Ogni momento accade, una nascita e una morte.
Una luce si spegne negli occhi,un cuore eietta l'ultima goccia, una mano lascia la tua che con l'inchiostro residuo di quella goccia ne tracci il ricordo.
Una nascita e una morte. A volte vediamo solo la seconda, nella fine di un amore, nell'amicizia sfiorita, nella delusione di un progetto fallito; senza vedere che la strada, dietro l'angolo prosegue.
Una nascita, dunque, è quella di coloro che si staccano dal letto dopo aver baciato gli occhi di chi parte per altro viaggio. E spesso, come nascita, è inconsapevole; tanto più, quanto più la persona ci è vicina e occupa uno spazio in quella casa che chiamiamo cuore.
E' morto un uomo buono.
Una persona "di cuore", che aveva così tanta solitudine dentro da accogliere tutti, senza colmarla mai. Un uomo che era quindi uomo, come noi. Che aveva così tanta solitudine fuori da arrivare da solo fino all'ospedale, gettare il suo cuore ingombro di noi sulla barella di pronto soccorso, e spegnersi dopo qualche giorno espirando in un tubo oltre il vetro della sala di rianimazione.
Non conosco le formule, ma so che alcuni riti religiosi prevedono, o prevedevano, che l'anima venisse accompagnata fino ad un certo punto del viaggio, così nel mio cuore a porte spalancate e con voce sommessa, mi auguro che tu, uomo buono, possa udire il suono dei tanti che hai accolto accompagnarti fino a quell'altra soglia, che hai visto aperta alla fine del corridoio della cardiochirurgia.
Per quel tuo cuore grande, col setto deformato, la gittata bassa, le pareti sfondate da tutti quelli che ci sono stretti dentro, e cercano di restarci anche ora, scrivo ora. Spero che l'esserci e l'esserci stati, ne tragga gli ultimi pesi. Sarai solo come non mai, e mai non solo così. Ciascuno di noi in questo momento ti sta reggendo, così che nel passaggio, il tuo cuore sostenuto superi la prova della piuma e tu possa andare oltre. Verso una nuova nascita, in qualunque modo succeda. Verso qualunque cosa tu pensi di trovare oltre.
Scrisse, un uomo:
SONO UNA CREATURA
Valloncello di Cima Quattro il 5 agosto 1916
Come questa pietra
del S. Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disanimata
Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede
La morte
si sconta
vivendo
E al termine di questo saluto, mi permetto di dare una mano a chi resta sul binario a guardare il treno col fazzoletto in mano, durante una qualunque di quelle morti che crediamo essere una fine, ma che sono solo il punto in cui il serpente si mangia la coda. Vi tendo un regalo che mi ha fatto Laura con un suo post, che ho letto questa mattina, cui rimando sperando di ricordarmi la storia, ogni volta che ne avrò bisogno.
8 commenti:
Ho sempre paura di parlere di morte, perchè ci appartiene ogni momentoe parlare della morte di qualcuno è parlare di se', in qualche modo. Quello che più addolora non è la morte ma l'esistenza che si è appropriata di una ulteriore assenza che non possiamo governare. Ti saluto con affetto
Ho da poco perso una persona cara. Un uomo buono, di quelli che, in silenzio producevano più di ciò che mille parole a volte sanno produrre. Un uomo, vittima della sua disponibilità totale verso gli altri, che lo ha portato ad annullare se stesso. La morte induce, forza una rinascita nelle persone che devono sopravvivere all'assenza di un caro. E' una rinascita spirituale, il cervello comanda e dice : devi vivere..
Il tuo post mi ha toccato l'anima. So che vuoi dire...gli uomini buoni, sono omini piccoli...ma in realtà sono dei giganti, se ne vanno in silenzio senza salutarci...e ci rimangono nel cuore.
Grazie, sono onorata del tuo link.
La nostra società ha tanta paura della morte che la nega(a meno che non possa essere sfruttata mediaticamente)ne rimuove perfino il nome, preferendo dei sinonimi e in tutto questo succede che chi muore viene lasciato solo, nascosto dietro un paravento in una camera di ospedale. Nessuno gli legge il libro dei morti per aiutarlo a librarsi verso la luce. Nessun papiro gli suggerisce come superare i guardiani delle porte...
@ Antonella
cara Antonella.. condivido. Parlare della morte è difficile, in quanto a seconda della vicinanza della persona che muore lo stato d'animo nostro è più o meno distaccato e l'assenza pesa più o meno.
Ma credo che dovremmo pensarci un poco di più, perchè fa parte dell'esistenza tanto quanto l'assenza che lascia. E che abbiamo paura di lasciare morendo.
Un abbraccio PRESENTE!
@ Enzo
la tua persona cara sembra la mia. Spero che la loro morte segni la nascita di altre persone buone, pela legge d'equilibrio che mantiene la vita. Noi dobbiamo vivere, come dici tu. E apprendere e portare il peso di chi parte, perchè possa essere tanto leggero da riuscire ad andare.
@Laura
SI, il mio uomo buono era un gigante piccolo e dolente. E che sono felice d'aver conosciuto.
@ Madama Dorè
lo sfruttamento della morte mediaticamente è una realtà atroce, alla ribalta proprio in questi giorni maggiormente per la morte di quella ragazza così giovane.
la morbosità con cui ci attacchiamo ad essa la trattiene..
Ma spero che ci sia qualcuno, da qualche parte, che sottovoce legga il Libro e insegni alle persone sole ad passare, come tu rammenti, i guardiani della soglia.
Noi cerchiamo di arrivarci col cuore leggero e le mani vuote. Così anche soli, dovrebbe funzionare!
un abbraccio forte
il distacco dalla vita è qualcosa che strugge dentro, in ogni caso e in qualsiasi situazione. lo sento così da sempre, e davanti a film o su libri che lo affrontano le lacrime sono irrefrenabili. davanti a queste righe non è stato diverso. un bacio, lila, e complimenti per la delicatezza estrema con cui riesci a scrivere.
Io alle volte, invece, mi sento un mostro...
@ Baol
anche i mostri sono creature :)
@ maria rosaria
la commozione di questi giorni traspare, come in un buon film, in cui ci muoviamo con i personaggi al sentimento ispirato. Così è anche per me.
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