martedì, luglio 19

Aprire la valigia (e tirare fuori il cappotto - quinta parte II )


 Dunque... abbiamo chiuso gli occhi, con ancora l'immagine di ombre proiettate dal sole che allietava le colline e lambiva la Sierra. La notte, almeno la mia, trascorre male, funestata da un udito iper sensibile alle fusa di Lo', e forse da una certa rivolta dello stomaco all'ennesima frittura. Alle tre sono sulla terrazza della pensione, ad ammirare un meraviglioso cielo stellato, che mi fa da coperta fresca, e mi rasserena quando, alla fine, mi addormento sul divano del salottino comune.

Le perturbazioni del mio stomaco però, al mattino, sembrano appartenere anche a qualcosa di più grande. Lo dico sempre, poiché è vero: Tutto è Uno.
E il cielo, complice della mia mente limpida e sveglia di notte, al mattino si mostra come il mio visino cupo e impastato di sonno... cioè nuvoloso e freddo.

L'ottimismo non muore mai (e purtroppo non agonizza nemmeno quel tanto da convincermi a prendere la giacca), e comunque La visita è prenotata per oggi; così ci avviamo, pronte ad appagare la nostra ricerca di bellezza, alla volta del bus che in pochi minuti ci conduce all'Alhambra.

Arrivo all'Alhambra
Lo spettacolo, nonostante il cielo grigio e i nuvoloni che si accalcano inesorabili fra le cime della Sierra, minacciando di riversarcisi addosso, è incredibile.
Iniziamo dal Generalife, ove ci accolgono rose tondeggianti e piene delle gocce d'acqua lasciate dalla pioggia mattutina; giardini con immense siepi verdi, e poi il Palazzo bianco, che svetta in fondo, a volte inguainato in quel sole che s'affaccia burlone, promettendo ma senza mantenere di irradiarci un poco. Fa freddo, ma il susseguirsi di prospettive, di terrazzamenti intarsiati di altri coloratissimi fiori, il gorgoglio dell'acqua che scende lungo il corrimano, appositamente scavato, ci distraggono e ci immergono nella delizia più pura. Ci par d'essere, nonostante l'anacronismo dei turisti giapponesi, delle dame d'altri tempi, che siedono e passeggiano, e annusano inebriandosi con le soavi varietà di flora.



Generalife, i giardini
Magnolia



Dedichiamo buona parte della mattina alla visita, e ci addentriamo poi nell'Alhambra vera e propria quando le nuvole sono rotolate dai monti pronte a scoppiare; prorompe nella quiete la voce sottile della pioggia, che ci caccia dal nuovo giardino incontrato appena oltre le mura; fortunatamente la voglia di calore e di riparo si soddisfano in un Caffè che ci accoglie, con aria orientaleggiante, proprio pochi metri dopo l'inizio dell'acquazzone.
Ci adeguiamo filosoficamente, e con tempismo perfetto terminiamo le bevande assieme alle ultime gocce di pioggia. E proseguiamo nella visita, baciate di nuovo da un tiepido sole che non scalda le ossa.

Palazzo di Carlo V

Arriviamo al palazzo di Carlo V e ne percorriamo le sale animate dalla mostra su Escher, e da un nido di uccellini curiosi, che Lo' ha scoperto seguendo gli sguardi dei turisti del Sol Levante.
Prese da una attesa sempre crescente per la visita ai Palazzi Nazaridi (ora fissata le 12.30) ci affrettiamo forse un po' troppo nell' esplorazione alla fortezza vecchia, che purtroppo è consentita una sola volta (non ci si può tornare dopo, quindi), nel corso della  visita.
Pazienza.
L'evento atteso si fa vicinissimo, e alle dodici e quindici siamo pronte, prime della fila, per poter entrare a vedere i Palazzi.

Il sole che quasi arrivava a scaldarmi il viso (per il resto ho usato i Phon nei bagni pubblici) ma che perlomeno ci ha un po' sorriso, improvvisamente si ripara dietro una nube, timido forse per l'eccitazione con cui i turisti lo hanno accolto, e le nubi, pronte come sempre a celarlo, nell'alacrità del loro compito si scontrano e... forse si fanno male. Iniziano a piangerci addosso il loro sconforto. E un po', devo dirlo, anche il nostro.
Ci stringiamo tutti e trecento sotto un minuscolo ombrellone, chi cercando il caldo, chi un effettivo riparo; americani, spagnoli, inglesi, italiani, giapponesi, siamo tutti stretti qui, con l'aria vagamente triste.
E Lo' mi sussurra: "ci vorrebbe sai, di cantare "I'm singing in the rain"".
E io, intonando, voce udibile: "Just singing in the rain..."
e poi, forte, in coro... "and I'm happy again!"
Gli americani ridono, e i giapponesi, quando intoniamo "o Sole mio" tentano anche un timido accompagnamento. E mentre ci scaldiamo la voce con "I don't care the sun don't shine" arriva finalmente l'ora fatidica, e ci introducono nei Palazzi.


Palazzi Nazaridi, particolare delle decorazioni

Tra un arabesco e un muro inclinato, tra una porta e i Leoni in restauro, Lo' fa in tempo ad innamorarsi, perdutamente ricambiata di una delle guardie, che si dimostra un Cicerone efficace e solerte, e fatica a staccarcisi di dosso.
Purtroppo non c'è per ora nessun romantico seguito, in quanto non si sono scambiati i numeri di telefono, ma il sottile tessuto romantico si intreccia alle sale incredibili, aleggia tra gli spazi dei morbidi arzigogoli, e si insinua come un calore sottile nelle fredde membra, che faticano ad alzare la macchinetta (per fortuna si scarica la batteria) e permettono solo ormai un movimento d'occhi, instancabili.

Che dire di più? Bisogna andarci;  ci sono "cose che ridire / né sa né può chi di lassú discende" direbbe il buon Dante. E' una di quelle cose da fare nella vita., uno di quei due o tre viaggi che ti restano nel cuore.
Così, discese da tanto cielo, assieme agli ultimi rovesci di pioggia ci dileguiamo per un po' dal mondo nella nostra linda pensioncina, riposando per metabolizzare il 'sacro', prima di dedicarci al profano shopping.

Qualche paio di scarpe e sacchetti di spezie più tardi, ceniamo a Paella, insalata e briciole di pane fritto, tutto condito dell'olio meno buono che abbiamo trovato, ma pur sempre meritevole. Come detto.


Al mattino ci allontaniamo verso nuova meta (Antequera), seguendo prima l'odor dei biscotti e del cappuccino, e poi la direzione dal vento....





Badando bene di procedere lentamente !

8 commenti:

Madama Dorè ha detto...

Splendida come sempre..nel dire e nell'illustrare. Buon fine settimana e buona settimana prossima.

Lila ha detto...

@ Madama Dorè
grazie, e buona settimana a te! A presto. Un abbraccio forte

Unknown ha detto...

il tuo diario è prezioso, non solo per i dettagli che non manchi di riportare, ma per quello che ci metti di tuo, in ogni frase...P.S. la prossima meta è antequera??? Beh, io ho appena postato proprio la foto della prossima tappa per One Million :D (c'è anche madama dorè)

Lila ha detto...

@ Turista di Mestiere
:)
grazie! cerco sempre di metterci l'anima, nei viaggi e nei racconti. Ora vengo a curiosare il tuo blog!

Unknown ha detto...

Ringrazio Monica (turista di mestiere) per avermi dato questo suggerimento. Ti verrò a trovare sicuramente, mi piace molto come esponi i tuoi pensieri. Piacere mi chiamo Tiziana.

Lila ha detto...

CIao Tiziana, benvenuta!
ho fatto il link al tuo blog, che trovo molto carino, quindi anche io passerò spesso.

albafucens ha detto...

La Sierra terra di magie io i miei occhi invece li spalanco invece nel leggerti, che viaggio meraviglioso..

Bellissimo il cielo che ci ti fa da coperta, così come la tua definizione..le perturbazioni dello stomaco :D è meravigliosa :)

il tuo raccontare e raccontarti è stilisticamente delizioso e magico e riesci a portarmi con te..

un abbraccio e u ^__ ^

Lila ha detto...

@ albafucens
ne sono lieta! è stato un bellisssmo viaggio, e raccontarlo, e portarti in una terra così magica... ha un che di incanto che mi piace :)
un abbraccio!