mercoledì, gennaio 1

Guardo tra le finestre dei rami nudi e negli spazi aperti dei cuori delle persone che nonostante il freddo si snudano delle maschere e in questi giorni maggiormente lasciano brillare la propria luce e le ombre, che si srotolano lunghe dietro le spalle . Ombre che guardo nelle foglie cadute come i conflitti abbattuti, pur se taluni ancora insopiti a volte si risollevano nella fredda tramontana, ospiti nei cuori per qualche bisogno non soddisfatto che spinge ancora alla lotta, piuttosto che a lasciar andare. Piuttosto che a trasformare la storia in terra, 'sì da alimentare le radici e crescere con forza e vigore nuovi.

 Guardo così, allo specchio. In me, e me nelle persone di ogni giorno, degli incontri di un sorriso, di un'ora, di uno sparo del fuoco amico (o creduto tale) che ti spacca il cuore. Guardo negli amici di sempre e per sempre, che il cuore te lo ridanno intero e con sorpresa trovi che nessuno è metà, anche se non tutti sanno di essere interi.

Guardo così, e vedo che le ferite non sanguinano più, e sento che le cicatrici si fanno giunture, articolazioni che rendono fruibile il movimento in qualche segmento dove non sapevi esisterne possibilità. Rendono morbida la vita. Perché perfino la bellezza e ľamore hanno necessità di inginocchiarsi, piegarsi, curvare, per riallargarsi, per espandere il cuore in un fermo movimento.

 Osservo così andare via le azioni e gli eventi, e se alcuni mi hanno fatto sentire abbattuta, amareggiata, atterrita, confusa, di malumore, furiosa, impaurita, indifesa, malinconica, rammaricata, rattristata, scoraggiata, sfinita, stordita, straziata, turbata... quando avevo bisogno di festeggiare la creazione della vita e i sogni realizzati, quando avevo bisogno di sincerità, quando avevo bisogno di accettazione, di contribuire all'arricchimento della vita e sentivo pietre cadere sui progetti, quando avevo bisogno di prossimità, sostegno, divertimento, armonia... Lascio andare anche le emozioni.

 E vedo altresì quelle circostanze in cui nelle stanze del cuore e delľanno mi sono sentita appagata, affettuosa, assorta, emozionata, esultante, felice, festosa, frizzante, grata, in pace, incoraggiata, libera, fiera, raggiante, serena, senza fiato, speranzosa, toccata, tranquilla, vivace ... celebrando la vita come la perdita, dando significato alle cose, sentendomi appartenere, sentendo fiducia e giustizia, sicurezza e bellezza, ispirazione e ordine e pace...

 Così, guardo. Laddove qualche storia di amicizia si chiude perché le strade divergono e laddove si cammina ancora insieme.

 Trovo il sostegno per fluire con chiarezza nel caos del divenire trovando un ordine lirico con la quiete che mi accompagna nella schiena da qualche mese.

 Gurado il disegno delle stelle che attraversano il cielo, dei fiumi che innaffiano la terra dei prossimi passi, del fuoco che alimenta e sostiene la coscienza. E col cuore pieno di leggerezza mi sospendo ad ascoltare la musica. E inizio la danza.

 ... con gli occhi in alto, raccolgo tutta la mia gratitudine e il cuore sparso, espanso, in alto come il brindisi ch' e-levo a tutti voi, amici e meno amici, amati tutti. Guardo e per dono ci metto ľ augurio di lasciare aperte le porte e le finestre perché la vita sia celebrata, magnifica e terribile, e fluisca in voi. E che il cammino (la danza) non vi sia grave. Auguri auguri auguri!


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