Non era mai successo, che a settembre sapessi già con chi passare il Capodanno. In effetti è come programmare un viaggio, solo che non devi fare la valigia. Le pulizie si, ed anche le scorte di viveri, perchè chi lo sa cosa mangiano gli svizzeri...
Tutto ha avuto inizio quest'estate, quando
ho conosciuto mia sorella, al mare. Figlie di due madri e due padri, ed anche di due nazioni diverse seppure confinanti, abbiamo valicato il San Gottardo sulla sabbia calda del golfo di Talamone; il passo separa due culture, due mondi in cui il sole splende a compensazione, perchè quando qui c'è il sole, è perchè le nuvole si sono fermate a guardare le Alpi; prima delle Alpi. Così qui siamo abbronzati fino ad ottobre, e lì da ottobre in poi, ma solo sul viso grazie ai riflessi sulla neve.
Tuttavia io e mia sorella ci siamo sedute a lungo sotto l'ombrellone, a metterci in pari con i racconti di quando non c'eravamo, altre vite che abbiamo vissuto; ma non bastava, e allora, visto che essendo io la maggiore sono già avanti, ed ho visto, della Svizzera, almeno Basilea, a lei mancava di venire a Roma, come a me manca casa sua che ho visto solo in foto.
Con la complicità dei voli lowcost, ormai spostarsi da qui a lì e l'equivalente di un attraversamento di Roma, quella volta l'anno in cui incidentalmente le nubi si sbagliano, e rovesciano il carico bianco da questo lato della catena montuosa.

E così, con un'attesa di messaggi e foto spedite, marmellate comprate e piatti tentati per sorprendere, alla fine ci siamo abbracciate sotto la mano benevolente di Leonardo da Vinci, che non potendo cacciare i piccioni, ci indica la via da seguire quando ricordiamo di avere le ali!
Roma, per l'occasione, ha messo il suo vestito più freddo, così nella mia adorante, beata ignoranza, mi sono sentita in dovere di mostrare alla mia amica, versione svizzera di RomiSchneider, dove poter comprare un cappotto... e poi anche un vestito. Così alla fine, mentre ci si abbracciava sotto la mano benevolente di Leonardo da Vinci, che non potendo cacciare i piccioni, indicava a mia sorella e al suo compagno, il mio amico artista, la via per tornare a casa, le ho detto che anche se non conosco bene la storia dei monumenti della città, almeno sui negozi buoni sono davvero un'esperta.
E vi pare poco? ;-)

Mi preparo per la prossima volta, più nei dettagli, cercando altri piccoli particolari, come i mascheroni di Via Gregoriana, perchè in fondo
la prima volta (accidenti, mi emoziono al solo pensarlo), bisogna vedere le cose che rendono eterno il ricordo della città. Cose così ti restano dentro, come la prima volta sotto il Colosseo, la vista dei Fori dal Campidoglio, l'altare della Patria arrossito nel sole e il Pantheon vestito da sera, che seppur non ha finito il trucco e, come per una vecchia matrona, ormai si parla di restauro, scintilla all'interno cancellando la memoria di oscurità pari ad una volta celeste notturna senza stelle, che l'amico-artista conservava tra i disegni dei ricordi. Lui, si, l'aveva già vista la città, ma come dire... mai tutta insieme!

E tutta insieme significa dalla periferia al centro, e poi un colle dopo l'altro, su per l'Aventino, giù dall'Esquilino, attraverso la Porta di Piazza Vittorio, un passaggio a S.Maria Maggiore per allertarsi senza vedere il palazzo, nella consapevolezza d'essere sul Viminale. Sotto il Quirinale c'è Fontana di Trevi, e io turista per lingua (L'Hoch Deutsch fra noi va per la maggiore) se non per cittadinanza, mi presto a tirare una moneta, per la buona sorte e perchè in fondo, anch'io ho bisogno d'una prima volta come simbolo del rinnovamento del nuovo anno.
Al Gianicolo, salendo per Trastevere, al Pincio, scendendo in Piazza del Popolo, ed io ho i brividi per il freddo quel giorno, ma anche perchè da qui Roma si distende come una sposa dopo la prima notte, e me la guardo con la passione d'un innamorato, che la svela del lenzuolo leggero che ne aveva coperto le curve.
Al parcheggio scopriamo un'altra sottile differenza, fra qui e lì. Che per fortuna non mi preoccupa più, perchè ho già visto che il poco spazio di casa mia basta anche in tre, quando a me da sola sembra sempre poco.
Avevo già spiegato la teoria della terza fila, quella della striscia di mezzeria quando c'è traffico, e naturalmente anche nei giorni magici in cui in giro sembrano esserci solo turisti e due macchine, si riesce a vederne esempi, ma la sorpresa dei loro volti, quando vedono lo spazio dei parcheggi, è straordinaria.
Così poco spazio?
Eh, sai, siamo un popolo affettuoso, ci piace stare vicini vicini!
Tra una bancarella di libri, per preparare la perfomance artistica attorno al Colosseo, e un caffè a via del Governo Vecchio, ci raccontiamo i colori diversi degli occhi e degli abiti, mischiamo la fratellanza dei miei occhi azzurri con i suoi capelli biondi, che l'amico ha invece messo insieme, per non sentirsi escluso; mangiamo romano-romano, romano-sardo, romano-siciliano (la pasta alla Norma è il mio piatto forte)... e troviamo il tempo per poggiare le armi della vita nel fodero come san Michele a Castel Sant'Angelo, spaziando con gli sguardi gli uni nella vita degli altri, come se fossimo nel giardino oltre la serratura, là sull'Aventino.
Ben sapendo che non ci saranno altre occasioni a breve, passeggiando tra Natale ed Epifania, un po' incerti su cosa celebrare in attesa del brindisi d'inizio anno, ci copriamo di doni; io regalo mezzi guanti e una sciarpa per mantenere il calore degli abbracci, cioccolata (eh si, ho osato!) e altre amenità per rendere più dolce la distanza dei prossimi mesi. Assieme ci riempiamo di fotografie, e “pagoiopagoio”; io ricevo il capo per eccellenza della notte di fine anno, un libro per scoprire la Svizzera in quattro lingue, svizzero compreso così sarò pronta, qunado andrò là, anche a spiegarmi in lingua indigena, nel caso mi perdessi, ed infine un maglione... con la complicità del commerciante.
“Quant'è?”, dico estraendo la Carta.
“23 euro”.
“No, guardi, ho un altro maglione”
“Ah, ma quello è fallato, glielo regaliamo, consideri... un omaggio”.
Accidenti, penso sgusciando fuori dal minuscolo negozio, dev'essere proprio una cosa grave, ed io non me ne sono nemmeno accorta. Oppure mi ritengono miglior cliente dell'anno perchè mi son portata l'amica (qui ha preso il cappotto).
Poi la sorella, e l'amico che in barba agli stereotipi maschili ci ha atteso con pazienza e consigliate con affetto negli acquisti, mi chiedono se ho capito “perchè hai preso due buste e ne hai pagata una sola”.
Sarà perchè in Italia “fatta la legge e trovato l'inganno”... e ora che le buste stanno per diventare illegali i commercianti benevolenti le regalano, per ingraziarsi il cliente?
Questo lo penso ora, ma allora... mi sono affannata a spiegare la situazione, mancandomi la traduzione per 'fallato', finchè capisco che qualcosa non quadra; il secondo maglione non è omaggio del negozio, ma della mia sorellina svizzera!
Così ogni volta che lo indosserò la sentirò vicina come oggi, e chissà che non sia di buon auspicio; intanto perchè lei è dei Pesci, e avendone trovato l'energia, magari smetterò di acchiapparli come compagni!
E poi, il fil di lana che lo intesse mi fa ben sperare, adesso che la distanza fisica ci fa immaginare di nuovo lontane, standomi così conserto e caldo, che prima o poi finisca questa condanna ipermetrope, ed inizi a vedere... e a star bene... con qualcuno che mi sia vicino!