Ora sto qui. L'inizio di questa cosa scolpito nel presente dell'incidente estivo, frattura di una essenza che non aveva più sostanza né ragione, che si era persa e non voleva accorgersene. Si può cancellare, ho scoperto, come il Blog.
Neanche ho cominciato a scrivere e già, infatti, trovo una voce che dice "cancella". Succede, si, anche nella vita, così questa metafora d'esistenza inizia con la scelta d'andare avanti, ora, dopo una nuova creazione.
Inizia sull'asfalto,questa nuova traccia; dove finiva l'altra, ancora raccolta, a dire il vero, in una macchia d'olio. Ogni tanto ci passo e la guardo, chiedendomi quanto ancora rimarrà lì, quella fine...
Durerà, credo, finché dura questo inizio, "a meno che non ti metta lì a grattare", direbbe qualcuno. No. Anche se lo faccio.
Al'inizio, anche se non lo sapevo, ci sono sempre degli sconosciuti,, e quando sei in silenzio, che cerchi di capire quali parti del tuo corpo sono rimaste, dolorante da non aver forza di lanciare il primo grido, sono loro che gridano per te. Tu sei lì, come hai fatto già una volta, anche se da bambino ci hai messo qualche anno, che ti conti le dita, esamini con cura maniacale a non procacciarti altro dolore quante parti si muovono. Ti accerti di respirare bene.
A questo punto ti portano via. Arriva qualcuno che ti alza da quel grembo d'asfalto (prezzo della modernità) e ti racchiude altrove, dove ti infila qualche ago assieme alle domande.
"Andare in moto e come avere la morte a fianco".
"dotto', lei me lo insegna, camminiamo sempre così".
Solo che per fortuna, da questa morte, oggi sono nata di nuovo. senza paura, (non si può vivere nella paura:) ne ho preso a braccetto un'altra.
Per tutto il tempo che mi è concesso.
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