domenica, dicembre 22

A'm'arcord (ovvero "Ninni")

"Incontrarvi seduti sopra quel treno, tutti [quanti avevamo trent'anni] in meno, come in fondo ad un buco che da nel tempo, e cercare incollando paura e amore, una scusa qualunque per non parlare, se mi guardano in faccia che gli racconto?" (Ninni, R. Vecchioni)

Non ci volevo proprio andare a questo pranzo che, non lo so bene se è il pranzo dei quarant'anni, o quello dei vecchi compagni di scuola.. o sono i vecchi compagni che hanno quarant'anni, tant'è che a me manca ancora qualche mese, e poi, a fare bene il conto dei ricordi, non sono nemmeno certa di averle fatte, le scuole medie. Si, che allora (questo Lila lo ricorda bene), passavo i pomeriggi a giocare con il mio amico del cuore, in mille mondi che nessuno sapeva, e in cui nessun'altro poteva entrare, tranne, qualche volta, la piccola Veronica. 
Qualcuno però se lo ricordava, che c'ero anche la mattina tra i banchi, e poi di sicuro qualche pomeriggio con la nutella in mano e i libri chiusi finalmente, per fare merenda. E mi hanno invitata. 
Naturalmente ho detto subito di no, e non ci sono voluta andare per tre settimane, però l'ho scritto sul calendario, anche se ogni volta che vedevo avvicinarsi i giorni dicevo che non ce l'avrei fatta; eppoi, insomma Roma è così lontana da lì. O così, mi pare che fosse. Forse lo era.
 Forse perché la prima volta, quando abbiamo traslocato, avevo nove anni e nessun modo per andarmene, e quando ci tornavo le ultime volte, nessuno di noi ci voleva più abitare, e se non fosse stato che i miei invece, dovevano stare ancora lì, credo che la valigia fatta a diciannove anni sarebbe stata più grande, e non sarebbe restato nemmeno quel piccolo ricordo felice, quello che alla fine stamani mi ha spinta fuori di casa. 




Si, perché qualcosa, come un'ombra, ma lieve, la ricordo; qualcuno, ma pochi, mi tornano in mente. Eppure, mi dico: "possibile che fossimo solo quattro?..ah no. cinque... con me..". 
Ecco, sono andata per fare i conti. E perché Lila sa che si vive solo ora, e qui, e che si vive davvero solo se consideri che può essere l'ultimo giorno... anche se vivi come se durasse per sempre.
Chiude i libri, che per studiare, chissà perché c'è sempre tempo, una pagina la puoi ri-sfogliare, mentre per il cuore, ci sono i battiti contati, e quelli battuti, non tornano. Si sfogliano, come i rami.

Si veste senza nessun bisogno di essere diversa, questa Lila che si crede di mutare, come gli alberi, da un giorno all'altro, e ora si sente, paradossalmente visto che è un ritorno, come quel giorno che il suo pullman verso le scuole superiori partiva verso Orvieto, e quello dei suoi compagni, nella direzione opposta. Non ci siamo più visti.. (forse eravamo sei? ma come si chiama quell'altro?)...e ora chi sono, quella di allora, o...?

Si veste come se si travestisse, sentendosi solo quella che è, (non puoi farci niente) ponendosi domande interminabili, fino all'ultimo giro di chiave nella toppa, fino al suono dello sportello chiuso con l'allarme (che cosa ci faccio qui?).
Ferma, subito fuori da quell'ultima porta chiusa, si sente ancora dire: "ma chi sto aspettando?"... chi sono...chi erano...chi siamo.


Quando arrivano, gli altri, arrivano quasi tutti insieme, e di quelli che arrivano poco dopo, conoscono la macchina. E di quelli (ah! ma quello non lo avevo visto! e chi è?) che erano già qui, conoscono il volto. 
"Arriva 'la' Lisa", dice qualcuno, e siccome lei me la ricordo, sciolgo l'impasse in un movimento lento ed elastico, che spero non troppo incerto, sul piazzale. Non mi riconosceranno...ma..sono loro...ma chi sono?e... e, cosa gli racconto...e poi...ma se...

"Lila?!" esclama eccitata sorpresa, e davvero felice 'la' Maria, poi l'Ernestina, quella alta, che stava sempre dietro nelle foto. E c'è Tiziano, i maschi si chiamavano senza l'articolo, e "come stai?" (come ci fossimo visti ieri l'altro?!), e Giuliano ("ma che fai ora?")(vedi, qualcuno se ne è accorto che è passato del tempo, almeno per me), e Piero e "la" Romina, e "la" Chiara che abitava su, nella frazione dietro la collina..e Fabio...e...e... 
E ci sono quasi tutti, e uno ad uno mi rispuntano i ricordi, e anche la voce che mi ero scaldata cantando, perché non sentissero il gelo della mia dimenticanza.
E ci sono quasi tutti, e sento che la voce va benissimo, perché mi sgorga dal cuore quella serena felicità delle piccole cose, piccole come ritrovarsi come amici, dopo tanto tempo, perché una volta, anche se non eravamo proprioproprioproprio amici del cuore, quello che ci davamo l'un con l'altra era tutto vero. Era un sentire genuino, come adesso che siamo tornati da strade diverse, abbiamo invece solo per le affinità elettive con uno o l'altro, o magari con nessuno, o magari con l'anima mia o con quei soli pochi veri amici di ora.



Ci son quasi tutti, e so che il mio posto oggi è proprio qui, come allora era il terzo nell'appello, e nel secondo banco a destra, e in prima fila, accovacciata nella foto che hanno stampato sul calendario. 
E loro, loro che (omioddiomasonotuttisposati?!) si sono sempre visti, quelli che non se ne sono mai andati nemmeno in Sicilia, quelli che venivano al Castello in visita, o più tardi per lavorarci, o sono stati a ROma all'Università, loro hanno pensato che ci volesse una foto per tenere questo momento più a lungo; anche se chi ha preso il volo, chi oggi si è ripercorsa le strade, tutte tutte quelle che ricordava, con gli occhi grandi come la prima volta, perché era tutto come allora, ma non lo sapevo più e mi sembrava nuovo (ah! c'è il mercatino di Natale!..ma no, ma no, è il solito mercato della domenica..e i negozi..i negozi sono tutti proprio al posto loro, non come la città che non li ri-trovi nemmeno prima che siano stati aperti.. e fanno sempre turno di apertura la domenica mattina...non come in città da noi, solo da un po' di tempo!), chi aveva dimenticato quanti eravamo, almeno questi non se li scorda più.
E non si scorda, ma quella la avrei trovata anche alla cieca, la vecchia casa, il Castello sulla collina che svetta nel sole sul solito mare di nebbia... e che volevo andare sempre via, e invece non m'è mai sembrato così splendido. Non credo che ricordassi tutti questi colori, in autunno.. proprio come non ricordavo quel sorriso di Chiara, l'aria sempre divertita di A.Maria, le piccole serietà in fondo agli occhi di Lisa, la birboneria Ida, e di sicuro l'ombra nel volto di Tiziano. Ma quella, sono sicura che non c'era.


Sono passati tanti anni, ma pur raccontandoci qualche scorcio della vita fino a qui, saltando tra ieri sera e vent'anni fa, riusciamo a non perderci nel tempo del "come fu", e forse a ri-trovarci davvero..tutti presenti all'appello. Chi l'avrebbe detto...
Suona il timer, quando il momento è perfetto, e Lila si alza, un po' prima degli altri, come si conviene alla gente che va lontano, alla città, e si accomiata, con l'anima calda e tutta una vita, che non sapeva d'avere avuto, dentro: i conti, si dice chiudendoli, e lasciando socchiusa la porta dietro le spalle, tornano tutti. 


Qualunque cosa accada, oggi è stato un dono.

Alla "classe '73, delle scuole medie di G....grazie 
grazie di cuore a tutti,





2 commenti:

albafucens ha detto...

che bel post Lila... ^ _ ^
sembra di respirare quasi l'odore dei vechi banchi di scuola, è un bellissimo viaggio nel passato/unito/parallelo al presente che sembrano un po' con_fondersi, formando un tutt'uno armonioso

si vive solo ora, e qui... )

un forte abbraccio *

"Qualunque cosa accada, oggi è stato un dono." sì è così.... ogni giorno è un dono :)

Lila ha detto...

Cara alba fucina, grazie! È stato proprio così, un passato presente negli occhi e nel cuore. Un dono inestimabile che riempie e rigenera.
un abbraccio
Lila