Il tema è di quelli spinosi, e la riflessione breve e personale.
Scandita sul dorso degli ultimi giorni della scuola di magia.
primo giorno
Nel bailamme della mia testa ronza con insistenza uno di quei sospiri di pensiero, che sei certo avere una forma e faticano a dettagliarsi... qualcuno sostiene che liberi non lo siamo mai...
Dal pensiero no di certo. O almeno, non ancora.
Osservo, e aspetto; arrivo in stato confusionale e silente, grattando, nelle pause, la parete della mente per trarre fuori un suono. La voce che cerca di farsi sentire è intonacata tra i soliti convenevoli, e la pittura mal riuscita della prima giornata; densa di nuvole, con stracci di sole che inchiodano le papere sul lago...
In classe, intanto, ascolto corpi e metto in discussione le mie principiantesche capacità magiche, sentendomi molto Ronald Weasley. Bacchetta spezzata, e memoria labile, nonostante l'odore dei tigli innalzi un brandello di cuore sopra la strada.
Trascorre.
secondo giorno
Il mio collega questi giorni viene per conto suo, così mi arrendo soddisfatta al silenzio della strada, nelle mattine ancora fresche di nebbia, scatto la solita foto, penetro nei recessi del lago, e lascio che la mia voce si incagli tra alghe invisibili.
Trapela, nell'esultanza soddisfatta dei successi, che rendono un velo di fiducia a mani che sembrano carta vetrata; gli insuccessi, in numero maggiore, mi trascinano legata per un piede fino sull'orlo di un baratro in cui mi lascio scivolare lucida come su nessun altra cosa. E la caduta mi è ammortizzata, con sorpresa, da un cuscino di diverse sensazioni, che paiono avere la doppia funzione di fondo e di ancora di salvezza. Come una corrente che prima o poi sei certo ti riporterà a riva, o nel qual caso, in alto, mi ci appoggio.
Le credevo lasciate nei cassetti dal mio coraggio sovversivo, che talora si ribella al palcoscenico, e si cela nelle pieghe dei sipari.
Invece, nel tempo in cui le rondini invitano frusciando a far pulizia, e lo scirocco ha soffiato portando sabbia che sapeva di mare e pini e onde fragorose, le prendo e ne trattengo i colori scuri sul quadro del cuore; un affresco rapido di competitività, sfiducia, inettitudine, desiderio. Desiderio che si concretizza nel 'voler far bene' ma, celando l'aspettativa, crea una tensione incancellabile, e confonde le memorie del corpo che ascolto, con le mie. Così mi offusco.
terzo giorno
E cede la voglia di sospingersi. Il piede rotola senza energia, se non nella fisicità del passo.
Osservo. Ascolto.
Attendo.
E mentre passa un dubbio innanzi all'altro, come un camminare incerto tra quello che mi ha portato qui, e ciò che è adesso, rammento con conforto desolante: è stato frutto della mia scelta.
Proseguo, calma. Lasciandomi la facoltà di errare.
quarto giorno
La bellezza intrinseca nell'essere uomini è la libertà di scegliere, ogni istante; a dispetto di tutto ciò che è sensato, come nel rispetto dell'etica e della morale.
La difficoltà in genere è che non ci ricordiamo di aver scelto, o non ricordiamo perché...
... però, mi dico, almeno ho scelto. E ho creduto allora che fosse giusto.
Con questa sfera di cristallo, unica fonte predittiva, mi specchio e faccio il punto.
Ascolto, osservo.
Questo, il ritmo che scandisce il passo. Ed il passaggio è breve.
Scelgo. Di mantenere la rotta.
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