sabato, dicembre 1

Chiudere la valigia (il Falco è morto)

Ho chiuso la valigia, 
mettendoci dentro le immagini e i ricordi tattili, quelli che non porterò più altrove, che non si cuciranno con altri nuovi (di noi), e con l'attesa che è finita tra i ritagli di giornale. Attesa che si prolunga ancora ben sapendo di non compiersi, nello scrutare l'ultimo dettaglio di quell'ultima foto e dei titoli che si rincorrono. Nelle parole che poi sono sempre le stesse, che non riescono a raccontarti come ti ho vissuto.
 Il viaggio dall'altra parte della terra, è durato il tempo di prepararsi, in quelle infinite conversazioni in rete, in cui perdevamo la distanza che ci ha temuti irraggiungibili e che ora, paradossalmente, divenuta incolmabile ci fa più vicini.
"finché morte non ci separi"... ma la morte non ci separa. Ci lascia semmai un vuoto fisico, che si colma riportandoti alla vita con tutto ciò che ho appreso da te. Con tutto l'amore che c'è stato e che mi hai lasciato qui, perché potessi usarlo al meglio. Il meglio che credevo di fare era venire fin là, e riportartene un poco chiuso nella macchinetta del caffè che ti avevo preparato, e nell'attrezzo per il cappuccino, cui dovevo ancora comprare le pile. Il meglio era raggiungerti, quale estremità di me; invece ho raggiunto l'estremo, e ho chiuso il cerchio da sola, anche stavolta.

Gli oggetti che ti ho regalato me li terrò, insieme ai pattini e alla maglietta che conserva la tua dimensione, e mi ricorda che io, sono anche un po' te.  E' tutto ciò che mi occorre, fra l'altro, essere me e te, e poi le ruote per spostarsi e una cosa da indossare.. e quella cola al caffè, che chissà se mi berrò mai. 

Indosso questa nuova veste con cura, e tento di essere all'altezza. Anche se non sono più quei tremilacinquecento metri in cui ci siamo stretti questo legame, farò del mio meglio per essere quel che di te mi hai donato.

Mi slaccio i bottoni per farmi travolgere, con i piedi a terra, da questo ultimo vento d'autunno, lo stesso che ti ha chiuso le ali, forse confuso da questa realtà informatica che ci ha concesso di vivere le nostre mattina-sera allo stesso tempo, separati da dodici ore di fuso; filati dalla sorte che ha tagliato il filo, lasciando me a ricordarti, e a mettere nelle scatole le magliette estive che avevo preparato per perfezionare la confusione di questa estate-inverno in cui ci siamo tenuti insieme, io con il cappotto e tu con i pantaloni corti.  
A me che ho sentito le mie ossa rompersi,  l'immaginazione e la percezione rammentano il fracasso del tuo corpo che raggiunge la terra. Quella da cui ti allontanavi così spesso che pensavo davvero, che un giorno saresti fuggito altrove. Non credevo così presto; e se mentre ci siamo dati l'ultimo vero bacio senza asterischi, sentendo che non ti avrei rivisto pensavo solo che avresti trovato una donna che ti avrebbe tolto i ricordi.
Avevo ragione in qualche modo, ma solo sul femminile. Perché la morte non è donna; e non è nemmeno tempo. E in questa morte che mi ha strappato un pezzo d'anima per restituirmi un senso di amore più grande e forte, chiudo la valigia con un dolore stretto nelle serrature. Che non riesco a tenercelo tutto fuori, perché in parte si nasconde ancora. Lo sfilo lacerandomi il petto, mentre rimetto la valigia sugli scaffali, e in questo addio me lo vivo fino alla fine.
Così è,  che mentre mi avvio verso i nuovi voli, con le mano sporche della terra che avevo voltato nei vasi, il dolore mi resta di spalle. E il tuo sorriso, velato della tristezza nel fondo del tuo occhio sinistro, come quando si vedono le cose per la prima e l'ultima volta, mi resta innanzi.
Innanzi, nello specchio in cui la mia e la tua immagini si sono confuse. In cui sono adesso proprio tutta me e te. 
Solo che tu vivrai per sempre, io, solo ancora fino a che scriverò il mio ricordo. Ti ho amato, senza eesere innamorata di te. E con amore ti saluto..parafrasando Socrate:  tu a vivere, io a morire.  Chi dei due abbia il meglio solo dio lo sa. Ma io credo che sia il meglio che possiamo fare sia essere perfettamente qui dove siamo.





11 commenti:

albafucens ha detto...

Le persone che attraversano la nostra vita, si intrufolano quasi dentro di noi, ci percorrono, pervadono, e poi abitano, noi, diamo loro accoglienza, ospitalità, quasi senza accorgercene, improvvisamente ce le ritroviamo dentro, delicatamente, silenziosamente, siamo come alveari, noi, e ogni cell(ul)a, del nostro corpo, cuore, anima, è arredata, per poterli contenere, e poi custodire, anche quando vanno via...

... nel farlo, esplorandoci, tracciano in noi piccoli solchi, dove seminano germogli, che poi diventano a seconda delle circostanze, stima, amicizia, amore, e tanto, tanto altro, per questo, non è mai facile lasciare che le persone vadono via, a maggior ragione se è la morte, a dividerci

parole giuste, appropriate, Lila, non so e non riesco a dirne, alcune le sai... la morte, ci lascia attoniti, menomati, impotenti, ci ruba le persone, le parole, ma ci lascia i ricordi, ricordi che solo il tempo, può rendere più lievi da sfolgiare

ti abbraccio forte, forte, però :***

Cavaliere oscuro del web ha detto...

Un abbraccio di cuore.

Lila ha detto...

Cara Albafucens
è bellissima questa idea dell'alveare. Tantopiù che immagino sempre il mio cuore come un posto abitato, pieno di stanze. Quel che è difficile, quando qualcuno muore, è lasciare che se ne vada dalla sua. Perché restano i ricordi, si, l'amore che ci si è scambiati (in questo caso. Nino Arillotta èra una persona adorabile) ma poi lo spazioe deve essere liberato. Perché le persone che muoiono bisogna lasciarle partire. Non si dimenticano, ma non hanno più una stanza, bensì sono davvero parte di noi. Sopratutto quando ti hanno, in poco tempo, dato così tanto.
Grazie.
E come ho avuto modo di dirti, le parole sono sempre adeguate,quando c'è l'affetto a dargli tono.Grazie. Un grande abbraccio.

Lila ha detto...

@ Cavaliere oscuro del web
grazie.

albafucens ha detto...

sì... lo spazio deve essere liberato, è necessario consentire alle persone che ci hanno vissuto, abitato di andare via, è vero no si dmenticano, diventano parte integrante di noi :**

UIFPW08 ha detto...

Quando le parole non escono dai sentimenti e lasciamo la finestra chiusa per non far passare il giorno, tutto si scolora da se. Forse rimarranno ricordi o soltanto forti emozioni: forse si scioglieranno con il tempo, come la neve.. ma la vita è anche questo, un sorriso smorzato dal silenzio disperso tra le ragioni, una virgola lasciata alla storia..
Il mio abbraccio
ringraziandoti per la visita gradita
Maurizio

Lila ha detto...

Grazie a te, Maurizio, della visita e del pensiero bellissimo.

albafucens ha detto...

giorni fa bighellonando ho trovato queste parole, non so... ma credo possano giungerti gradite, forse :)

c'è sempre
un viaggio da fare
una cammino da seguire
un silenzio d'ascoltare

c'è sempre
un dolore da sopportare
un qualcosa d'abbandonare
un obbiettivo da conquistare

c'è sempre
un sogno da ricordare
un segreto da svelare
un amore con cui scappare

c'è sempre
una vita da capire
un libro da leggere
una poesia da scrivere

c'è sempre
qualcuno con cui parlare
una situazione andata male
una passione da reinventare

c'è sempre
un viaggio da fare
un cammino da seguire
una gioa d'abbracciare

c'è sempre
una musica un rumore
una storia tutta da vivere
la mia... la tua... la sua...

Maccarone. A

a te auguro di cuore di ritrovare presto la serenità per continuare a percorrere la tua di vita

un abbraccio :**

Lila ha detto...

Carissima Albafucens, sono parole meravigliose che copiero' sul mio diario, e sulio cuore. Sul mio diario con la copertina rigida quello dove stanno tutte le mie storie. Sul mio cuore con le porte morbide, dove sono tutti i miei amori. Grazie, grazie di cuore. Ti abbraccio forte forte

Unknown ha detto...

Ti faccio il più caldo dei miei abbracci.

Lila ha detto...

grazie, cara Tiziana.
Ti abbraccio anche io.. (non fa certo male :-) )