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venerdì, novembre 8

negli ultimi tre minuti

  Non è mai troppo presto, né troppo tardi per credere in qualcosa.
 Si potrebbe pensare che negli ultimi tre minuti, che siano anni o giorni, se non magari mesi stimati da un medico, le persone restino immobili nel loro modus vivendi, e finiscano la loro vita credendo che sia tutta qui, ingiusta o bella, inutile o eccezionale, bianca o nera o a volte ambedue.
Poi, proprio come i cattivi dei film buonisti, o quelli che "dovevo farlo" di qualche giallo considerato scadente, le persone cambiano: proprio lì negli ultimi istanti, come quando nell'esercizio di yoga si raggiunge la perfezione, appena un attimo prima che il timer suoni, così anche nella vita si scopre improvvisamente un senso, e che il senso non è continuare la vita come era, ma morirvi definitivamente, e vivere di nuovo. 
 Si scopre che tutto quello per cui volevamo restare, perché c'è sempre, pare, tanto ancora da portare a termine, non ha ragione di sostenerci nella vita perché era senza ragione, e quello che abbiamo visto essere assente, e in questo caso che racconto è (guarda un po'), l'amore, si concretizza nel cambiamento di se stessi.


IL FATTO
Il mio amico dopo, e paziente prima, ha un tumore che ha consentito ai medici di estirpargli la lingua.
"Ma.... parla?", mi chiedono di solito i curiosi, quando accenno al caso. Si parla.
Il problema, infatti, è farlo stare zitto. 
E non c'è niente da ridere, perché se fosse stato zitto, forse avrebbe saputo dire quello che gli ha dovuto erodere la lingua, perché s'accorgesse del corpo, che manifestava la sofferenza dell'anima .
Parla, ed è una persona atea fino al midollo, socievole, simpatica e di ottima cultura, che ama la musica, le donne, l'arte; amava anche cucinare e mangiare, ma questo non riesce più a farlo come prima. Si alimenta con bibitoni insapori, con dentro giusto quel che serve per nutrire un corpo a cui forse, non ha dato mai il giusto peso. Ora invece è in perfetta forma, e per fortuna, anche l'anima si sta finalmente alimentando bene, e con estremo gusto: 
amputato di una parte di sé, l'amico ha trovato l'amore di una donna, l'amore per una donna. E credo che così, in questo ultimo spazio di mesi concessi dall'ostinazione, quando per comprare un altro pezzo di vita iniziano a togliergli una parte di polmone per via delle metastasi, attraverso lei ha iniziato ad amare Dio.
E ha iniziato a credere. 
Si, perché lui, ateo fino al midollo, razionalista, pessimista per carattere o per gli imprevisti e le separazioni della vita, ha iniziato a credere.
Prima che entrasse in ospedale, abbiamo messo su una festicciola, per brindare (un po' di vino, anche se brucia in gola, riesce ancora a berlo) alla vita con la sua musa e l'altra sua salvatrice, la logopedista amica mia, in una serata calda dell'ottobre romano, nella sua nuova casa, perché non è mai troppo tardi per cercare di cambiare.
"Ci provo", ha detto, lasciando infine il vecchio padre bisbetico ad un isolato da lì, con la badante-che -riposa-la-domenica-e-il-giovedì-pomeriggio.
Ci prova anche a combinarci la cena, ma lui mangia prima, e noi ci presentiamo con i regalini e il vino, e la faccia allegra di chi in ospedale, il giorno dopo, ci va per stare in piedi, non in barella e poi nel lettuccio. 
Ci prova, a dire che sicuramente avrà delle complicanze, e noi lì a dire, maddai-di-che-ti-preoccupi-ormai-superi-anche-questa.
Ci prova a ridere, e intanto scarta la coccinella che gli ho regalato.

UNA SETTIMANA DOPO
"ehi, ragazzo,come ti senti?" gli sussurro tra messaggi e telefonate nei giorni che passano dopo l'intervento.
Bene. Sta proprio bene, e mentre lascia l'ospedale per rientrare a casa, nel pugno stringe ancora quella coccinella che gli ho regalato, perché se l'è portata dietro, che "non si sa mai": tra santini e crocifissi un ateo potrebbe anche morire, ma si può sempre credere che le coccinelle, finché restano appoggiate sulla nostra mano, siano lì per portare fortuna.
E lunga vita.

Non è mai troppo tardi, per credere a qualcosa. Io credo che l'amore, vincerà anche stavolta.

E tanti auguri, amico mio!




mercoledì, ottobre 24


Quest'oggi voglio donarvi una poesia, che mi hanno regalato durante la vacanza yogica (il viaggio dentro 1-2-3) di questa estate. Mancandomi la capacità di tradurla, ma non essendo soddisfatta delle versioni trovate, la lascio in inglese.. Abbiate pazienza, appena possibile la traduco :-)
The Invitation by Oriah

It doesn’t interest me
what you do for a living.
I want to know
what you ache for
and if you dare to dream
of meeting your heart’s longing.

It doesn’t interest me
how old you are.
I want to know
if you will risk
looking like a fool
for love
for your dream
for the adventure of being alive.

It doesn’t interest me
what planets are
squaring your moon...
I want to know
if you have touched
the centre of your own sorrow
if you have been opened
by life’s betrayals
or have become shrivelled and closed
from fear of further pain.

I want to know
if you can sit with pain
mine or your own
without moving to hide it
or fade it
or fix it.

I want to know
if you can be with joy
mine or your own
if you can dance with wildness
and let the ecstasy fill you
to the tips of your fingers and toes
without cautioning us
to be careful
to be realistic
to remember the limitations
of being human.

It doesn’t interest me
if the story you are telling me
is true.
I want to know if you can
disappoint another
to be true to yourself.
If you can bear
the accusation of betrayal
and not betray your own soul.
If you can be faithless
and therefore trustworthy.

I want to know if you can see Beauty
even when it is not pretty
every day.
And if you can source your own life
from its presence.

I want to know
if you can live with failure
yours and mine
and still stand at the edge of the lake
and shout to the silver of the full moon,
“Yes.”

It doesn’t interest me
to know where you live
or how much money you have.
I want to know if you can get up
after the night of grief and despair
weary and bruised to the bone
and do what needs to be done
to feed the children.

It doesn’t interest me
who you know
or how you came to be here.
I want to know if you will stand
in the centre of the fire
with me
and not shrink back.

It doesn’t interest me
where or what or with whom
you have studied.
I want to know
what sustains you
from the inside
when all else falls away.

I want to know
if you can be alone
with yourself
and if you truly like
the company you keep
in the empty moments.



By Oriah © Mountain Dreaming,
from the book The Invitation
published by HarperONE, San Francisco,
1999 All rights reserved


venerdì, settembre 21

la morale della favola



La notizia è di qualche giorno fa, ma possiamo giurarci, ne sentiremo s-parlare ancora.
Il ministro dell’Educazione nazionale francese Vincent Peillon, ha annunciato che, previa preparazione degli insegnanti, dal prossimo anno nelle scuole si insegnerà “morale laica” . Naturalmente i cori, di favorevoli e contrari, si sono già levati... sopratutto da noi, che come si sa, viviamo in uno stato di semi libertà (qui il link per i coraggiosi), assuefatti alla morale cattolica tanto da tralasciare l'idea che ci sia altro, al di fuori di essa, che possa permetterci di vivere liberi. Quindi nel rispetto degli altri.

Ma cos'è questa “morale laica”? I proverbi, dico io sulla scia dell'amica di Amelie Poulain, basterbbero da soli a dirci se una persona è per bene o meno. “Chi conosce bene i proverbi, non può essere del tutto cattivo”, dice Gina nel film. Concordo. E, per quanto sciocco, mi sembra un discreto punto di partenza. Si obbietterà che non sono necessariamente principi morali, certo: ma sono l'inizio del buon senso, quello che sembriamo aver smarrito insieme al senso civico. Ci restano i non-sense, i doppi sensi, i sensi unici alternati, le strade senza uscita. E, naturalmente, i quattro sensi di una interpretazione: “Il senso letterale insegna i fatti, l'allegoria quello che bisogna credere, la morale quello che bisogna fare, l'anagogia quello verso il quale bisogna tendere”., e quindi, la Via.
Quella che, per i medici e ormai anche per i paramedici, inizia nel: “primum non nocere” del Giuramento di Ippocrate. Morale laica? Io comincerei da qui.

E poi, insegnando a sognare, e segnarsi, gli eroi; non gli eroi come Batman, ma quelli di Batman: “Chiunque può essere un eroe, anche un uomo che fa una cosa semplice e rassicurante, come mettere un cappotto sulle spalle di un bambino, per fargli capire che il mondo non è finito”.

Ma certo non sono io, che a volte mi preoccupo del fatto che l'ombrello non si intoni al rosa antico del golf, a poter dare lezioni su questo. Sull'armonia cromatica, magari, ma su questo, devo rifarmi, alle più solide basi di quegli ideali che la rivoluzione francese (guarda un po') ha fatto echeggiare, e che riecheggiano in certi ambienti, in fiati che hanno la solida aspirazione a raggiungerli: libertà, ugualianza, fratellanza.
Fra tutti. Senza distinzione di colore di pelle, di fede politica, religione o ateismo. Perché Laico non significa Ateo. Laico non significa incapace di amare, e se non si insegna ad amare, si impara.


"Per noi ... la libertà è il dovere di compiere e di non compiere atti secondo la determinazione della propria volontà. E' il diritto di fare tutto ciò che non è contrario alla legge, alla morale ed alla libertà altrui. E' il diritto di approfittare dei vantaggi garantiti dalla legge a tutti i cittadini, di partecipare col proprio voto alla promulgazione della legge, che deve essere rispettata ed obbedita da tutti".
La necessità di affermare l'
Uguaglianza nasce, senza meno, quando c'erano differenze sociali maggiori di oggi, almeno all'apparenza. Perchè sento ancora un amico che afferma che il rapporto tra uomo e donna non funziona, se lei è ricca e lui no. Sento ancora chi fa differenze di nascita, condizione e razza, immaginando che il confine fra sé e l'altro sia nell'avere, e non nell'essere umano.
La necessità di affermare l'Uguaglianza nasce, senza meno, quando c'erano differenze sociali maggiori di oggi, almeno all'apparenza. Perchè sento ancora un amico che afferma che il rapporto tra uomo e donna non funziona, se lei è ricca e lui no. Sento ancora chi fa differenze di nascita, condizione e razza, immaginando che il confine fra sé e l'altro sia nell'avere, e non nell'essere umano.
E qui, si torna alla morale. All'educazione morale laica, perchè non è (mai) Dio che ci impone qualcosa, come non sono gli altri, ma piuttosto una sana coscienza che sia in grado di riconoscere prima se stessa, e amarsi, e insieme a ciò diviene in grado di rispettare gli altri. “Ama il prossimo come te stesso”, dice la mia “morale” (cattolica?). Quindi, e non stiamo parlando di egoismo fine a se stesso, per prima cosa ama te stesso. Mi dice la morale.
La reciprocità che è alla base di ogni uguaglianza, nasce dalla applicazione delle regole dell'armonia e della ricerca del “giusto e perfetto”...”.
“La Fratellanza ... non è un comportamento o atteggiamento virtuoso dettato da un comandamento esterno .... E' un "principio" primario, connaturato alla specie, origine di comportamenti e stimoli necessari per la sua perpetuazione, (a partire dalla cooperazione per la sopravvivenza, l'acquisizione del cibo e la difesa del gruppo).”
I massoni lavorano incessantemente “per edificare Templi alla virtù e scavare profonde ed oscure prigioni al vizio". Viene detto che "La virtù (secondo la sua etimologia vuole dire forza,) è la forza di fare il bene, assoluto compimento del proprio dovere...è virtù pubblica quando è dedicata alla Patria, allo Stato, alla Società; .. è virtù privata quando si esercita senza sforzo, ma con disinteresse, in favore degli individui. .. è virtù domestica quando è rivolta ai doveri familiari: la virtù in tutta l'estensione del termine non arretra né davanti ai sacrifici, né davanti alla morte, quando si tratta di compiere un dovere."



La Libertà non è discrezionalità, non è “senza limiti", non è "libertà di fare ciò che si vuole”; ma, come Evola distingue, vi è differenza fra “libertà di” e Libertà “per” (qui il link). Come la libertà per adempiere alla legge morale, che Kant osserva dentro di se.
La legge morale (che si distingue dall'etica1, in continua evoluzione), consta di tutti i principi del rispetto e, credo, anche dell'amore dell'uomo per l'uomo. “Non fare agli altri quel che non vorresti fosse fatto a te”.  In primis. Perché sul contrario, qualche obiezione si può porre, in modo paradossale: un masochista, potrebbe credere che anche gli altri traggano piacere dal ricevere dolore, per esempio.
Morale e libertà, comunque, hanno una origine interiore.
Come possiamo credere che uno stato le insegni2? Proprio in virtù di quegli assoluti, che partono, ahinoi, da buongiorno e buonasera, dall'imparare l'assistenza e l'ascolto dell'altro, fino ad arrivare all'intuizione della sua necessità. Ma questa, è un 'altra storia.
Una storia che conduce, necessariamente, all'etica, quando, compresi i principi morali, si sia in grado di essere in “libertà del sé nei confronti della propria volontà; inclusa la capacità di prendere le distanze da abitudini, convenienze e conformismi.”
La libertà è morale, quando rispetta quella altrui negli stessi termini, e a partire dal pensiero di Voltaire: “Posso non essere d'accordo con le tue opinioni, ma difenderò sempre il tuo diritto ad esprimerle”.
Se il limite appare essere quello della tolleranza, qui si odora il concetto di ugualianza e fraternità.
Si può obbiettare che “l'uguaglianza tuttavia non può, in senso civico e morale, essere assoluta”: per questo vi è la Legge. Per questo vi è la Giustizia. Ma l'ugualianza “graduata [in certi ambienti], per gradi di saggezza, è simbolizzata dalla "paga del lavoro muratorio", intesa come incentivazione basata su valori di alta idealità”;   quindi non su utopie social-comuniste, ma sul più alto concetto Dantesco della ricezione della luce. La luce non è minore o maggiore in sé, ma solo nella capacità che noi stessi abbiamo di percepirla.

Che poi si affida a “regole di comportamento (etica individuale e di gruppo) che mirano essenzialmente alla creazione di valore – e di valori – per l'esistenza”.
Alla competizione si contrappone la solidarietà; il progresso è concepito come risultato della ricerca dell'uomo a migliorare sé stesso, "usando la mente come un cuneo per allargare, meglio che si può, gli interstizi del muro che lo stringe da ogni parte"3.


E si arriva così alla Fratellanza. L'amore fraterno è “giusto e perfetto”; è quanto di più puro possa esistere; è l'amore incondizionato che ti accetta come sei,  pari a quello tra genitore e figlio, non fosse che lo sopravanza nel suo non essere “deciso”. I fratelli non si scelgono, ma si riconoscono solo come tali (e crescono insieme).
Parafrasando:   gli uomini non si scelgono, se non, e questo lo impariamo sulla nostra pelle, con le scelte che facciamo (gli uomini non si scelgono, ma crescono insieme)
Ma se per i fratelli di sangue possiamo parlare di scelte fatte in (eventuali) vite precedenti, per i Fratelli che troviamo sul nostro cammino tutto è lasciato alla decisione di amare l'altro come se stesso. Come è in se stesso. Come è in , perché siamo tutti parte di Una sola Natura.


La morale laica è quindi frutto del principio di solidarietà e del rispetto della vita; della positività nell'agire e nel pensare4. È ricerca del bene comune, come necessità dell'uomo evoluto.
Non sempre gli individui sono formati a questo, e benchè si possano comprendere le proteste, anche in Francia sono state numerose, di chi rivendica il diritto all'educazione dei figli (cosa che comunque avviene ed avverrà sempre; l'influenza del nucleo familiare è comprovata e semmai integrata dall'esterno), mi sento di affermare che la “morale laica” può costituire una mappa di come muoversi.

Le sue 'due chiavi' sono l'altruismo e il rigore razionale, che vanno equilibrate e possedute entrambe, come la chiave bianca e quella gialla che Dante sbandiera nella Commedia.

Realizzato il rispetto di sé, l'altruismo è un sentimento che spinge ad agire per il ben-essere degli altri, trascendendo se stessi, mentre il rigore razionale “detta la stretta osservanza dei rapporti giuridici o economici o politici tra gli uomini.” Entrambi gli aspetti hanno il cuore nella fratellanza, prima riconosciuta all'interno di una cerchia, e poi estesa a tutti coloro che ci circondano.
Intravediamo quindi che: "La morale è […] la legge naturale universale ed eterna che regge tutti gli esseri intelligenti e liberi. E` la coscienza scientificamente spiegata [e ci fa apprendere] i doveri e l'uso ragionato dei nostri diritti.
Nella Libera Muratoria5  la legge morale risulta dal continuo tentativo di equilibrare nella società reale le leggi naturali,  ed è morale colui che saprà rispettare e vedrà rispettata integralmente la sua vera natura e quella degli altri”.

La legge morale è quindi la virtù che implica la reciprocità, e naviga (ah! La navicella dell'ingegno dantesco, che alza le vele, per correr miglior acque!) verso la creazione di valori comuni costruttivi, attraverso la riflessione sulle azioni compiute, e su quelle da compiere per il bene dell'individuo e dell'umanità.

La ricerca morale e quindi di una morale laica, è questo, e dovrebbe tendere allo scopo “di migliorare progressivamente la qualità del proprio lavoro.", oltre che del proprio essere.
Alla luce di queste riflessioni, che forse nascono anche da qui, mi addolora tanto più vedere persone che conosco, che commentano di fronte ad un problema dell'azienda pubblica per cui lavoro (e alla proposte per cambiare le cose) che: “non siamo noi, [del popolo, delle basse sfere,] a dover proporre le soluzioni”.
Queste persone sono per me, come quei che “han mala luce”, come direbbe il Poeta sommo (ma non mi arrendo: i fratelli crescono insieme!). Non vedono che quel poco concesso loro, ma non hanno nemmeno la legge morale (di cui fin qui) a guidarli. Poiché se c'è un difetto che hanno gli uomini, è delegare agli altri la possibilità di salvarli. E' credere, riprendendo l'idea di chi ci troviamo attorno (e io barcollo!) che quanto accade intorno non dipenda (anche) da noi.

Consideriamo ancora, quindi, che "Il vizio è ogni concessione fatta all'interesse ed alla passione a spese del dovere. E' la soddisfazione dei cattivi desideri dell'uomo (…); pericolo contro il quale bisogna armarsi con tutte le forze della ragione, con tutta l'energia del carattere,  e che si perviene a distruggere con il quadro dei godimenti ... procurati dall'uomo da una vita di saggezza e virtù. (…) Noi lavoriamo senza tregua al nostro miglioramento, (…). Il vizio può essere .. identificato nell'azione inutile, dannosa, immotivata, stupida, irriflessiva, che non crea valore e nemmeno vantaggio. Il lavoro della coscienza, quello della costante valutazione ed analisi di pensieri ed emozioni relative all'essere e all'agire, quello del controllo dei rapporti che li legano, è già lotta contro il vizio”.

Chi prenda coscienza di questi aspetti, impara in primo luogo ad assumersi la responsabilità dell'azione, e poi a cercare di rinnovare il processo perchè si trasmetta al prossimo, e alle prossime generazioni. Ma tutto questo, come detto, non può prescindere dal perseguire, innanzitutto, il proprio perfezionamento, La Ricerca di sé; la conoscenza oltre il dogma, che limita e trattiene dal fare della legge morale la propria legge interiore come riconoscimento cosciente, e non come imposizione.


E torno all'inizio: PRIMUM NON NOCERE, ma nosce te ipsum.. e conoscerai te stesso e l'universo. Allora, come dice Kauschik, “... in noi c’è vero Amore [e] sapremo dare a tutti ciò che dobbiamo dare”.

La morale della favola, è, solo ora: “ fai agli altri come che vorresti fosse fatto a te”.





1    L'etica è un divenire non una realtà; una evoluzione, non un assoluto. Se guardiamo nel passato, quante azioni ritenute in altri tempi morali, oggi sono ritenute immorali. 
2  "Per Ernesto Nathan lo sviluppo dell'individuo nella libertà e nella giustizia é il fine. La pubblica amministrazione è il mezzo per perseguirlo e realizzarlo... Bisognava liberare le menti dai dogmi e dalle superstizioni educandole a pensare con la propria testa. Bisognava educare all'esercizio dell'autonomia morale e alla gestione della libertà di scelta. Bisognava insomma, educare all'etica laica della responsabilità, dove l'azione ha valore in se stessa e per le conseguenze individuali e sociali che implica:" (Maria Mantello)
3  Accenno qui, l'ifea della libertà “da”, come libertà dal conosciuto. Come libertà da quei vincoli rappresentabili con l'ego.
4   La cosa che più si avvicina credo sia l'Ottuplice sentiero del buddhismo, che cito, non a caso, come filosofia, e non come religione: : Retta Comprensione, Retta Motivazione, Retta Parola, Retta Azione, Retta Vita, Retto Sforzo, Retta Consapevolezza, Retta Concentrazione.
5  La massoneria mi sembra la miglior scuola di morale laica cui riferirmi al momento, almeno come Idea;  lasciamo stare gli uomini che non sono sempre “giusti e perfetti” .

LINK: 
http://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/articolo/lstp/467211/
http://www.uaar.it/news/2012/09/04/francia-arriva-morale-laica-non-atea/
http://www.lejdd.fr/Societe/Education/Actualite/Vincent-Peillon-veut-enseigner-la-morale-a-l-ecole-550018

mercoledì, maggio 16

Una collana d'ambra

La ragazza con il seme in testa, mi ha regalato una collana di sangue di conifera; solido come ossa della terra, l'ambrato recinto che ora mi protegge il petto è leggero come le mie ossa cave di uccellino, e lega gli elementi in una densità magica, che ad indossarla con convinzione si può credere anche che possa fare un miracolo: fuoco emerso dalla terra, salito nel legno, liquefatto come l'acqua fuoriesce e cristallizza lo spirito essenziale. C'è tutto l'universo dentro ciascuna goccia.

E il filo che tiene insieme questo racconto, mentre mi muovo riconta le gemme, così per non distrarre troppo Dio, cerco di spostarmi lentamente,  in armonia con il suo respiro mentre tentiamo di far dissolvere il seme, farne esplodere le emozioni che racchiude e dargli la possibilità di diventare un fiore.
La sua corolla è già stata disegnata dalle mani che le han frugato dentro; è quella linea, tracciato sentiero fra i capelli caduti, che diciamo talvolta essere la sua corona di regina, talaltra il ferro di cavallo che le porterà fortuna da qui in poi. Per non suscitar l'invidia della gente, a volte lo copre ma il cappello, lo so, le va così stretto, che vorrei metterci una piuma, per renderlo più leggero.

 Ma per non cadere, non posso strappare le piume delle mie ricresciute ali, così provo con lei a ri-insegnare il volo alla farfalla  incastonata fra il tempo di una vita che le è morta tra le braccia anni fa, e le parete che delimita lo spazio che non si concede e non si trova, in cui sto, con lei, seguendo il ritmo delle parole; attenta e lieve come un astronauta osservo l'espansione cosmica volteggiando incantata.
Non so se sia per l'uomo che ha perso, che le è rimasto nel pensiero destro e non si muove da lì, come il suo braccio, ma l'immoto arto sinistro sembra rappresentare il peso della perdita, di qualunque morte e dolore che non se ne vanno;  se ne stava fermo, talmente calato nella parte, che abbiam dovuto indurlo a riprovare a vivere facendone recitare la parte attiva al destro, agile dentro lo specchio.

Quando il braccio ha iniziato a riconoscersi, per prima cosa ha cercato di avvicinarsi al cuore, che ancora non raggiunge, ma Lila e la ragazza hanno pensato che quando ci riuscirà, il cerchio sarà chiuso, e la vita riprenderà a scorrere, svelata dietro alle lacrime che, accumulate, offuscano quegli occhi verdi. Verdi come il mare, così appropriatamente salati che osservando le maree e bagnandosi appena le mani, Lila prega che il suo pollice cambi colore, e faccia germogliare il legno di questo giardino.
Che faccia uscire le ultime stille di passato, per rendere quel recinto che si forma con la mano sul cuore,  una collana d'alloro per la ragazza eroica.
Ci salutiamo con questo pensiero, e chiamando la volontà fortuna, sperando che arrivi.
Io metto il cappello, per via del vento, lei i capelli, per via del ferro di cavallo.


mercoledì, novembre 23

Non dimenticarti di vivere

 "Ciao Lila
la tua amica exinsegnantediyoga ti invita a vedere le sue nuove foto su netBlog... corri a iscriverti così potrete condividere interessi, dialoghi e tutto quello che si può desiderare".
Lila, quel giorno più curiosa del solito, e insolitamente a corto di impegni, decide di giocare; inserisce una foto carina e, senza dettagliare troppo, apre un profilo basso, ma evidentemente appetibile ai più... sicchè in breve si trova sommersa di richieste di amicizia più o meno educate da baldi sconosciuti, e anche da pochi impavidi conosciuti i quali, senza che Lila abbia capito cosa sta succedendo, hanno ricevuto un allegro "Ciao Alicenelpaesedellemeraviglie, la tua amica Lila ti invita a condividere le sue foto... e quant'altro".
(Altri, più prudentemente mi hanno scritto o telfonato per chiedere di cosa si trattasse..altri tacciono, e forse sogghignano nel buio per la mia ingenuità :)  )

Fin qui, il fatto.

Attraverso il tempo, Lila ha viaggiato sola e persa, con una borsa bozzuta e piena nella quale ha stipato tante di quelle cose, che un giorno è stata improvvisamente troppo pesante; così ha iniziato a lasciar qualcosa, e recentemente qualcuno, per strada. Ma ci sono momenti in cui (leoni tutto sommato non si nasce, si cresce!)  si avverte una punta di vuoto e di sconforto. Giorni in cui ti siedi su una sedia lontano da tutto, nella speranza che passi il desiderio di salire le scale per la terrazza e scendere senza (le scale). Solo per vedere quanto a lungo sia possibile volare altrimenti che con la fantasia o con gli aerei.
E' stato, anche questo.
Molto tempo fa e non so più per cosa, tuttavia il ricordo, come un film senza colore e senza sentimento, m'è passato tra le mani mentre le dita tambureggiavano sui tasti, incastrando le facce delle richieste sciocche in quella fetta di cervello che archivia senza (apparentemente) mai riportare fuori. Quella parte che, dicono, non usiamo.

Come un desiderio sprecato invece, quello se ne sta lì e raccoglie le cose, i ricordi, le storie, che gli passano addosso come un'onda, che forse causa un invisibile danno. Un'impronta che lacera i sogni, o talvolta impallidisce il sole con una folgorante intuizione. Perchè no?
Comunque Lila, altre volte più pronta ad evitare il colpo, è rimasta di fronte a tutta quella solitudine che arrivava un po' da ogni dove. Ha lasciato che l'attimo che ti raccoglie nella risacca e ti trascina in un tempo che smarrisce dalla realtà, passasse, cercando una logica che le servisse da amo per ritornare a galla.

E ha chiuso, per tornare ai conforti del buon FacciaLibro, alle delizie dei vostri scritti sui blog, a tutte quelle cose che colmano i momenti nell'Isolachenonc'è, in quel tempo che sembra non finire mai, e invece "alla fine ti accorgi che mancano solo trenta secondi" (cit. da Il mio nome è Nessuno).

Lila ha chiuso le pagine del libro, e ha ripreso a scrivere.

La vita, diceva Peter, può essere una bellissima avventura.

domenica, ottobre 30

Un taglio netto

Lila si guarda allo specchio. Nel momento in cui ha varcato la soglia, e l'uomo che s'è trovata dinanzi le ha sorriso incoraggiante, avrebbe voluto voltare le spalle, andarsene dopo avergli detto: "lasciamo tutto così com'è; a volte, in certe ore, in certi giorni interi come la luna piena, non mi piaccio, ma tutto sommato se mi attardo oltre la superficie, mi riconosco e mi tranquillizzo; e poi ci sono molte volte, in cui mi si mostrano i due lati insieme e i mei occhi sono dello stesso colore".

E' un momento.
Poi si siede, e l'uomo che le appoggia sulle spalle ancora una volta quel mantello nero come il dolore, che sembrava scivolato via tutto stamane nella doccia, pur attardandosi un poco nel formare una veloce spirale, prima di dileguarsi nella condotta dell'acqua.
Lei vorrebbe dire: "tagliami i ricordi. 
Spunta la mia aggressività, alleggerisci la paura che mi attanaglia e mi blocca l'anca impedendomi di andare, l'impazienza che mi fa perdere fiducia nella Vita, nonstante i segni.
Vorrei colorare appena di più la voce, perché scivoli con dolcezza oltre l'orlo della bocca, dettagliando e cambiando le cose, senza ferirmi l'anima. Vorrei arricciarmi la conoscenza, acconciando le parole per renderle comprensibili e lievi, anche quando sussurrano un addio pesante e gravido di novità, come la morte. Tuttavia," e questo lui non l'ha capito, "lascia stare le bianche e rare intuizioni di cui mi sono già appropriata, anche se si stanno intensificando; lascia allungare la parte superiore che ha da sempre una forma definita e morbida, e quella piccola sicurezza che si abboccola dietro all'orecchio, ricadendo avanti ogni volta che mi perdo. Quasi che fosse un gancio a cui restare aggrappati, che qualcuno ha messo lì, perchè non viaggiassi tropppo a lungo sulla via smarrita. Perchè il suono del suo muoversi, è un sussurro di vento che mi suggerisce verità incerdibili".

Lila si sofferma sulla percezione dell'umidità e dell'inevitabile forma della sua testa, mentre l'uomo cui vuole affidare le sue idee, valuta le simmetrie, soppesa le emozioni dei recessi più vecchi, inanella le situazioni per osservarle da vicino ancora una volta. Si guardano, attraverso lo specchio.
E lei vorrebbe dirgli: " Lasciami solo gli amici veri, quelli che ti si appoggiano sulla spalla quando hanno bisogno, e che non hai bisogno di chiedergli di starti vicino quando hai freddo, perchè ti coprono sempre di attenzioni".
Oppure:"Lasciami la passione e l'amore che a volte mi copre gli occhi, perchè si ama da dentro, e quel che vedi, spesso è solo un dettaglio insufficente se non ascolti con attenzione quel che ciascun senso suggerisce".

Lila si tende, raddrizzandosi, nell'attimo di silenzio che precede la decisione; quel "centimetro cubo di opportunità" si dilata con una parvenza infinita, che le rende la consapevolezza che i ricordi resteranno come immagini da sfogliare, e ricresceranno perché non hanno mai fine, non importa quanto corti provi a farli, alleggerendoli dell'emozione che avevano allora, alla luce un po' fredda ma piena in cui si sta guardando.

Guarda l'uomo con le forbici in mano, e mentre cade la prima ciocca, gli dice decisa,: "lasciami essere ogni giorno, esattamente così come sono".



"Come scusa?!"
"Dicevo, magari lasciamo la frangia lunga davanti, e diamo una spuntatina dietro, come le altre volte".

mercoledì, agosto 10

Il mio mondo di Oz

Ho letto di recente che non c'è bisogno di aspettare un viaggio, o un grande evento, per cambiare le cose. A volte in effetti, bastano delle piccole riconquistate libertà, o la volontà di riprendersi un'anima sgombra, o semplicemente accorgersi di volersi più bene, perchè qualcosa si muova.
In effetti, bisogna essere liberi, perchè il cambiamento avvenga.
Tuttavia non ci si può aspettare che accada con uno "snap", un semplice schiocco delle dita. La magia non è così semplice. Devi aver acquisito il potere di schioccare le dita, o accadono cose strane. Mi viene in tal senso in mente il film di Mary Poppins, quando i bambini mettono in ordine la stanza e il piccolo non riesce nemmeno a schioccare le dita; è in balia degli eventi, fino all'ultimo.

Oppure i libri di Terry Pratchett, quando parla delle sue streghe... che alla fin fine fanno cosa normalissime, ma le fanno in modo magico: standoci completamente dentro. Una delle frasi più belle è che "la cosa più difficile della magia, è non usarla"!
Ebbene, per farlo (non usarla) la devi padroneggiare. E per padroneggiare la magia, che è sostanzialmente l'energia delle cose, si deve conoscere

Dal momento che la conscenza inizia dalle cose semplici, dal minimo sindacale dell'esperibile, Lila ha ri-comincciato a conoscere il suo corpo. Sta indagando i difettucci visivi, cercandone i significati più eleganti e veri.  Così che forse, ad un certo punto, ci vedrà meglio. Più vicino. Più chiaro.

E poi, dato che Lila ha la tendenza ad andare altrove, dopo aver imparato a non fuggire, sta apprendendo a marcare un confine. A stabilire l'inizio e la fine del corpo, in modo che tutti quei movimenti che ci sono dentro, sappiano che le dita sono la fine del fisico.
L'inizio del viaggio, il posto da cui ritornare.
Avviene che, nel mio lavoro, si perda a volte il confine tra sé e la persona con cui si lavora per il recupero dell'armonia. Va bene, finchè non ci si confonde.
Allora ecco che, tracciando con lo smalto colorato le periferie del corpo, avviene che Lila si veda bene i piedi, adesso.

Si veda bene l'inizio e la fine delle mani. Riesca a contare fino a dieci, e poi tornare indietro, dopo che le cose sono andate.

Perchè le cose, tutte, vanno. Vanno i nostri pensieri. I nostri desideri. E "l'energia segue il pensiero", tanto che, direbbe l'amato Pratchett "la gente dovrebbe riflettere, prima di inventare mostri".
Insomma, quando l'altro giorno Lila s'è accorta che le è sfuggito un desiderio, l'ennesiama volta che stava andando via, l'ha visto con chiarezza. Ha vistoa anche che era bello. Buono.
S'è detta che forse, questo saper battere i tacchi è stato un nuovo inizio..per tanto tempo. Ed ora è iniziato.

E ci sarà una casa dove tornare. Un posto vicino dove fermarsi. Ci sarà, stando bene attenti a non rimanere prigionieri, una volta che non dovrà andare via. Anche se avrà sempre una finestra aperta.

mercoledì, dicembre 15

Lettera a Fidel (perchè Platone è morto)

Carissimo Fidel,
ti direi se fossimo ambedue del popolo, e lo siamo...
insegnami come si fa la rivoluzione!

Sappi che come Leader Maximo non ti posso approvare completamente, perché sono sempre stata sostenitrice della democrazia: del governo del popolo. Che forse hai un po' travisato, e pertanto molte cose fatte sono discutibili.
Eppure... eppure il tuo governo distribuisce gratis le medicine per il cancro, e passi per il tuo popolo con gli infermieri pagati dieci dollari l'ora, esentasse, s'intende (e ci mancherebbe!), ma vengono date gratuitamente anche agli stranieri muniti di cartella clinica del malato, che vengono fino alla tua bellissima terra, dove i poveri sono così poveri che non sanno nemmeno che esiste l'Italia. 

E' questa la via? dopo l'Embargo che a ragione avvinghiava il tuo paese, ma non è così che si cambia un governo, stai invadendo il mondo con il veleno di uno scorpione blu, che però, omeopaticamente?, sembra far bene. 
Il mio senso di SmilLila  per il complotto potrebbe anche pensare ad un preventivato sterminio, ma qualcosa mi dice che il comunismo ha il suo ben fare, come tutti i governi. Persino il nostro, che prima o poi, di destra o di sinistra o di Terzo polo che si tratti, provvederà di sicuro a smerciarci il farmaco; pagando, s'intende, ma solo per non aumentarci le tasse.
Mah! in fondo non è ancora certo che funzioni... però la tua rivoluzione si!
Ho conosciuto persone che ci vogliono tornare, a Cuba. Non so perché, forse è il richiamo della terra madre. Forse è che, alla fine, cinque libbre di riso al mese sono sufficienti come merce di scambio per essere curati gratis, anche se hai le braghe con le toppe. Seppure hai le braghe.

Carissimo Fidel...
Tu le classi sociali le hai abolite, almeno nel senso economico del termine (così mi dicono). Tutti guadagnano ugualmente, e possono studiare gratis, per la carriera che si scelgono. Poco importa se costringevi le hostess d'aereoporto a portare dieci centimetri di tacco, rovinandogli la schiena. Tu mica hai fatto il medico: hai fatto la rivoluzione.
Platone è morto ormai da tempo, ma anche lui poneva un ideale di città dove vi fosse ciascuno col suo ruolo, e la giusta paga.
Gli operai alla fine, devono essere soddisfatti, che siano sacerdoti o re, medici o giullari, sempre operai sono.
Lo vedi che qui da noi serviresti tu? I nostri operai scioperano così spesso, ed anche gli operatori sanitari, di volo, di mercato... che vien da pensare che qualche problema ci sia, nel nostro sistema liberista.

Carissimo Fidel...
d'accordo che Platone non amava i tiranni, eppure mi pare che in comune, almeno sulla linea di partenza, aveste entrambi a cuore l'interesse del popolo; se il tuo piano originale ha un po' deviato, il Filosofo d'altronde non ha mai portato a termine il suo!
Qui, invece, ci troviamo con un problema assai più spinoso di uno scorpione, benché forse, omeopaticamente, ce lo meritiamo (e arrivo quasi al punto): io eleggo un rappresentante, pensando che possa fare i miei interessi, in linea con un ideale... e quello mi suicida l'ideale (ma forse è eutanasia), volta le braghe, all'occorrenza double face e magari di gran marca, e se ne va con qualche altra corrente; come se quella antartica di questi giorni non bastasse.

Mi si ghiaccia il cuore.
E meno male che non si va alle elezioni, perché anche le dita ne risentono.

Carissimo Fidel. 
In attesa che tu venga ad insegnarci la rivoluzione, io continuerò ad occuparmi di quella interiore, sperando che basti e fidando in Plotino (allievo di Platone, ma ahimè già trapassato), il quale sosteneva che "agli dei bisogna farsi simili, non agli uomini dabbene. Non essere senza peccato, ma essere un Dio, è il fine".
La via è assai lunga, e non esistendo né Eurostar, né tanto meno voli low-cost, occorrerà del tempo. Nel frattempo terrò presente che nessuno, nemmeno tu che per la libertà hai lottato, pur dimenticando nel tempo la via per arrivarci, può cambiare le cose in alto se non le cambia in basso, perché sopra e sotto si equivalgono. Lo dice anche il Padre Nostro, che qualcosa di rivoluzioni ne sa: "come in cielo, così in terra".

Carissimo Fidel
senza andare a scomodare Quello, un certo saggio diceva "dalla comprensione di come si produce il disordine deriva naturalmente l'ordine".
 E, ancora: "la totale libertà interiore...esiste solamente quando non siete impegnati, quando non appartenete a qualcosa, quando siete in grado di rimanere completamente soli, senza amarezza, senza cinismo, senza speranza né delusione...".
Si chiamava J. Krishnamurti, ed è morto anche lui.
Ma io e te, allora, che futuro abbiamo?






lunedì, luglio 12

Libertà

Ciascuno di noi, immagino nel mio mondo ideale, come Alice nel Paese... che si meraviglia, va cercando la libertà.
Quella ch'è "sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta" (Alighieri lo diceva nel Purgatorio).
Solo, mi è venuta come l'impressione, che non sappiamo bene di che si tratta.
O almeno. Sospettiamo che sia un modo di vivere spassoso e permissivo, quando essere liberi significa sì,  non avere ganci e agganci, ma non proprio soddisfare ogni voglia;  benchè il regno dei cieli sia là "dove si puote ciò che si vuole"; essere liberi , mi pare oggi, significa ed è possibile solo se si riesce ad avere una capacità d'amare che rasenta l'infinito, e rende infiniti noi stessi.
Di fatto inizia laddove abbiamo la capacità di riconoscere in ogni altro noi stessi, e di renderci conto, senza dovere essere costretti dalla legge morale, del limite d'azione che possiamo scegliere di avere.
Ma questo è un discorso abbastanza lungo, e forse andrà fatto un'altra volta.

Il fatto:
qualche giorno fail mio collega mi chiama, soddisfacendo la mia curiosità, visto che vanamente avevo cercato di origliare la conversazione che svolgeva con qualcuno che aveva bussato; "c'è una tua paziente", mi dice, "che ti vuole salutare".

Sulla soglia mi trovo a fissare un viso nel quale non riconosco segno alcuno, al primo momento, della persona che conoscevo. Poi un barlume, in quel punto che attraersa il tempo che è, per l'appunto, la soglia, riconosco una luce negli occhi, un ricordo che è più la sua voglia di farsi riconoscere, come se fosse importante avere un passato da cui venire...  e comprendo. Il nome è dimenticato, come dimenticata è la causa per cui ci incontrammo in terapia.
Tuttavia, come nell'ultimo istante di una vita dicono che accada, mi si svologono dinanzi le sedute di 'rilascio' che abbiamo fatto.
Ricordo la concessione di libertà... di fare; le parole confuse e i viaggi interminabili racchiusi nel mondo assente dal tempo che è una 'seduta' .


"La vorrei ringraziare", mi dice, luminosa, abbronzata, con i capelli corti e terribilmente in cinta quella che era una donna sparuta e spaurita, secca nella sua essenza quanto oggi è florida. Un terra irrorata dalla vita. Un deserto che s'è colmato di fiori.
Questo m'appare.

"La vorrei ringraziare... lei ha cambiato la mia vita".

Il mio cuore fa festa, si illumina le mostro che la ricordo, sorrido, mentre qualcosa in me si mette in guardia dagli spifferi di vanità che già intorpidiscono la mia libertà  Non mi priverò di quel senso che sto scoprendo, per cui io non sono artefice di niente, ma solo un faclitatore di processi di mutamento. Creatore in tal senso, ma non guardiano di prigioni.

Dal marmo si libera una forma, ma la mia mano viene guidata dalla capacità di chi mi sta accanto, e chiude  e completa il percorso che si instaura in qualunque rapporto tra due persone.La forma finita la sceglie il marmo, non l'artista.

Certo, mi prendo le lodi ed i grazie, e con un pizzico di rammarico chiudo la porta senza potermi dilungare, perchè alle mie spalle c'è un altro deserto; le mi piante aspettano la pioggia, o l'annaffiatoio... o forse di scoprire che l'acqua che le vivifica è nelle profondità di una terra... che è la loro.

Le vorrei dire, ma ormai è andata, che IO non ho fatto niente, se non mostrarle la via. IO non ho cambiato la sua vita; lo ha fatto lei, per sua scelta, con le carte che aveva scoperto sul lettino di finta pelle, mentre toglieva la corazza che l'avvolgeva.

Questo senso di libertà dal fare, mi accorgo mentre torno con le mani e l'anima verso la persona che mi attende, mi permette di fare.

Sorrido.
La vita, comunque sia, è cambiata.

domenica, maggio 16

Tempi moderni


Ebbene lo sappiamo tutti, sono tempi duri. Si potrebbe già perdersi e chiedersi perchè sono tempi, e non "tempo". Ma nel fraseggio comune, si dice così, e così sia.

Pare, Lila sconcertata ha di nuovo spento la tv in questi giorni, che ci sia qualcuno che, mentre si progettano i soliti blocchi degli stipendi agli statali (ma lo sanno quelli quanto guadagnano certi 'statali'???) e si tassa a destra e a manca per far fronte alla crisi... pare dicevo che qualcuno si sia comprato una casetta, vista sul Colosseo (si sa, è l'antichità è fonte d'ispirazione) con i soldi dei contribuenti. Si, proprio quelli che di solito fanno fronte alle crisi, rimettendoci l'adeguamento all'inflazione;  nel caso della sanità, il cosi detto personale di comparto non può nemmeno fare un secondo lavoro per adeguarsi da solo, nemmeno se si apre la partita IVA e fa tutto regolarmente...pare.
Lila è poco aggiornata, magari le cose sono cambiate. Tuttavia il senso comune per i ricorsi (storici) mi fa osservare che qualche anno fa erano accadute vicende analoghe. Qualcuno, raccontavano, aveva piazzato la mammina in una casa a equocanone, o affitto bloccato o qualcosa del genere.. solo che la mammina non era la povera pensionata da cinquecentoeuroalmese, ovviamente. O di scandalo non si sarebbe parlato.

Tutti noi, popolo italiano, siamo con i telecomandi puntati, il volume al massimo e magari un paio di giornali aperti, quando si sussurrano certe cose. Stiamo qui a secernere bile sulle notizie riguardanti gli autisti delle auto blu... cui verrebbero concessi privilegi riguardo alle infrazioni, per esempio, come se avessero due patenti. Ebbene, se infrangono le regole mentre sono in servizio, di qualcuno sarà, la colpa! e se come è umano, l'attribuiscono ad altri, allora forse ci dovrebbero rimettere questi altri. Ma se la colpa è loro, all'ora infranta dai chilometri in eccesso che differenza fa?

Il popolo italiano è punto sul vivo su più questioni, in continuazione: sulle televisioni, su quanto Qualcuno da alla moglie per mantenere la sua villetta dopo il divorzio (dimenticando che quelli sarebbero affari di famiglia, e non di stato)...

E così via. Non mi sento in grado di disquisire oltre, e mi manca l'opinione del signor Filippo, che l'anno scorso se ne è andato fumando all'angolo di una strada. Persona sensibile e di mezzo tono, aveva sempre la capacità di farmi vedere il bicchiere... com'era. Non mezzo pieno, come voglio sempre io. Non mezzo vuoto, come dopo aver pagato le tasse  ;-)

Il punto, è un altro.
Il punto di vista di Lila, almeno.
E' che a guardar le pagliuzze, si direbbe in certi lessici ecclesiastici, ci scordiamo delle travi che abbiamo negli occhi. Dimentichiamo che, se è vero che chi ci governa dovrebbe essere il rappresentante del popolo,  forse ora il popolo ha qualche problema.

Mi spiego? Se ho bisogno di un favore, e so che Tizio conosce Caio, che è amico di Sempronio, probabilmente alle elezioni mi darò da fare perché Tizio venga eletto... Non voglio riferirmi a colori politici, qui. Ma solo a colori dell'anima!
Perché se il favore che mi serve è onesto, diciamo anche che nel mio progetto ci sia il benessere dell'umanità (per farla proprio in grande!) la catena di cui sopra sarebbe un nastro leggero e colorato, e forse non scriverei questo post.

Il mondo è uno specchio. Stanno comprovando, ne ho già scritto, la veridicità di certe affermazioni magiche. Quindi, alla domanda ricorrente che ci si pone in conversazione, ("se le cose vanno male che ce potemo fa'?") la risposta dovrebbe giungere da altri tempi, che secondo altre teorie, non sono poi così distanti da noi.

cito: "All'entrata del tempio c'era la scritta: "ΓΝΩΘΙ ΣΕΑΥΤΟΝ", "Conosci te stesso".
      Ti avverto, chiunque tu sia. Oh tu che desideri sondare gli arcani della Natura, se non riuscirai a trovare dentro te stesso ciò che cerchi non potrai trovarlo nemmeno fuori. Se ignori le meraviglie della tua casa, come pretendi di trovare altre meraviglie? In te si trova occulto il Tesoro degli Dei. Oh Uomo, conosci te stesso e conoscerai l’Universo e gli Dei"
Oracolo di Delfi

domenica, aprile 18

un sabato, di primo mattino...

Qualche giorno fa ho passato una bellissima serata, davanti ad una pizza che non era di certo allo stesso livello della conversazione (né di quella di Napoli), ma che ne è stata senz'altro innalzata, rimanendo deliziosa nel ricordo. La digestione, di pizza ed argomenti di conversazione, è in corso...

E qui, forse contavvenendo al bon ton che vuole che ciascuno tenga i propri processi digestivi per sè (non in alcuni paesi, dove per esempio pare che 'ruttare' significa che si è apprezzato il pasto), mi soffermo su ciò che frulla su e giù per le mie vie enteriche ed interiori.. dicamo neuronali; ma non è di ricette o di buoni ristoranti che voglio scrivere, bensì di una serie di 'messaggi' che, nelle due settimane in cui a malapena ho sbirciato la posta, oggi che la nebbia mi convince a letto si stanno mettendo in ordine.

Mi dedico un poco a qualche passeggiata virtuale prima di intraprendere altre attività, ed ecco, che tra i nodi della rete mi trovo ad ascoltare qualcuno che mi fa ritornare in mente la pizza, ma sopratutto il commiato dinanzi al ristorante quando la sera, odorosa di fiori che si chiudevano, s'è accerchiata come una cornice su un quadro che ancora non vedevo completamente;  tanto per cominciare c'è  questo video, che può dare una idea di ciò che intendo, quando scrivo alcune poesie, quando medito sulla bellezza intrinseca nella "superba meraviglia" che è l'universo.

Esiste un fenomeno, l'entanglement (cito da Wikipedia: L'entanglement quantistico o correlazione quantistica è un fenomeno quantistico...  in cui ogni stato quantico di un insieme di due o più sistemi fisici dipende dagli stati di ciascuno dei sistemi che compongono l'insieme, anche se questi sistemi sono separati spazialmente.) che spiega la 'sintonizzazione' di cui parla il dottore
(qui il link ad una sua intervista dove si possono trovare i restanti video del seminario).

Esiste una speculazione, per ciò, che si fa sempre più scientifica su quello che già Gary Zukav scriveva ne la danza dei mastri wu-li.
Questo libro, che amo moltissimo, me lo sono ritrovata davanti in inglese, domenica; l'insegnante lo stava consigliando ad un mio collega che, vecchio appassionato scentifico ed ora inspiegabilmente avvinto da certi moderni predicatori, si sta avviando (secondo me) suo malgrado a ritrovare le connessioni tra scienza e religione. Tra Fede e Conoscenza, direbbero altri.

Credere come la fede insegna, non dovrebbe essere infatti una esperienza limitata a se stessa, ma il punto di accettazione di intuizioni che conducano oltre al dogma.

Così, almeno, la penso.
Così sostengo l'affermazione a mantenere il più possibile uno stato armonico nei propri pensieri, ed a ricercarlo in fretta (necessità ci fa esser veloci, direi parafrasando il Poeta, sulla Fortuna, nel VII canto dell'Inferno), qualora, come è logico nell'esperienza umana, qualche volta, od anche spesso, si smarrisca.
 :-)

La realtà è olografica, ed ogni parte rispecchia il tutto. E tutto alla fine vibra d'una stessa nota.
Come è in alto così è in basso...
Raccolgo i fili, e riprendo il viaggio. Nel sacco a spalla, nessuna mappa per tornare indietro. Nessun desiderio di piacervi, se non per ciò che sono ancora, bensì ho messo dentro la sana consapevolezza che se io e voi (lettori e da me letti, perciò... diletti) potremmo anche giocare un gioco nuovo, e provare a porci su un livello di vibrazione, su una strda di pensiero che volga il viso il cuore e il ventre a deliziose vette, o, come direbbe il mio amato Dante, verso altre sphere, altre circonferenze!

"...
Da quinci innanzi il mio veder fu maggio
che 'l parlar mostra, ch'a tal vista cede,
e cede la memoria a tanto oltraggio.
... La forma universal di questo nodo
credo ch'i' vidi, ...
...
A quella luce cotal si diventa,
che volgersi da lei per altro aspetto
è impossibil che mai si consenta;
però che 'l ben, ch'è del volere obietto,
tutto s'accoglie in lei, e fuor di quella
è defettivo ciò ch'è lì perfetto.
...
Ne la profonda e chiara sussistenza
de l'alto lume parvermi tre giri
di tre colori e d'una contenenza;
e l'un da l'altro come iri da iri
parea reflesso, e 'l terzo parea foco
che quinci e quindi igualmente si spiri. 
...

O luce etterna che sola in te sidi,
sola t'intendi, e da te intelletta
e intendente te ami e arridi!
Quella circulazion che sì concetta
pareva in te come lume reflesso,
da li occhi miei alquanto circunspetta,
dentro da sé, del suo colore stesso,
mi parve pinta de la nostra effige:
per che 'l mio viso in lei tutto era messo.
Qual è 'l geomètra che tutto s'affige
per misurar lo cerchio, e non ritrova,
pensando, quel principio ond' elli indige,
tal era io a quella vista nova:
veder voleva come si convenne
l'imago al cerchio e come vi s'indova...




ma non eran da ciò le proprie penne:
se non che la mia mente fu percossa
da un fulgore in che sua voglia venne.
A l'alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e 'l velle,
sì come rota ch'igualmente è mossa,
l'amor che move il sole e l'altre stelle."

mercoledì, marzo 17

La via del Bello (2)


Sul piano della ricerca
Una delle note più interessanti trovate durante il percorso di ricerca sulla Bellezza è stata la lettera ebraica Tav: valore 400, ultima lettera della aleph beth (trentaduesimo sentiero che sta tra Malkuth e Yesod) termina la catena delle lettere e le “sigilla”, come sigilla la parola Emet, Verità (termine  considerato alla stregua di un nome di Dio). Associata al centro della Radice  (1° chakra) ci indica precisamente che nel cammino di Risalita verso la Fonte della creazione, la Verità deve essere il fondamento dei nostri atti, permeare le nostre azioni; canalizzare le forze che stanno alla base della vita sulla terra prima su tutte quella energia sessuale che presiede alla generazione della vita e che va usata come veicolo di desiderio prima di tutto verso Dio stesso, per farsi invece, nel rapporto con gli altri, canale per la fusione che annulla l’ego per condurre al Sé, quindi alla comprensione dell’altro in noi stessi. Per condurre all’Amore inteso secondo la storiella sufi dell’uomo che, bussando alla porta dell’amata, potrà entrare quando non sarà più “io” (qui non c’è posto per me e per te), ma l’amata stessa: “- chi è?- -sei tu-”.
La parola emet contiene in effetti la parola at, cioè ‘tu’.
Tav è il “luogo più vicino alle forze dell’altro lato” [1] è simbolo del fatto che se la consapevolezza resta intrappolata nel centro più basso vive in esilio permanente, ma come spesso accade l’inizio e la fine coincidono così ha anche un significato positivo[2]: è legata alla santità ed al riscatto delle potenze inferiori perché siano usate come tensione positiva per la risalita alla Sorgente di Luce infinita.
Tav è per la Cabala la lettera del mondo del Tohu (caos) termine che inizia proprio con Tav, il che suggerisce di osservare come all’inizio del nostro lavoro ci troviamo alle prese con le rovine dei mondi precedenti, le cose incomplete o mancanti delle nostre incarnazioni passate o semplicemente della vita “precedente” l’iniziazione in cui siamo ancora inconsapevoli. Iniziazione che qui intendo  significare il momento in cui prendiamo coscienza della luce divina che è in noi, in qualunque modo avvenga, anelando alla ricongiunzione con essa (con necessario ‘sgrossamento’ dalla materialità, per ritrovare la radice, la statua nel blocco di marmo).
Collegato a Tav troviamo un ‘dono’: Chen, la grazia ma anche più semplicemente la Bellezza. Si tratta inizialmente della bellezza e dell’armonia insite nella forma fisica, nella materia, che vengono a rivelarsi quando si smette di guardare con gli occhi critici e separativi della mente solo razionale per osservare con entrambi gli occhi e percepire così il miracolo della ‘cosa sola’. Rapportarsi con il mondo fisico diventa allora fonte di gioia e non di oppressione e frustrazione, situazione che si lega a doppio filo anche con la capacità di accettazione dell’esistenza, del nostro essere come manifestazione e dunque agente della sperimentazione dell’Essere che si conosce.
La Grazia (bellezza in noi) permette di riconoscere l’impronta (tav) lasciata in ogni essere dai mondi superiori, che si manifesta poi nel forma-le attraverso la bellezza che deriva dalla simmetria, dalla capacità di espandersi in tutte le direzioni dello spazio.

Si dice “tav fa vivere e tav fa morire” e se la morte sta laddove non riusciamo a scorgere la completezza e l’armonia dell’esistenza, nella percezione di tale Bellezza riscopriamo la Vita che si espande e ci pervade; così possiamo riconoscere la bellezza anche in una forma (o persona) non rispondente ai canoni sociali (della bellezza), ma che avendo conquistato se stessa e vivendo la propria luce e quindi l’equilibrio e la simmetria che generano armonia, irradia quella Grazia che ci fa sussurrare “ella\egli è bella” senza dubbio alcuno sul contesto formale in cui avviene la manifestazione, perché  attraverso chi abbia raggiunto tale stato possiamo riconoscere non il vaso, ma l’argilla ed ancor più la mano del vasaio.
Da qui la citazione di Plotino, per sottolineare che questo processo è possibile quando bellezza e simmetria sono insiti in noi stessi, altrimenti sarebbe come guardare un bellissimo quadro attraverso occhiali sporchi, che ci fanno scorgere ombre e riflessi dove non sono scambiandoli col quadro stesso. A tal proposito cerco ancora supporto nella cabalà: nella parola Khiur, bruttezza, che può esser letta anche Ki Or ”poiché è pelle”.
Arrestarci al formale allora è proprio questo, vedere non altro che l’involucro, la pelle!



[1] Tav ha volore 400, e il 400 lo troviamo nel racconto di Esaù che va incontro a Giacobbe per ucciderlo, con 400 guerrieri, ma anche 400 anni di esilio in Egitto.
[2] 400 sono gli stati di piacere beatifico riservati ai giusti ed agli illuminati.



Un allegro e sncero benvenuto ai nuovi lettori. A tutti l'augurio di una Bella giornata... e la preghiera di scusarmi se in questo periodo sono un pochino assente, non vi visito,ma vi penso, un po' incastrata tra lavoro e la scuola di Magia, che mi ha sottratto lo scorso fine settimana e di cui sto preparando il ricordo.
C'era una volta una pubblicità, su un manifesto, che diceva qualcosa tipo: fuori infuria la tempesta, il cielo è cupo, (aggiungo: hai l'anima ferita), ci sono tuoni e fulmini... ma tu, continua a sorridere!
La frase finale mi accoglie ogni mattina, quando, dopo aver realizzato d'essere ancora viva, accendo il cellulare e ritorno del mondo.
Un abbraccio a voi tutti!