sabato, ottobre 30

il 'mio' lavoro

Incido, plasmo, combino, coloro,
soppeso e sorrido e parlo, per dare
o scoprire la forma alle storie del mondo.
Riprendo le pieghe, riapro, ricucio
lo strappo profondo... tra la pelle e il cuore;
son sarto e son mago.

E il mago ha la pelle di coccodrillo
densità chaotica d'acqua di palude, 
impenetrabile e fredda superficie;
e spazio tiepido tra le scaglie.
E sopra ha gli occhi d’aria: oltre l’azzurro,
se te lo perdi, c’è dietro nulla.

Occhi di cristallo impregnati
dell’essenza calda della terra.
Così il cristallo è il diamante,
il diamante che adorna è carbonio,
il carbonio è una collana di perle
che si muovono, e vuoto.
Suono e vuoto fra di esse.

Alla fine è il vuoto,
la parte predominante nella natura.

Se prendo una pausa per ritrovare il taglio,
m’acccorgo che altri son perduti
e cercandomi  in essi ritorno sentiero,
lì mago, sulla via circolare.
Dietro, i giorni di prove infinite
riposti in ordine, contati coi passi
ormai sgranan le vecchie abitudini;
davanti, é  il ricamo sul velo,
la tasca incollata sul cuore
la stanza dove giace l'indizio
per calzare il vestito perfetto.

Incido, plasmo, combino, coloro,
soppeso e sorrido e misuro,
parlandovi in forma rimetto
in ordine il filo della favola.
Per questo narrare e coprire
si dice alle volte che mento.
Ma il trucco che cerchi, non è
né il riflesso, né il vestito cucito.

venerdì, ottobre 22

Sono una creatura - Ungaretti

Ogni momento accade, una nascita e una morte.
Una luce si spegne negli occhi,un cuore eietta l'ultima goccia,  una mano lascia la tua che con l'inchiostro residuo di quella goccia ne tracci il ricordo.
Una nascita e una morte. A volte vediamo solo la seconda, nella fine di un amore, nell'amicizia sfiorita, nella delusione di un progetto fallito; senza vedere che la strada, dietro l'angolo prosegue.
Una nascita, dunque, è quella di coloro che si staccano dal letto dopo aver baciato gli occhi di chi parte per altro viaggio. E spesso, come nascita, è inconsapevole; tanto più, quanto più la persona ci è vicina e occupa uno spazio in quella casa che chiamiamo cuore.

E' morto un uomo buono.

Una persona "di cuore", che aveva così tanta solitudine dentro da accogliere tutti, senza colmarla mai. Un uomo che era quindi uomo, come noi. Che aveva così tanta solitudine fuori da arrivare da solo fino all'ospedale, gettare il suo cuore ingombro di noi sulla barella di pronto soccorso, e spegnersi dopo qualche giorno espirando in un tubo oltre il vetro della sala di rianimazione.

Non conosco le formule, ma so che alcuni riti religiosi prevedono, o prevedevano, che l'anima venisse accompagnata fino ad un certo punto del viaggio, così nel mio cuore a porte spalancate e con voce sommessa, mi auguro che tu, uomo buono, possa udire il suono dei tanti che hai accolto accompagnarti fino a quell'altra soglia, che hai visto aperta alla fine del corridoio della cardiochirurgia.

Per quel tuo cuore grande, col setto deformato, la gittata bassa, le pareti sfondate da tutti quelli che ci sono stretti dentro, e cercano di restarci anche ora,  scrivo ora. Spero che l'esserci e l'esserci stati, ne tragga gli ultimi pesi. Sarai solo come non mai, e mai non solo così. Ciascuno di noi in questo momento ti sta reggendo, così che nel passaggio, il tuo cuore sostenuto superi la prova della piuma e tu possa andare oltre. Verso una nuova nascita, in qualunque modo succeda. Verso qualunque cosa tu pensi di trovare oltre.

Scrisse, un uomo:

SONO UNA CREATURA
Valloncello di Cima Quattro il 5 agosto 1916


Come questa pietra
del S. Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disanimata

Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede

La morte
si sconta
vivendo


E al termine di questo saluto, mi permetto di dare una mano a chi resta sul binario a guardare il treno col fazzoletto in mano, durante una qualunque di quelle morti che crediamo essere una fine, ma che sono solo il punto in cui il serpente si mangia la coda. Vi tendo un regalo che mi ha fatto Laura con un suo post, che ho letto questa mattina, cui rimando sperando di ricordarmi la storia, ogni volta che ne avrò bisogno.

martedì, ottobre 12

viaggi nel tempo

Intanto bentrovati. Ai nuovi lettori, ai vecchi amici, a voi di passaggio.
Un paesaggio nuovo si apre attorno ai miei occhi, in questi tempi, che mi rifila gentilmente i margini, sapete, quei contorni bianchi che ogni tanto stampano a cornice delle foto. Ecco.


Quelli vengono sfrondati, e piano piano, mi pare, la visione ha il permesso di prolungarsi oltre, fin quasi a perdersi se Ragione non le tenesse una briglia lenta, ma non abbandonata, addosso.

Eppur nella condanna dei miei occhi circondati dalla montatura degli occhiali, smontare l'immagine racchiusa mi pare una buona via per passare oltre alle illusioni.
E inizio, 'chè la Via in ogni caso parte, se non porta, da qualche parte. In genere dalla porta di casa, per ricondurre al giardino sul retro. Ma questa, forse, è un'altra storia.

Il Fatto, non proprio fatto, ma appena accennato, è che sto tentando di leggere uin romanzo che mi hanno consigliato. Io non ci so fare con i romanzi; mi prendono alle prime pagine o mi lasciano perplessa, e io li lascio sul comodino sotto qualche saggio, ad acquisire sapienza. Questo però ha una bella idea. Si mette a seguirmi anche quando sopra c'è anche la tazzina del caffè, e gli avanzi della colazione. RIesce non so come a venirmi dietro. Sarà che parla di viaggi nel tempo quindi può darsi che mi raggiunga quando è il momento giusto.
E l'ultima volta è successo sull'aereo da Genova, un giorno che per incidentalità è rimasto come sospeso fra sé e "se".
Viaggiavo in giornata, il che ha reso a tutto un'atmosfera un po' fuori dal quotidiano, e mentre lasciavo a terra il cielo conosciuto, e vedevo le stelle specchiarsi sulla buia distesa che ha preso il posto del paesaggio diurno, una serie di episodi hanno preso posto negli spazi sorvolati. Figure che si muovevano a Lucca, più in là, verso Firenze, sul lago di Bracciano. Su tutta la vita.
Dice, Tulku Urgyen Rimpoche che tutti coloro che incontriamo sono stati nostro padre e nostra madre. Così di comportarci con ciascuno col rispetto e l'amore che gli dobbiamo.
in questo viaggio nel tempo ho visto ciascuno diventarmi come figlio, viceversa, dopo il processo contrario. La vita intera ha perso la solitudine dell'IO in una sconfinatezza più devastante, ma di una rarefatta ed intensa bellezza.
Lassù, in mezzo alle stelle del cielo e della terra, che erano come fiamme di luce delle vite che ho sfiorato, una volta ancora s'è aperto il fiore del mio cuore. Ho amato piangendo, ed ho creduto in dio.

Grazie, a tutti voi.


il libro è "la moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo". Su Wikipedia è raccontato anche troppo, quindi se vi incuriosisse, non leggete la trama!

sabato, ottobre 2

Mal di Londra (2)...l'anno dopo- ultima parte

Mi sveglio sognando ancora le immagini del British Museum, di cui i ragazzi mi hanno mostrato le foto.
E con questo contorno artistico ci avviamo verso Camden Market. Non so bene cosa aspettarmi, ma mi è stato così raccomandato di andare che non si può evitare; cerchiamo di associare qualcosa per rendere organica la giornata, e stabiliamo di andare allo zoo, dopo.
Camden Market, dopo le Camden Lock smette di assomigliare a Portobello, e si caratterizza con un impagabile collezione di cavalli bronzei, memoria delle origini del posto. 
E' un allegro, stretto, caotico e infinito dedalo di viuzze, ricco di particolari che finiscono con il distrarci completamente dallo shopping! 
Stiamo là tutti e tre, con la bocca aperta quanto il diaframma dell'obbiettivo, a cercare di imprigionare più che nella memory stick, nella memoria sensibile tutti gli odori dei fastfood indiani e messicani, la fragranza delle ciambelle, il miscuglio di colori di pelle sulle facce della gente, e perchè no, le sgargianti acrobazie dei mille oggetti appesi per attirare l'attenzione!

Non c'è che dire, ci divertiamo parecchio, e andiamo via a malincuore, nonstante il resto della giornata ci attragga più o meno con pari intensità.
La distanza dallo zoo è breve, e ci avviamo a piedi, sempre curiosi di strade nuove, e di quelle originalità che, ci sembra, si possono trovare solo qui. 

 Quando, deponendo la macchinetta fotografica mi accorgo d'aver perso di vista i ragazzi non mi preoccupo troppo; rimango però colpita dalla faccia che fanno vedendomi. Un misto di sollievo e gioia, e.. come qualcosa sulla punta della lingua. E presto comprendo: sono infatti in compagnia di una signora tedesca, che parla anche italiano, e che ha loro proposto di farci entrare allo zoo con dei Pass. In tal modo ci costerà meno, sicchè accettiamo (come avevamo lasciato fare all'indiano del ristorante, colti da frenesia turistica) e ci accompagniamo alla donna fino all'ingresso.
Ci ha comunque detto che le daremo i soldi una volta dentro, quindi non vedo perchè non fidarci. L'unica cosa che mi preoccupa è che la signora voglia poi venire con noi. Non mi sento socievole oltre il nostro piccolo gruppo, e non si sa mai che la tipa non sia simpatica e per bene come sembra., Qualcosa che non va si percepisce. Un po' la fretta (ma ho una mano ben salda sulle sterline e il portafoglio, l'altra sulla macchinetta e quindi non mi agito), un po' quel "non so che" che allerta i sensi...
E alla fine ci rendiamo conto che non solo la signora non ha nessuna intenzione di venire con noi, ma nemmeno di vedere lo zoo!

Presi i soldi gira sui tacchi, e sul retro del mio sguardo che la segue allontanarsi esce a cercare altri turisti!
Il dubbio si insinua nei pensieri, che lo zoo oggi sia gratuito e che, senza sfilarci i portafogli ci abbia lo stesso rapinati.... ma a dire il vero poi ho controllato: si pagava. Quindi poco importa se lei abbia intascato, e come, dei soldi che non le spettavano (cominciamo ad immaginare le cose più turpi, sul come abbia ottenuto quei Pass) noi, almeno stavolta, abbiamo risparmiato. E con questo roseo pensiero ci immergiamo nel rettilario, fra strani animali di cui non ricordo il nome,  farfalle e pellicani, tigri e pappagalli coloratissimi -non nella stessa area ;-)  - ed anche una affascinante "vecchissima Morla":
Così soprannominata in omaggio alla Storia Infinita, di M.Ende. Ma potrebbe benissimo essere la Cassandra che guida Momo alla ricerca di mastro Ora...

E con negli occhi le scritte luminose di allegria e plenitudine ci allontaniamo anche dallo zoo, dopo quattro ore di osservazione e foto, così ricolmi e soddisfatti che il giorno dopo ci contentiamo, si fa per dire, di girare per i Kensington Gardens, non senza assicurarci di poter uscire per tornare a casa. O almeno da Harrod's, dove l'amico non è mai stato, e io e mio fratello lo accompagniamo volentieri per immergerci nel kitsh più autentico.

Il tempo è finito, ed anche il bel  tempo: infatti, appena saliti sul treno per l'aereoporto comincia a piovere. Forse per ricordarci che tutto sommato siamo ancora a Londra!
Per andarsene non basta proprio battere i tacchi, stavolta. L'aereo, infatti, quasi che la malavoglia d'andarsene faccia da padrone sulle vie del cielo, parte con due ore di ritardo;  il che mi permette di sentire ancora un po' il profumo di questa città che m'ha innamorata, mischiato allo Chanel n°5 nel Duty Free.
Ma le indicazioni prese in precedenza erano giuste..
...Il cancello d'imbarco alla fine si chiude alle nostre spalle...
E poco dopo, stanchi e con il sorriso che ci si spande in viso, siamo a casa.