domenica, marzo 15

Broadway


Il cinema di periferia è come un cinema di paese.
Innanzi alla porta, alle quindici, ci sono due anziani vestiti a festa, come se fosse domenica dopo la messa; lei ha una sciarpa rossa, tirata su per ripararsi dagli inganni della prima primavera, che qui, dove il sole riesce a non battere che pochi minuti verso le dieci del mattino, non riesce a farsi sentire.
L'inizio del film, primo spettacolo e poi fai ancora in tempo ad andare a far l'ultima spesa del sabato, è fissato alle 15e30; e naturalmente non essendoci qui gadget e intrattenimenti alternativi, come nei moderni multi sala che costellano Roma come una fascia di asteroidi, l'ingresso è possibile solo... all'orario d'inizio del film. Anzi, bisogna dire che se la prendono anche comoda. Proprio come se sapessero che qui fuori non ci sono alternative. La piccola coda, che si è formata alle 15e30, infatti, scalpita, ma non si assottiglia; serpeggia solo un vago scontento, per la disattesa aspettativa d'esser già seduti coi pop corn in mano, esattamente come al Warner. Il cinema 'grande', dove solo arrivare dalle casse alla sala ti fa sentire d'aver fatto praticamente una maratona. Appena ti siedi, quindi, ti bevi tutta la Coca Cola, assieme a quindici minuti di pubblicità.

Qui poi non c'è la prenotazione; certamente ha i suoi vantaggi, ma il più delle volte lascia insoddisfatti: non sei mai al posto giusto. Troppo avanti, troppo indietro... a volte piace anche fare a spinte per entrare nel buio della sala, come un parto invertito. Quando ti siedi nel cinema entri nel grembo dell'irrealtà, a sconfiggere il tempo che ti lesiona la pelle; il viso si distende, non c'è da pensare a niente. Si aprono le buste e l'aroma di patatine e pistacchi salati si spande sottile fra le file. Il fruscio delle bibite gassate stappate rende frizzante l'attesa...
La magia sta per cominciare.

Nel buio, scivolano dietro di me i ragazzini, che vengono a vedere, comandati dalle mamme a rientrare ad una certa ora, l'unico film compatibile con il momento di rincasare, e che gli sia concesso; l'altro è vietato ai minori di anni quattordici, e li ho sentiti discutere: ad uno mancano ancora due mesi ed è richiesto il documento. A tredici anni e dieci mesi ancora non ce l'hai, e se per caso esiste in genere non te lo porti. E poi, probabilmente, quelli del cinema li conoscono.
Perché qui dopotutto è proprio come un piccolo paese. E a tredici anni e dieci mesi non puoi raggiungere i luoghi anonimi dove si proiettano ventiquattro film, e il tizio della cassa nemmeno ti guarda.

Per l'inizio vero, quando la pellicola gira, occorre aspettare che si esaurisca la fila all'esterno, ovviamente.
Come quella volta, a Castiglioncello, in cui ero andata a vedere Casinò. Si fece presto, perché eravamo appena in cinque; e la pausa dell'intervallo durò il tempo calcolato e controllato che tutti gli spettatori si recassero in bagno e ritorno. La sala era immensa, ricordo, e le immagini si dilatavano infilandoti dentro la pellicola, perché le pareti attorno riuscivano davvero a scomparire, troppo lontane per la visione laterale dell'occhio; e sentivi il bisogno di riconoscere uno spazio calcolabile. Come quando ti mostrano dei pallini, e l'occhio automaticamente, cerca di formare delle figure.

A volte queste piccole cose vecchie mi mancano un po'. Davano un po' di magia alla vita.
Così le scarto, come se fossero le mie caramelle, mentre siedo ad attendere che New York si apra dinanzi ai miei occhi. Sono i pop corn nella mia busta, questi ricordi che si accalcano, e finiscono, come è giusto, appena in tempo per il film.

Lo spazio attorno sfuma; il rumore delle mascelle si mescola alla colonna sonora; il sipario si alza.
Siamo a Broadway.

2 commenti:

Federico Distefano ha detto...

E cosa hai visto, di bello?
... O di brutto?

Ricordi quando si poteva rimanere in sala per quante proiezioni si voleva?
Eeeh, bei tempi quelli...
:O

Ciao e buona domenica!

Lila ha detto...

mah, il film è meglio lasiarlo perdere. Sapevo che andavo a vedere una cosa sciocca, e poi era anche ababstanza brutto. Ma come dicevo alla mia amica Velaia, ieri era una giornata brutta, e con un fare omeopatico ho cercato di far arrivare al culmine la bruttura, perchè passasse!!

Mi ricordo ecome, invece, di quei bei tempi, in cui potevi arrivare ad inizio film e vederlo anche un paio di volte! o più... ma in genere un paio bastavano.
Buoona domenica a te