare ad impegnarsi per migliorare e far conoscere a più persone il proprio blog" .

E naturalmente ora passiamo all'assegnazione (ho appena corretto dei compiti, quindi mi sento nello spirito giusto...)
Federico , Mobu e Al, cRi, Pierluigi, che saluto con gioia tra i lettori, e che ha due blog, ma si becca un premio solo perchè sennò non vale :)), Alessandra Fusi, Valentina Stefanini, Tsunami..., Crazy Nena, Animalia, Notiketonthebus, Cives Manf, e Il Panda, ovviamente.
Ovviamente mi sono dimenticata qualcuno, ma stando alle regole se ne potevano scrivere solo dodici. Il resto va a quei blog che seguo, anche se non come lettore ufficiale, passando di tanto in tanto, capitando per caso... e in ogni caso va a tutti quelli che, anche se non hanno un blog, si impegnano comunque a migliorare.
Grazie. Perchè senza di voi le cose potrebbero... andare diversamente!




Rabbia (nessuna foto è adatta a questo post)

Lasciatemi essere arrabbiata!
per l'oscenità e la vigliaccheria d'un atto, come lo stupro, che sporca chi lo subisce, lo marchia con un segno che porterà una vita, gli toglie (non so se solo a tempo determinato) la gioia d'una delle cose più belle che l'uomo possa fare: toccare per amore.
Sfiiorare con amore un'altra persona, inventare sui pori della pelle nuovi percorsi, attraverso monti che non hanno nome, su spiagge d'occhi senza confine, che trasportano dritti dritti nel cuore di Dio.
Secondo alcune tradizioni, percorrendo certe vie, l'energia sessuale viene canalizzata per elevare l'uomo oltre la propria finitezza.

Cosa può accadere in uno stupro?!! è ovvio, spero, che non sto parlando per quelle bestie dei carnefici, che non hanno nemmeno la concezione dell'accoppiamento nel suo senso animale di riproduzione, né quello semplice del piacere. Il piacere non è in tal caso insito nell'atto, sessuale quanto nella violenza in sè, e forse nella ridicola sensazione di potenza che 'ste bestie vigliacche e stolte credono di esercitare.
Una volta definii vigliacco un uomo con cui 'stavo', come si suol dire. E qualcuno mi disse che era un termine cattivo. Cattivo, ma lo trovai adatto. in modo diverso. e ora gli chiedo scusa. Chiedo scusa del pensiero che ho avuto. Ora, lui, l'ho capito,; l'ho anche perdonato, perdonando a me stessa di essermi lasciata ferire.
Aveva paura.
Essere Vigliacco, come lo intendo io, almeno, a fronte delle vicende di questi giorni, è un termine che starebbe male ad una iena. La iena si getta sugli avanzi degli altri animali per senso pratico, forse per debolezza... ma in natura non si assiste (a mia conoscenza) a scene quali raccontano in questi giorni.
Ci sono sempre state. Lo so. C'è anche di peggio, ma non voglio accanirmi sui pedofili, perchè la mia rabbia sconfinerebbe in quella zona in cui le parole mancano, e scatta il desiderio spasmodico di rendre vera la pistola della ragazza e con lo stesso sorriso mellifluo abolire dalla terra una certa parte di umanità.
Senza parlare. Senza le battute da film, che non so inventare (la rabbia funziona) e non riesco nemmeno a farmene venire in mente una da citare.
Dunque vigliacchi.
E se la rabbia è esplosa alla notizia dei due rumeni agli arresti domiciliari (neanche mi informo, ma immagino che siano i due arrestati per complicità e per aver nascosto gli altri o sarebbe da giustiziare la Giustizia stessa!), la mente prima serena si diletta ora ad imaginare le pene da comminare ai quattro che hanno assalito la coppia di Guidonia.

Lavoro con persone che stanno più o meno male, tutti i giorni, più o meno a lungo, da anni.
Vi garantisco che a volte torni a casa e non hai voglia di toccare neppure il cibo nel piatto, che è inanimato... figuriamoci una persona che ami. Te li senti addosso (lavarsi le mani con l'acqua fredda e fare una bella doccia aiuta, ma a volte non risolve), quelli per cui hai lavorato. Con cui hai lavorato.
Diversamente a volte tuffarsi nella carezza a/di qualcuno che ami ti solleva, e ridistribuisce la vita, riportando alla coscienza che, anche se per lavoro, ogni volta che tocco qualcuno lo faccio per-con amore.

Torniamo quindi indietro. Quanta acqua dovranno usare, le vittime di uno stupro, prima che tutto svanisca? Quanto tempo, prima che la memoria se ne vada dal corpo?
Ve lo dico. Non se ne va mai. Nemmeno quando non la senti più. Nemmeno se la superi psicologicamente in modo completo.
Puoi alzarti, e ricostruire da lì, si. Puoi trasformare l'esperienza.
Puoi elevarti e perdonare, coprendo tutto con "l'eccellente manto della Carità".
E perfino così, resta.

Sconfino: il Brasile ci ha accusato di non essere un paese civilizzato, democratico e quant'altro. Perdonatemi (è uno sfogo) ma per una volta non potrebbe essere vero?


lunedì, novembre 10

L'idraulico

Conosco un uomo, che è sordastro. Anzi, dai, diciamo che è sordo (#) abbastanza da non sentire il campanello e il citofono; e da credere che, quando si sentono dei suoni simili al driin del telefono di casa, possano essere causati dal mio cellulare. Naturalmente è il suo telefono di casa. E lui è un ingegnere delle telecomunicazioni.
Però adesso è un po' sordo. è questo che conta per la storia; non il fatto che sia una persona colta e divertente, ma un po' timido; o che, quando l'ho conosciuto, pensavo che non mi parlasse per spocchia, e invece ho scoperto che (a parte il fatto che gli viene l'affanno) è quasi un compagnone. Ha dei concetti equilibrati sulla politica, il che è particolarmente difficile per molti di noi. Lui, é uno che quando c'era la sinistra al potere ne diceva il bene e il male, e ora che c'è la destra ne dice il bene e il male. Raro.
è emotivo quanto un fiore, di quelli che si chiudono se li guardi, e nonostante anni di training respiratorio e di allenamento allo sforzo, quando deve andare in un posto gli viene il fiatone. Non perché non ce la faccia a camminare, ma perché gli viene l'ansia. Emotivo, ed obbiettivo. Unico.
Comunque, sordo, lo è.
Qualche giorno fa ero a casa sua, quando è suonato il citofono. "è il suo cellulare?" mi chiede.
No, è il citofono.
Secondo trillo.
Si sente la voce della donna di servizio, che evidentemente si è avvicinata all'apparecchio, perché la sento chiedere "chi è?".
Subentra un'altra voce: la moglie dell'ingegnere: "apra, è l'idraulico".
E io che pensavo che in casa non ci fosse nessuno! Ma evidentemente la donna di servizio, dopo tanti anni, è diventata un po' sorda anche lei. Io stessa ho dovuto suonare due volte. Magari questo è il postino.
Terzo trillo.
La donna di servizio: "chi è?"
La voce della moglie (che ci sente ma evidentemente non ha le mani (libere)), con un tono di voce ormai piuttosto teso e appena un po' stridulo... : "apra, è l'idraulico!"
Avete mai provato ad incastrare un idraulico? Ti dice che viene tra una settimana, mentre tu ormai navighi nella disperazione, se non nell'acqua. Chiudi il rubinetto centrale, hai solo acqua fredda, la caldaia non funziona.. E quando finalmente arriva (50 euro solo per arrivare con la sua manina al campanello), magari ti dice che non ha il pezzo che serve. E torna dopo una settimana. E magari quel giorno ha da fare o si dimentica di voi...
Si, sono sicura che vi è capitato.
Quarto trillo: "chi è" insiste la donna di servizio, che essendo filippina forse non sa come funziona qui con gli idraulici. Forse da loro è diverso. Forse non conosce la parola... ma dannazione! Alle grida (ormai vibranti di panico) della voce della moglie ("Apra!!! è l'idraulico!" ) almeno potrebbe fidarsi e aprire. Per gentilezza verso la signora, almeno! Che diavolo.
Effettivamente, fra l'altro era l'idraulico. E alla fine credo che abbia aperto la voce della moglie, con l'ultimo strillo. Ma forse le prime due volte era il postino, perché non ho mai visto un idraulico insistere tanto.
L'ingegnere, nel frattempo continua gli esercizi; passa l'idraulico e dopo circa 40 secondi esce dal bagno. Ha già finito. SI sente un nuovo suono, e l'ingegnere: "ma è il suo, o il mio cellulare?"
Naturalmente era quello dell'idraulico.

(#) non voglio essere tacciata di discriminazione scrivendo: sfavorito nelle possibilità uditive. Se uno non ci sente, per me è sordo. Nessuna offesa. Se sono stupida, non sono "diversamente intelligente". Sono stupida... Se sono brutta... beh, intanto non è colpa mia.
Ma questa è un'altra storia

domenica, ottobre 26

Ora (il)legale


Stavolta è successo anche a me. Stamattina esco con la bici, quasi senza colazione ma con l'allegra prospettiva di comprarmi una pasta, magari due, dopo la sfacchinata. Pedala pedala, finalmente mi sembra il momento di tornare indietro e fermarmi quindi a fare la sospirata colazione. Mi faccio di volata l'ultimo tratto del parco, via delle Capannelle, Torre spaccata e.. sì, finalmente avvisto la Cornetteria. Si tratta di una pasticceria punjiabi, dove lavorano dieci piccoli indiani, farinosi e aromatizzati alla vaniglia. Quando entri ti guardano come fossi un bignè, e ti trattano con le cure del caso: ti servono con dolcezza.
Le paste sono molto buone. E quelle italiane, da loro, acquistano un che di esotico ti fanno quasi viaggiare, lasciandoti immaginare un universo d colori (quello della versione edulcorata che il cinema della loro terra inizia a proporci).
Ho già l'acquolina in bocca, e la fame è tanta, tuttavia una telefonata (la prossima volta il cellulare resterà a casa) mi porta l'attenzione sull'ora: le 12 e 20! Capperi, mi sa che rinuncio, o mi rovino il pranzo, mi dico,; e lo faccio anche. Convinta di arrivare a casa e cucinare, a questo punto, un delicato e delizioso pranzetto, riprendo la bici e arranco, in calo di zuccheri, per l'ultimo pezzo di strada.
Breve sosta al supermarket per rimpinguare la scorta di mele, ma appena metto piede in casa sono già sulle padelle. Aglio, olio sale.. mah, magari posso sentire un TG. (penso). Solo che non ce ne sono,. E l'orologio del videoregistratore mi blocca con gli ingrdienti già versati nella cuccuma: le 11.40.

A questo punto mi restano le mele. Che hanno l'esotico sapore del Trentino, odorano dell'aria tersa delle valli tra le Dolomiti, e racchiudono un succo dolce , appena consistente. Ma , scusate, a quella crema, appena speziata di chiodi di garofano, non ci si avvicinano neanche.
A questo punto, mi resta anche una domanda: ma dove sta il risparmio, del cambiare l'ora? Nel non avr comprato le paste?
Perchè torno a casa, il pomeriggio, e devo già accendere la luce. L'Acea in genere se ne accorge.
Mi viene fame prima, quindi cucino più volte.. ingrasso e devo andare dal dietologo.
Col fatto che fa buio presto mi pare più freddo; quindi corro a comprare un maglione.
Sto esagerando? Ma pensate a quanto si lambicca l'organismo, che, secondo la medicina cinese, ha tutta una serie di ritmi di maggiore e minore attività degli organi, legati agli orari..
Le implicazioni sono infinite; hai male da una parte dalle 17 alle 19 : sono i reni, con l'ora solare. Con quella legale devi far di conto, e ci arrivi lo stesso, ma il bioritmo no. Ti tocca andare a fare agopuntura, per bilanciare i meridiani...
Allora, dov'è il risparmio?

giovedì, ottobre 16

I viaggi di gul(p)liver 2

premessa
Un certo Carlo Collodi, in un tempo abbastanza lontano, scrisse la storia di un burattino di legno, con la quale per anni ci hanno tenuto similitudini del tipo: "se dici le bugie ti cresce il naso", "se non studi diventi un ciuchino", "non siamo mica nel paese dei balocchi"..ecc. Storie dell'orrore da propinare giusto ai bambini, che prima o poi diventano grandi e capiscono, come per i film, che si tratta di effetti speciali, e che le cose non sono sempre come le raccontano. Semmai peggio.
Facciamo un esempio: un mio amico mi ha parlato di un horror di serie Z, su delle pecore assassine. Oggigiorno capita di tutto, perfino che il pesce rosso impazzito soffochi il proprietario saltandogli in gola mentre dorme, tuttavia, un film sulle pecore assassine.. ma via, diciamo che si capisce che se una pecora ti morde non diventi una pecora mannara. Al massimo (è il "semmai peggio") ti viene la rabbia. La rabbia per essersi fatto mordere da una pecora.. Mi sento stupida solo a pensarci.
Torniamo bimbi: la storia del paese dei balocchi mi sembrava un po' inverosimile, ma completamente assurda mi pareva quella di Pinocchio arrestato perché era stato derubato.
Quella, ho capito col tempo, era invece una storia vera.
il fatto (vero)
Il problema è, che quando l'uomo inventa i mostri, nella realtà si manifestano davvero, e "semmai peggio", come dicevamo. Avete presente il gigantesco omino Michelin in Ghostbusters? e dire che a vederlo in TV sembra soffice quanto un gatto persiano (...lasciamo stare il carattere dei persiani).
Torni a casa,un giorno, e trovi una cortesissima lettera dell'ufficio pubblico X: "gentile contribuente [sei gentile se contribuisci, dopo un po' cominci a diventare Egregio o giù di lì] ci siamo accorti che siccome si è dimenticato di pagare trentamila lire per .... Adesso bisogna che ce ne paghi centotrentaduemila. Infatti Lei ci deve le trentamila lire,ovviamente, e in più c'è la tassa per la morosità, spese d'istruzione pratica [e lasciatela ignorante, 'sta pratica], marca da bollo, carta intestata, e naturalmente le spese postali.
La preghiamo di pagare con l'apposito bollettino".
Solo che il bollettino non c'è. Il gentile contribuente, che è anche molto indaffarato, preferisce aspettare che ne spediscano un altro, piuttosto che fare anche la fila per richiedere il bollettino. Passa un mese, e l'ufficio pubblico X, puntuale come la morte e, appunto, le tasse, riscrive:
"Gentile contribuente [stranamente è assente il tono di minaccia, ma capirete perché], ci dispiace ma ci siamo sbagliati: Lei in effetti le trentamila lire le ha pagate [il gentile contribuente tira il fiato e sta per riporre il foglio, quando si accorge che c'è una seconda pagina. Sembrandogli troppe due pagine di scuse va avanti nella lettura]. Quindi non si preoccupi, non dovendo pagare le trentamila lire che ci ha già versato, Lei non ci deve centotrentaduemila lire, ma solo centoduemila.
Da pagare col bollettino allegato."
[che stavolta c'è.]
E il gentile contribuente paga, perché è gentile. e anche perché fare ricorso gli costa più che pagare.