domenica, marzo 29

Le linee della vita

specchi
Parrucchiere, sabato.
Quando cambia la stagione siamo propensi a cambiare look, a rinnovare il guardaroba, a pulire le mensole magari eliminando qualcosa di superfluo; così seguendo l'istinto, memoria di qualche processo alchemico naturale di cui siamo a malapena coscienti, sabato mattina vado dal parrucchiere. Instabile come sono a volte avevo pensato di 'tradire' il solito, ed andare altrove, ma in fondo mi sono detta, lui mi conosce, e se voglio far presto e bene bisogna che ceda, e ancora questa volta mi faccia servire alla solita bottega.
Quella che quando ti vedono sono sorrisi e "come stai", solo che stavolta colgo il tono di quello che lo chiede perché tu gli chieda. Infatti, quando domando, mi racconta che s'è operato al cuore, e che è da poco tornato al lavoro.
Ecco, saper ascoltare, a volte, scopriamo delle storie che altrimenti ci saremmo persi. Perché no, mi dico. Lo ascolto. E ascolto l'ambiente intorno; per la prima volta lo vedo temporeggiare e parlare con una cliente anziana da seduto invece che in piedi, dallo specchio, mentre le sistema i capelli. Faccia a faccia. Che strano.
I parrucchieri sono della razza dei fisioterapisti. Gli parli sempre guardando altrove. I maghi osteopati parlano con la tua spalla, mentre l voce si rivolge ai tuoi orecchi.
I fisioterapisti ti chiedono del più e del meno, per sottrarre informazioni che servono magari alla terapia, mentre sei disteso ad occhi chiusi e allinei il tuo corpo per allineare la salute col momento attuale.
I parrucchieri parlano col tuo riflesso, perché la loro opera, per chi la subisca, alla fine vive nello specchio.

Oggi mi sono occupata del mio parrucchiere. E ho ascoltato una volta tanto qualcosa che valesse la pena, e non le solite chiacchiere insipide sul gossip. Non che a volte non ci siamo fatti qualche chiacchiera più seria sui colori e sull'apprendimento. Ma oggi la conversazione era per lui. Era lui. Era quella paura sottile che trapela dopo una operazione, perché nella sbruffonaggine del "ho un cuore da mezzofondista", resta l'insicurezza dell'aver avuto letteralmente il cuore tagliato in due, con qualcuno che ti sviscera le valvole e ti ricompone i sentimenti con un pezzo do goretex.
Si, quello con cui fanno scarpe e giacconi.
Beh, dirà qualcuno edotto nei balzi della tecnologia, meglio di avere dentro un pezzo di maiale. Con tutto il rispetto per il maiale, ovviamente.

Sotto le mani che tagliavano le linee superflue dei miei capelli, come un sarto ho visto Dio che ricuciva la vita nella camera operatoria.
Sciocchezze dell'esistenza, novità di primavera; le linee della vita si sono intrecciate e disciolte all'uscita del salone, presto dimentiche di quei capelli che giacciono sul pavimento, che sono tutto ciò che anelo dimenticare.

Casa, domenica.
Le piccole, vecchie emozioni perdute dal parrucchiere hanno uno strascico nella preparazione alla Pasqua. Ciascuno la viva come vuole, come festa cristiana o come rinnovamento della natura, comunque il periodo si fa caldo, e adatto a lavare tende e cuscini, 'ché s'asciugano in fretta.
Caldo e adatto a rimestare tra gli oggetti stipati nei cassetti e negli sportelli della cucina.
Il vento di scirocco s'è intrufolato dalla finestra aperta, ed ha portato dentro rumoreggiando tra i fogli, un po' del calore che manca alla casa; è scivolato poi fuori dalla stanza da letto, come un ladro gentile, soccorrendo la stanchezza con una spazzata poco accurata, magari, ma sufficiente a introdurre aria nuova.
Un desiderio di gioia, un impulso a vivere, un sorriso che aleggia.
Oggi, come ieri, lascio che la vita compia una curva originale. Nel nettare, ordinare, cambiare l'esterno, inviandomi l'immagine per una più profonda mutazione.

Un parlarsi allo specchio, che è lucido scudo di guerriero.

4 commenti:

Federico Distefano ha detto...

E, infatti, so' ddu' ggiorni che 'sto vento de scirocco ha rotto le...
:)

A me, invece, non piace fare conversazione dal barbiere, fortunatamente ho i capelli corti e il mio calvario (non nel senso che me li faccio fare "a zero") dura poco.
Certo che quando apre bocca non mi sto zitto ma spero sempre che finisca in fretta.
Penso che sia soprattutto per la banalità degli argomenti trattati ma anche per il fatto che stare seduto, a lungo, senza potermi muovere mi da' fastidio...
Ciao e Buona Serata!

UomoTimorato ha detto...

Le conversazioni dal barbiere sono un rito, non importa ciò che si dice.
E' vero che la banalità degli argomenti certe volte infastidisce, ma proprio perchè quella è l'unica volta in cui non puoi proprio evitarli ti perdi nel piacere di impiegare in una conversazione solo parte di te, minima parte di te.

Federico Distefano ha detto...

Ma proprio "minima", eh...

Sono condannato, dunque...



Mannaggia...
:(

Lila ha detto...

eh già, mi sa che non c'è altro da fare; l'importante è sapere a cosa si va incontro, ed accettare la cosa sorridendo, no?