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lunedì, maggio 27

...è sempre (in)sostenibile la  leggerezza dell' essere quando i fratelli sono insieme, muori da vivo,  e la gioia si allarga all'infinito in un punto del cuore che è al di là del tempo e dello spazio.

 Certe cose (amicizie) parlano in silenzio, e non finiscono nel silenzio, perché ciascuno ri suona nell'armonia  E... quando si va via, lascia di sé una sola nota: "do"...

domenica, novembre 15

Continuando ad amare.

Continuerò a cercarti,
nei sassi e nei fili d'erba, nell'oceano e nella goccia,
nel vento e nel respiro, nel fuoco e nella scintilla.
Continuerò a cercarti,
dovessero volerci altri mille baci, mille altri inganni dei sensi,
tenuti accesi, e totalmente persi di te, nei nomi con cui ti chiamavo.
Continuerò a cercarti,
nel pieno e nel vuoto, nel dietro e nel fuori,
nel davanti e nel dentro, nel sopra e nel sotto,
a nord, a sud, ad ovest, ad est.
Nello zenit e nel nadir del mio cuore,
già tre volte creduto uno di due, che si era fatti uno.
Nel mio cuore creduto tuo, del nome con cui ti ho chiamato,
Continuerò a cercarti,
perché non sei mai stato via a lungo, e sei qui, perfino ora
che ti sto errantemente anelando.


Per questo, continuo a cercarTi.
perché ti perdo nella stoltezza del mio desiderio umano
di leggerti in una forma, per poterti toccare.
Ti perdo nella schiavitù del mio desiderio umano,
di percepirti solo con i sensi che riconoscono le cose.
Ti perdo nella povertà del mio desiderio umano
di possederti come un tesoro, per contare di averti.
Ti perdo nella guerra del mio desiderio umano
che credendoti da me separato, lotta per conquistarti.
Ti perdo nel deserto del mio desiderio umano
che se non ti vede intero, crede che tu non sia.
Ti perdo nella bruttezza del mio desiderio umano,
che parla con parole che non hanno spazi e silenzi.
Ti perdo nella morte che è il mio desiderio umano
che si perde nello sconforto, ingannato dal tempo.

Continuo a cercarti.
E nella sapienza di una luce che brilla dietro la pagina,
nel governo dei sovrasensi che spremono l'impercettibile,
nella ricchezza del riconoscere l'oro puro dell'anima
che forma le cose, senza perdersi nella forma che vedo,
nella pace del sentirti dentro ciascun respiro, seppur non mio,
nella fertilità del pensiero che sale fino a rompersi per recepirti,
nella bellezza che è in ogni immagine, prima che se ne faccia cenere,
nella vita che scorre senza fine nella sua fine dal suo principio,
ti troverò.










venerdì, gennaio 18

un certo a - dio...

"Che partenza sarebbe, altrimenti?"

Mi sei mancato ancora, ieri,
perché "Io" non posso trovarti
che in quell’angolo di cassetto,
dove è nascosto il profumo di te.
Manchi ancora in alcuni respiri
quando tento, mentre voglio fare a pezzi
tutta la rabbia di questo a(d)Dio;
ma sei andato, e non è il tempo
per salire fin dove ci confondiamo,
e non è il tempo di scendere
perché non posso confondermi
senza perdere quest'anima una,
di cui eri il pezzo mancante, e mancando
e mancandomi, s'é resa io e te, intera.

E arresa al momento giusto di separarsi,
sono qui, sol una, internamente;
divelta all'interno da radici secche
e dilaniata dall'espendermi per percepirti:
eri una stanza segreta, e ora sei
un infinito spazio, quando cercandoti
ti trovo in brandelli di ciascuna cosa
e ti rimetto insieme amando questa dilatazione.
Così manchi alla nostalgia piccola
che ti vedeva andare come l'anima vagabonda,
che si fregiava di frammenti condivisi fragili,
di borse non troppo piene e non ancora vuote,
in cui piegare la mappa delle solitudini,
e appuntare la direzione dei miei viaggi.

Ma ora c'è la strada dietro di me,
che è il luogo dei ricordi
che ci hanno tenuti insieme;
e c'è la strada innanzi a me,
e sono solo una, come un cerchio
che gira, si chiude, e si quadra e gira,
ed è il luogo dove, se non siamo uno
siamo più di due: tu il mio cuore nei cieli,
e io, il mio cuore sulla terra.

Che solitudine sarebbe altrimenti?

Certo, manchi agli occhi e alle mani
mentre accosto le finestre perché lo zefiro
del nostro tempo, ormai tramontana,
cerca di entrare; lo tengo a bada,
incespicando per un attimo senza respiro,
prima di spalancare la porta al nuovo giorno.
Inspiro me, ed espiro te. E respiro ancora.

La tramontana che cambia il cielo
non disegna il tuo corpo in nessun orizzonte.
ma ho caldo in questo cuore spaccato
(tu il mio cuore nei cieli
io la tua gloria sulla terra),
che si raccatta nel suo setto interno
e mi fa tutta intera con il suo solo colpo.
un battito asincrono perché assente
il suono doppio e la traccia dei tuoi passi.
Che partenza sarebbe, altrimenti?


mercoledì, ottobre 24


Quest'oggi voglio donarvi una poesia, che mi hanno regalato durante la vacanza yogica (il viaggio dentro 1-2-3) di questa estate. Mancandomi la capacità di tradurla, ma non essendo soddisfatta delle versioni trovate, la lascio in inglese.. Abbiate pazienza, appena possibile la traduco :-)
The Invitation by Oriah

It doesn’t interest me
what you do for a living.
I want to know
what you ache for
and if you dare to dream
of meeting your heart’s longing.

It doesn’t interest me
how old you are.
I want to know
if you will risk
looking like a fool
for love
for your dream
for the adventure of being alive.

It doesn’t interest me
what planets are
squaring your moon...
I want to know
if you have touched
the centre of your own sorrow
if you have been opened
by life’s betrayals
or have become shrivelled and closed
from fear of further pain.

I want to know
if you can sit with pain
mine or your own
without moving to hide it
or fade it
or fix it.

I want to know
if you can be with joy
mine or your own
if you can dance with wildness
and let the ecstasy fill you
to the tips of your fingers and toes
without cautioning us
to be careful
to be realistic
to remember the limitations
of being human.

It doesn’t interest me
if the story you are telling me
is true.
I want to know if you can
disappoint another
to be true to yourself.
If you can bear
the accusation of betrayal
and not betray your own soul.
If you can be faithless
and therefore trustworthy.

I want to know if you can see Beauty
even when it is not pretty
every day.
And if you can source your own life
from its presence.

I want to know
if you can live with failure
yours and mine
and still stand at the edge of the lake
and shout to the silver of the full moon,
“Yes.”

It doesn’t interest me
to know where you live
or how much money you have.
I want to know if you can get up
after the night of grief and despair
weary and bruised to the bone
and do what needs to be done
to feed the children.

It doesn’t interest me
who you know
or how you came to be here.
I want to know if you will stand
in the centre of the fire
with me
and not shrink back.

It doesn’t interest me
where or what or with whom
you have studied.
I want to know
what sustains you
from the inside
when all else falls away.

I want to know
if you can be alone
with yourself
and if you truly like
the company you keep
in the empty moments.



By Oriah © Mountain Dreaming,
from the book The Invitation
published by HarperONE, San Francisco,
1999 All rights reserved


martedì, ottobre 9

Non ti ricordo, quando non ci sei.


Ho smarrito il rumore di scoppio
del tuo ridere fuori dalle cose,
del fruscio della luce che cresce
parlandomi dietro ai tuoi occhi.
Il colore che ascolto mutare
tra il dorso e il palmo,
mentre trattieni dentro i gesti.

Non ricordo che questo,
e ti cerco silenziosa attorno al cuore,
negli spazi colmati d'altri occhi e mani;
delusa a volte tra un battito e l'altro,
quando si trattiene come un respiro mancato,
ingannato anch'esso da parvenze d'aria.

Mi ferisco per scusarmi le lacrime
che m'irrigano la solitudine e colmano
quest'assenza dilatata; cui mancano
perle di riso, e sussurri tra gli occhi.
Il cangiare delle nubi nel cielo,
non da l'emozione delle mani che ondeggiano.

E senza ricordo, sono solo “io”
quando “tu” non ci sei.

giovedì, luglio 5

Alla ricerca di te


Nessun libro mi legge il contorno
del lato che tieni nascosto;
a prua di navi in transito, m'inganno
credendole talvolta l'arca, e a volte
l'ancora che mi riconduce
alla partenza, se smarrisco la rotta.

Una rotta che avevo accennato
e che ora si scrive da sé, inducendomi
a doppiare il capo, abbastanza lontano
da vedere ambo i lati in un volto,
mentre a volte mi schianta naufraga
sulla costa di un profilo solo.

E mi perdo, non sapendo ricordare.
Mi perdo la via del tuo cuore
tra le onde che spazzano il mio
irridendomi con pochi riflessi.



lunedì, gennaio 30

Conosco il suono e la profondità
del nucleo, che dalla terra erompe
e inondandomi da vita alla fissità
delle radici, scuotendomi le fronde.

Conosco il canto chiaro degli uccelli,
e fra le note e fra le pause del volo,
quel piccolo silenzio gioioso, che inanello;
una catena che mi trattiene nel vento.

Conosco nuvole, che s'ammassano
quando il respiro s'eleva oltre il confine
dello specchio d'acque,  che rabbrividisce
il mio riflesso, prima immobile e sottile.

Conosco l'incendio di sole che m'avvolge
nel giorno, e l'imposizione del cuore
ch'è sia scudo, sia arma di protezione:
batte libero, e sono un giocatore in piedi.

Conosco l'immagine incisami addosso
di chi guarda; occhi che si confondono in occhi,
talora al ritmo sinusoidale di due respiri uniti,
talaltra in uno scontro sui perimetri dell'io.

Il confine fra ciò che sono e ciò che conosco
appare invalicabile, è intracciabile, inestistente.

E' tutta una storia, e io che credi nulla,
son parola di principio, il racconto, la culla,
l'arma e la resa, il campo e la battaglia e l'azione.
Nell'agire, agire è l'unica vittoria.

venerdì, gennaio 13

Il canto degli uccelli


A volte ho errato nel canto degli uccelli,
tessendo tra le lacrime e il sudore
il grido roco dei gabbiani, il volo basso
di storni e rondini prima del temporale,
con le parole arrese e senza scintille:
aneliti a sollevarsi d'un'anina senz'ali.

Le piume scarse si son poi fatte penne,
con cui segnare di nostalgie d'istanti,
del solo esserci, dell'esperirsi in moto;
è il sangue nero l'immutato inchiostro,
che lacera di gioia bianchezze di fogli,
che incide rughe su innocenze d'anima.

Strappati, come a un prato aggredito
i magri resti d'entusiasmi e illusioni,
di rammarico, dolore, stordimento,
versati fuori con o senza rima,
sono rimasta con nudità d'intenti
a contemplare lo spazio del tempo.

E mi ci immergo adesso, sospinti al vuoto
dalla balaustra della mente, la noia, lo sconcerto
e le immaginazioni, che resistono al volo
ed alla permanenza solitaria e avvampante
di sensazioni, morte all'istante che vivono,
ingiudicabili espressioni d'un canto silente.

Di questo trasmutare, immutata costante,
rimane sul fondo una consistenza di sale.

domenica, dicembre 18

Premessa...

Appartenermi vuoi davvero, amico mio?
Tu di nessuno sei, se non di te,
e aneli me conoscer seppur ora,
neppur hai il cuore tuo veduto ancora.
Conoscilo e per prima cosa afferra
la tua prima materia da mutare,
i tuoi metalli tutti, la tua terra
dall’emozioni erosa, che son mare.
E l’aria, che l’animo compone
col fuoco riscaldare devi, piano,
poi mesci tutto ciò nel calderone,
è questo che noi maghi trasmutiamo!
Ponendo il detto sopra a cucinare,
raccolto il materiale da te stesso
vedrai come d’incanto t’apparire
che tutto ti compone pure adesso
che tu cercando vai nell’altrui cuore
il paio, l’altro, che ti dia l’ “Amore”!
Ancora appartenermi non vorrai,
ne’ me vorrai tenere tanto stretta
poiché formando il filtro scoprirai
che dentro ha(i) l’infinito che ti spetta
se immobile al tuo posto non ristai
e muovi, pur muovendoti giammai!



Benvenuti, nuovi lettori, e cari amici "vecchi", 
che passano, aspettano cercano; ciascuno di noi ha dei momenti in cui scrive altrove, in camera esterna se posso dire, e sospende il racconto di sé; ma non dimentichiamoci mai. 
L'attenzione ora, è verso un fuori, che mi sta dentro come un'appartenenza, che però (così avevo auspicato in questo scritto anni fa) non è un possesso egoico.. (e così sia), ma un'espansione di coscienza. 
 

lunedì, settembre 5

Non incolpare nessuno

Non incolpare nessuno,
non lamentarti mai di nessuno, di niente,
perché in fondo
Tu hai fatto quello che volevi nella vita.

Accetta la difficoltà di costruire te stesso
ed il valore di cominciare a correggerti.
Il trionfo del vero uomo
proviene delle ceneri del suo errore.

Non lamentarti mai della tua solitudine o della tua sorte,
affrontala con valore e accettala.
In un modo o in un altro
è il risultato delle tue azioni e la prova
che Tu sempre devi vincere.

Non amareggiarti del tuo fallimento
nè attribuirlo agli altri.

Accettati adesso
o continuerai a giustificarti come un bimbo.
Ricordati che qualsiasi momento è buono per cominciare
e che nessuno é così terribile per cedere.

Non dimenticare
che la causa del tuo presente é il tuo passato,
come la causa del tuo futuro sarà il tuo presente.

Apprendi dagli audaci,
dai forti
da chi non accetta compromessi,
da chi vivrà malgrado tutto
pensa meno ai tuoi problemi
e piú al tuo lavoro.

I tuoi problemi, senza alimentarli, moriranno.
Impara a nascere dal dolore
e ad essere piú grande, che è
il più grande degli ostacoli.

Guarda te stesso allo specchio
e sarai libero e forte
e finirai di essere una marionetta delle circostanze,
perché tu stesso sei il tuo destino.

Alzati e guarda il sole nelle mattine
e respira la luce dell’alba.
Tu sei la parte della forza della tua vita.
Adesso svegliati, combatti, cammina,
deciditi e trionferai nella vita;
Non pensare mai al destino,
perché il destino
è il pretesto dei falliti.
 

Pablo Neruda

giovedì, maggio 5

Giochi





Sempre divisa, lacerata, in pezzi
vittima del mio cerusico preciso
quel razionale che m’estirpa sempre
recide, spezza, le emozioni imberbi.

E lor, gramigna, erbaccia, svelte
tentan riprendersi un qualunque spazio
si fanno avanti risfociando, esperte,
laddove san più scarsa la difesa,
nelle rabbie incomprensibili alla mente
che soggiogata crepa, pe’ un istante!

Poi si rinvien, dall’incubo impietoso,
prova, s’arrangia a risanare tutto,
s’invelenisce contro le ribelli
che del suo regno minano la sorte.

Ma il ricader sì spesso nell’errore
le insinua il dubbio, saggio consigliere,
che possa sorger forse un’alleanza
da questa guerra, in stallo permanente.

Si fa più lieve la tensione eterna,
pare veder infine in lontananza
un lume tenue che risponde al nome
d’Amore, il fiore nato dall’unione.

mercoledì, aprile 20

Auguri

Con l'approssimarsi della Pasqua, ma già avremmo dovuto percepirlo dall'equinozio di Primavera, si apre una nuova possibilità di rinascita. La terra esplode verso il cielo, in un tripudio di fiori e foglie d'un verde elettrico e allegro; indossa un nuovo vestito, che ricopre le nudità di rami della notte invernale.
A noi uomini, a volte per intuizione, a volte perchè ci introduciamo in un nuovo ambiente, a volte... perchè finchè restiamo "giovani dentro" c'è sempre una nuova primavera, è concesso più facilmente e velocemente di cambiarci d'abito. Tuttavia, benchè possa essere fatto
 come atto magico, non sempre questo porta ad un effettivo cambiamento. Ma in questo appena avvenuto passaggio, il mio augurio a noi tutti è che possiamo vestirci di nuovo, e con gioia scoprire qualcosa che è dentro di noi...
indossiamo il vestito dell'imperatore, e scopriamo che il Re (la luce in noi) a ben guardare, è nudo.
Tantissimi auguri di BUONA PASQUA!!!



L’abito (Iniziazione)

Delle mie vecchie spoglie denudato
son morto! al principio del cammino,
rivestito, dopo essere iniziato
son rinato, con l’animo bambino.

E volgendo dattorno gli occhi nuovi
verso quelli di cui io ero il frutto
riconobbili abbigliati come me,
e sentii che gli ero uguale in tutto.

Lo sguardo, poi, cercare volle il corpo,
delle passioni oscure ospite stolto!
Nessuna forma più vi si scorgeva,
stava come marmoreo, grezzo blocco
che di scultor la mano s’attendesse
per disvelar l’idea che v’era sotto.
Del Michelangelo memoria antica
mi s’affacciò passando a questa vita!

Mi s’era infatti per mia scelta dato
un bianco foglio in cui ricominciare,
trasmutando la forma del passato
e proseguire l’arduo mio scalare.

Li vidi allor muovere lentamente,
passione e razionale, cuore e mente!
In un caleidoscopico mutare
si dividevano e tornava’ assieme;
il mal sopito s’aveva a rivelare
ed il conoscerlo mi dava nuova speme.

Di definito e forma non più schiavo
mirai dinnanzi, vasto, l’orizzonte
vidi così che, sulla via che andavo,
ero della Creazione figlio e fonte.

martedì, marzo 1

Tutto il tempo è adesso

(la rosa del cuore)

Dove sono la spada e l'armatura?
dove il seme, che caduto a terra giace,
dove il vento, che moveva lo stendardo?
La tempesta ha le sue vittime, poi, tace.

Che destino ha preso il bimbo dalla culla?
Era infante, che correva sul sentiero,
già canuto si domanda tristemente
che sia stato, dell'ultimo pensiero.

Or si guarda, nello specchio che temeva,
sciolta effige gli rimanda, invece, quello;
ed il vecchio trasale e si rallegra
nel vedersi al tempo stesso ancor fanciullo.

Stanno qui la vita, e tutte le venture,
l'esser solo, il maschile e il femminile,
nell'incontro dell'immagine bifronte
si comprende che null'altro è da cercare.

Perso il senso del rincorrere qualcosa,
resta intatto, il secreto della rosa.


Lila

giovedì, gennaio 27

Anima mia




Oh, anima mia, dove passeggi adesso?
In un tempo inchiodato a se stesso
quasi chiuso nel ventre infecondo
d’una notte che non cede al giorno.
Mi riverbera attorno il tuo suono
che rammenta il cantare che’l mare
fa alla sponda, che ninna leggero
nell’aurora dei nuovi mattini.
E il momento s’attarda, infinito,
un po’incerto su quale confine
porre il piede, sì come scegliesse
se fermarsi o trascorrere, infine.
Ed in questo tentennare incerto
mille i modi per guardare l’uscio
ma a chi ha chiuso se stesso in un guscio
ed aspetta, nessuno ha riaperto.
Mentre altri ha mangiato i suoi figli
spalancando la porta al possibile
ma è restato inchiodato alla soglia
spaventato da tutto lo scibile.
Poi c’è Quello, ch’ha osato d’andare
e percorso ha anche l’ultima scena,
smosso ha il vento e caduto è il sipario
e ora danza in un alba serena.

E tu, anima mia, dove passeggi adesso?

domenica, novembre 28

Mai è andato altrove, colui che parte

  Nessuna tappa può sembrar la meta
all’uomo che cercando va se stesso,
la vive, si, con l’animo poeta
cantando con stupore sempre intenso.
   Eppur appena varca il bel confine,
fra quel che fu anelato e il compimento
dell’atto che sognava, vede alfine
ch’è stato un illusorio movimento.

domenica, novembre 7

Se


Se puoi mantenere la calma
Quando tutti intorno a te la stan perdendo
E a te ne attribuiscono la colpa
Se puoi fidarti di te stesso quando tutti dubitano di te
Ed essere indulgente verso chi dubita
Se puoi aspettare e non stancarti nell’attesa
Mantenerti retto quando la falsità ti circonda
Non odiare quando sei odiato, e malgrado questo
Non apparire troppo buono, né nel parlare troppo saggio
Se puoi sognare e non abbandonarti ai sogni
Se puoi pensare e non perderti nei pensieri
Se puoi affrontare il trionfo e il disastro
E trattare ugualmente questi due impostori
Se puoi sentire le verità che hai dette
Trasformate dai cattivi per trarre in inganno gli ingenui
Vedere infranti gli ideali cui dedicasti la vita
E resistere e ricostruire con istrumenti logori
Se puoi fare un fascio di tutte le tue fortune
Giocarle a un colpo di testa o croce
Perderle e ricominciare da capo
E mai dire una parola di quanto hai perduto
Se puoi costringere cuore, nervi, muscoli
A resistere anche quando sono esausti
E così continuare, finché non vi sia altro in te
Che la volontà che dica ad essi : resistete
Se puoi crescere in dominio e mantenerti onesto
Avvicinare i grandi e non disdegnare gli umili
Se ti curi di tutti, ma di nessuno troppo
Se puoi colmare l’inesorabil minuto
Con sessanta secondi di opere compiute,
Tuo è il mondo e tutto ciò che è in esso
E, quel che più conta,
Sei un Uomo.
Rudyard Kipling



















Raccolgo questo fiore per dedicarlo a mio Fratello, in occasione del suo trascorso compleanno.
Con amore, nel tentativo si riesce o si muore. Ma la morte, diceva alcuno, è solamente il Principio.

sabato, ottobre 30

il 'mio' lavoro

Incido, plasmo, combino, coloro,
soppeso e sorrido e parlo, per dare
o scoprire la forma alle storie del mondo.
Riprendo le pieghe, riapro, ricucio
lo strappo profondo... tra la pelle e il cuore;
son sarto e son mago.

E il mago ha la pelle di coccodrillo
densità chaotica d'acqua di palude, 
impenetrabile e fredda superficie;
e spazio tiepido tra le scaglie.
E sopra ha gli occhi d’aria: oltre l’azzurro,
se te lo perdi, c’è dietro nulla.

Occhi di cristallo impregnati
dell’essenza calda della terra.
Così il cristallo è il diamante,
il diamante che adorna è carbonio,
il carbonio è una collana di perle
che si muovono, e vuoto.
Suono e vuoto fra di esse.

Alla fine è il vuoto,
la parte predominante nella natura.

Se prendo una pausa per ritrovare il taglio,
m’acccorgo che altri son perduti
e cercandomi  in essi ritorno sentiero,
lì mago, sulla via circolare.
Dietro, i giorni di prove infinite
riposti in ordine, contati coi passi
ormai sgranan le vecchie abitudini;
davanti, é  il ricamo sul velo,
la tasca incollata sul cuore
la stanza dove giace l'indizio
per calzare il vestito perfetto.

Incido, plasmo, combino, coloro,
soppeso e sorrido e misuro,
parlandovi in forma rimetto
in ordine il filo della favola.
Per questo narrare e coprire
si dice alle volte che mento.
Ma il trucco che cerchi, non è
né il riflesso, né il vestito cucito.

mercoledì, luglio 28

incontro all'infinito

Lo sapevo, che saresti andato.
io ho le ossa cave degli uccelli
e larghe ali che frusciano
muovendosi sulla tua pelle.

Tua hai la pelle che fruscia
Come la sabbia nelle mani;
hai le ossa dure della terra
ed i pensieri ‘fitti al suolo.

La tua speranza d’altezza
Sta nel quanto riescono a crescere.

La mia speranza dell’altezza
È un volo permanente verso la tempesta.

Lo sapevo che saresti andato,
ma le perpendicolari s’intersecano
a volte apparenti parallele
in un luogo che sta tra me e te.

Quel punto mantiene la distanza
Infinita risorsa per avere una spinta al moto.

mercoledì, giugno 23

Oggi che non ci sei, percepisco
l’odore ricorrente del mare
non più sommerso dal profumo di te.

Mi prende, ma mi perdo di nuovo
fra i ricordi che fremono
come fiori, sui rami attraversati dal vento.

L’odore, ha il suono d’un tuono,
promessa di temporale dal cuore;
di gocce che inumidiscono la pelle,
non ancora lacrime, non proprio pioggia;

Il rumore torna, se non mi lascio,
lasciandomi indietro affogata in battigia,
o come se fossi un giglio fra le dune
a invidiarne la fuga apparente.

M’appartengo e col tremito allento
la presa, lasciando che arrivi,
mischiato a un clamore di sale
il vento che strappa e fa male.

Sul guano del dolore che impazza
riscivola l’onda, e un profumo  leggero
schiaccia a terra i petali incauti,
ricordi caduti sul viale dell’anima.

E mi tengo in piedi, vergine di te.

martedì, giugno 8

Un saluto

Auguri Pellegrino


Fa’ grandi le ali
nello smarrirsi
dei giorni,
all’incanutirsi
della chioma.
Siano piume le rughe
che rotoleranno
sui tuoi anni.
Sia innanzi al passo
la luce,
e non vane le ombre.
È nella tua mano
il destino.
Fratello.


Queste parole avevo scritto, una volta, per il compleanno di mio fratello. Sono sue. Giacciono sulla pagina e nella vita. Le prendo in prestito per salutare qualcuno che se ne va un po' più in là. Non dico lontano, perchè lontano è un posto da cui non si torna. E' un posto dove non ci si sente più uniti. E' il posto dove, nonstante si rsti nel cuore, si finisce con il non sentirsi più.
Il saluto di oggi è per Albafucens... non andare troppo lontano!