venerdì, luglio 10

corpo e coscienza

corpo e coscienza"Venghino signori, venghino... oggi, in offerta straordinaria ridiamo la vista ai ciechi e raddrizziamo le gambe agli storpi".

La bacchetta magica funziona, in questi giorni,
Ma la conditio sine qua non per la guarigione è la modificazione di sé. La modificazione del concetto con cui si approccia ad un qualsiasi sistema terapeutico.
Ovvero che qualcuno, al di fuori di noi possa essere il nostro padrone... e terapeuta.
Questi al massimo può essere un facilitatore. Quello che consoce la via, sulla quale occorre camminare da soli. E occorre sapere dove si vuole andare.

Non capiti. Ma se dovesse succedere, mettetevi di fronte allo specchio, e chiedetevi se volete davvero guarire. Gli occhi, in questo caso non mentono. La mente dice si, il cuore fa un balzo di lato, scarta sull'emozione e finge di non saper rispondere. Però direbbe no.
E la malattia è troppo spesso usata come un'arma. Il corpo la manifesta intelligentemente per avvisarci che qualcosa non va. E la mente continua ad usarla, stupidamente, perchè è molto più semplice che modificarsi.

La signora obesa lamenta un dolore continuo alle ginocchia quando cammina o sta in piedi ferma. Dopo venti quasi inutili sedute, a colpi di bacchetta ed armi tattiche di bassa lega (insomma s'è provato di tutto) le ho detto che l'avrei curata meglio se avesse perso due chili (o magari cinque); non è più tornata. Il cuore spera che li abbia persi, e che stia meglio. La mente teme che sia andata a farsi fare le infiltrazioni.

La signora che 'non sente il corpo', alle richieste di tentare un movimento ad occhi chiusi (facilita una cosa che si chiama propriocezione) prosegue imperterrita a muoversi male, ad occhi aperti.
Prima di tentare con l'ultima richiesta (forse oggi ho problemi di comunicazione, mi dico) ipotizzo se non sia il caso di farla andare ad occhi aperti verso il suo destino.
La mente (mia) vorrebbe. Ma non compete a lei: il cuore la irride e poi sorride, alla signora; "scusi sa, ma oggi sono sarcastica e stronzetta. Mi guardi: così sono gli occhi aperti (li apro), così sono chiusi (li chiudo)"
Ecco, bastava tanto poco. Mi imita. L'esercizio migliora, la signora anche. Scende dal lettino, e chissà come ora sta, e si sente dritta!
Alla romana direi "piglia e porta a casa"... ma non vorrei essere fraintesa. Porta a casa l'esperienza. La sensazione. L'apprendimento!
Perchè ieri l'ho fatto con le mie mani. Oggi lei, da sola, ha fatto molto più di quanto potrò mai.

"Venghino signori, venghino..."

Perfino il vecchietto piegato in due dalla vita (e dall'eccessivo uso delle vertebre che ne ha causato un'usura tale da fratturarle) oggi s'è allungato verso il cielo. Dopo aver lavorato attivamente.
Un passo verso il paradiso.
In senso metaforico.

La vecchia Nina è arrivata ad occhi spalancati, portando per noi dolcetti caffè e zucchero. Felice come una bimba con un giocattolo nuovo mi ha detto che finalmente è tornata a vedere. (nel senso che riesce a portare di nuovo gli occhiali, eh. Non esageriamo!)
Che si è guardata di nuovo allo specchio.
Ci ha mandato la cognata, che alla fine della prima seduta chiede già quando potrà ripetere il ciclo...
Ma, dico: se provasse a guarire?

Non capiti. Ma se dovesse capitare, chiedetevi qualche volta 'a cosa serve' tenersi la malattia.
Mettetevi di fronte allo specchio.
Come ha fatto la Nina.
Magari riprendendo gli occhiali dal cassetto.

E senza mandare in giro le cognate.

2 commenti:

UIFPW08 ha detto...

Di sicuro dobbiamo curare anche lo spirito, la nostra capacita di saper migliorare, di voler migliorare. E' comunque difficile..

Maurizio

Lila ha detto...

è il compito che abbiamo nella vita, no?
non può essere facile, o finirebbe tutto troppo presto.
Quelli per cui è facile, forse, sono i Maestri. Ma quella che racconto non è la loro storia :)