giovedì, ottobre 16

I viaggi di gul(p)liver 2

premessa
Un certo Carlo Collodi, in un tempo abbastanza lontano, scrisse la storia di un burattino di legno, con la quale per anni ci hanno tenuto similitudini del tipo: "se dici le bugie ti cresce il naso", "se non studi diventi un ciuchino", "non siamo mica nel paese dei balocchi"..ecc. Storie dell'orrore da propinare giusto ai bambini, che prima o poi diventano grandi e capiscono, come per i film, che si tratta di effetti speciali, e che le cose non sono sempre come le raccontano. Semmai peggio.
Facciamo un esempio: un mio amico mi ha parlato di un horror di serie Z, su delle pecore assassine. Oggigiorno capita di tutto, perfino che il pesce rosso impazzito soffochi il proprietario saltandogli in gola mentre dorme, tuttavia, un film sulle pecore assassine.. ma via, diciamo che si capisce che se una pecora ti morde non diventi una pecora mannara. Al massimo (è il "semmai peggio") ti viene la rabbia. La rabbia per essersi fatto mordere da una pecora.. Mi sento stupida solo a pensarci.
Torniamo bimbi: la storia del paese dei balocchi mi sembrava un po' inverosimile, ma completamente assurda mi pareva quella di Pinocchio arrestato perché era stato derubato.
Quella, ho capito col tempo, era invece una storia vera.
il fatto (vero)
Il problema è, che quando l'uomo inventa i mostri, nella realtà si manifestano davvero, e "semmai peggio", come dicevamo. Avete presente il gigantesco omino Michelin in Ghostbusters? e dire che a vederlo in TV sembra soffice quanto un gatto persiano (...lasciamo stare il carattere dei persiani).
Torni a casa,un giorno, e trovi una cortesissima lettera dell'ufficio pubblico X: "gentile contribuente [sei gentile se contribuisci, dopo un po' cominci a diventare Egregio o giù di lì] ci siamo accorti che siccome si è dimenticato di pagare trentamila lire per .... Adesso bisogna che ce ne paghi centotrentaduemila. Infatti Lei ci deve le trentamila lire,ovviamente, e in più c'è la tassa per la morosità, spese d'istruzione pratica [e lasciatela ignorante, 'sta pratica], marca da bollo, carta intestata, e naturalmente le spese postali.
La preghiamo di pagare con l'apposito bollettino".
Solo che il bollettino non c'è. Il gentile contribuente, che è anche molto indaffarato, preferisce aspettare che ne spediscano un altro, piuttosto che fare anche la fila per richiedere il bollettino. Passa un mese, e l'ufficio pubblico X, puntuale come la morte e, appunto, le tasse, riscrive:
"Gentile contribuente [stranamente è assente il tono di minaccia, ma capirete perché], ci dispiace ma ci siamo sbagliati: Lei in effetti le trentamila lire le ha pagate [il gentile contribuente tira il fiato e sta per riporre il foglio, quando si accorge che c'è una seconda pagina. Sembrandogli troppe due pagine di scuse va avanti nella lettura]. Quindi non si preoccupi, non dovendo pagare le trentamila lire che ci ha già versato, Lei non ci deve centotrentaduemila lire, ma solo centoduemila.
Da pagare col bollettino allegato."
[che stavolta c'è.]
E il gentile contribuente paga, perché è gentile. e anche perché fare ricorso gli costa più che pagare.

1 commento:

Federico Distefano ha detto...

Huagr! Huagr! Huagr! La faccenda del bollettino sarebbe divertente, se non fosse preoccupante...