Un guscio di tartaruga
taglia la via tra emozione e mente.
Sopra l’acqua, una parte dura;
una parte dura, sotto l’aria.
Ciascuno spazio invaso,
e mi ci perdo, senza poter entrare.
Come evaso prigioniero.
Prendo una pausa per trovarmi,
e m’accorgo che altri son perduti;
la luna di giorno e il sole di notte
non danno abbastanza luce,
così davanti al fuoco torna il mago
con una metà in ciascun degli occhi.
Si guarda intero tra gli occhi di cielo.
Come in un cielo l’azzurro
non ha colore,
se smetti di sovrapporre veli:
non c’è dentro niente.
Come un cielo, entro l’azzurro
senza veli, è tutto l’universo.
L’immagine è vera, ma anche immaginata.
Occhi come un cristallo impregnato
dell’esistenza della terra.
Cristallo che è diamante,
diamante che è carbonio.
Il carbonio è la grafite
che rende vere le mie storie.
Le particelle delle storie
si muovono e s’intrecciano
sempre a metà fra bugia e vero.
Lasciano una vibrazione che sussiste,
non particella e non vuoto,
fra di esse.
Alla fine è il vuoto, la parte predominante nella natura.
Il guscio di tartaruga
contiene in sé infinite strade
tra sopra e sotto.
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