venerdì, agosto 6

La libertà che vorremmo… (un po'st seriamente)

DALLA LIBERTÀ DI ESSERE, LA LIBERTÀ DI PAROLA

L’argomento “libertà” ha molteplici implicazioni (e complicazioni) e può, e dovrebbe, sfociare in una qualche riflessione sul libero arbitrio per concludersi degnamente, ma non è mia intenzione andare tanto in là.
Il significato letterale considera la libertà come una possibilità di autonomia, l’assenza di obblighi e costrizioni. E tanti anelano alla libertà, ritenendo trattarsi “semplicemente” di non avere impegni da rispettare, o persone ai cui comandi dover sottostare.
Benissimo; quanti di noi possono sostenere di essere davvero liberi?
L’uomo deve, per necessità, magiare, vestirsi, avere un tetto; è  libero? Finchè, per sua scelta, lavora abbastanza da soddisfare le proprie esigenze direi di si.
Il raggiungimento dei beni primari, non rende effettivamente schiavi, in quanto fa parte della condizione del vivere ed eventualmente del vivere all’interno di una società. L’uomo, forse,  diventa schiavo nel momento in cui comincia ad inseguire il “sempre di più”; quando non gli basta più il necessario, ma va oltre il bisogno.
E una madre, che per dovere verso i figli invece di passeggiare e andare dall’estetista torna a casa a preparare il pranzo, accudisce la prole, il marito?  La riflessione è la stessa: è libera nella misura in cui è cosciente di agire per propria scelta, e non “danneggia” la propria essenza con un obbligo “morale”, sentito come imposizione. 





Diamo per assunto che la mente libera dal condizionamento può scoprire qualunque verità.

Cosa è il condizionamento? Sono tutti i doveri che ci imponiamo nel momento in cui seguiamo una credenza, dei modelli di comportamento, un partito... e non ci permettiamo di agire con la mente vuota. Creativa.
Il condizionamento sono i desideri... infiniti come il susseguirsi dei pensieri.
Condizionamento è attaccarsi all’impossibilità di cambiare… E’ credere che se sono invidioso, collerico, malinconico ecc. non possa essere altrimenti;  è credere che la paura sia una scusa valida per non agire.
E cosa è la paura? dove sta, “chi” la prova, dove mi porta, da cosa origina, che cosa mi impedisce di fare? Questo, forse, dovremmo chiederci.
La risposta, come il fiore dei sette colori che cresce nel nostro giardino, è solo in sé stessi.

Nella libertà, però, è la Conoscenza…
Quindi per averla, o meglio per essere liberi, per prima cosa occorrerebbe indagare le nostre schiavitù… e sacrificarle! Occorre essere in grado di affrontare la solitudine, la propria vacuità (vederci vuoti, piccoli, inutili), e per farlo occorre attenzione; l'attenzione ci permette di essere completamente in noi stessi in modo da esperire, attraverso il sentimento, l’avvicendarsi di amore, odio, attaccamento, desiderio, e la loro stessa inconsistenza. Possiamo gioire e soffrire, senza rimanere attaccati a queste vitali esperienze, senza conservarne per sempre la memoria;  cosa che ci impedisce di vivere le nuove esperienze in modo libero.

Se senza libertà non c’è felicità… lasciatemelo dire, non c'è nemmeno sofferenza… Il dolore provato nel parto, dal dentista, quando ci rompiamo un osso, non resta per sempre. Resta il ricordo di avere sofferto, ma non il dolore in sé. Se non ci si attacca al fatto di soffrire “e basta”, ma si esamina la sofferenza (dove sta, cosa mi sta facendo, che sensazione mi scatena oggi) si può anche recepire il messaggio che il corpo offre attraverso di essa… oggi!
Non ieri, quando già c’era, o domani, per l’idea che tornerà.
Se indago, nel  momento in cui la causa balena innanzi agli occhi la sofferenza scompare. E con essa scompare la schiavitù che comporta.
Occorre però avere il coraggio di sacrificare l’attaccamento a condizioni passate. 



Elemento essenziale della libertà, è quindi la consapevolezza.
(Banalmente, per esempio, delle conseguenze che scateniamo con un atto ce lo fa compiere fino in fondo, bene o male che venga giudicato dalla morale).
Se sono consapevole di ciascun gesto, perché non ho il bagaglio della memoria a filtrarne il compimento[1] divento disciplinato[2], ordinato.
Non è libero chi ritiene di poter fare ciò che vuole, a dispetto del danno o bene causato agli altri; la nostra libertà non finisce dove inizia quella dell’altro. Finisce dove noi mettiamo un freno perché ci accorgiamo di non esser conformi alla legge suprema, che conosciamo in noi stessi, attraverso la disciplina e l’ordine. Da qui si può partire per indagare la libertà, la cui conoscenza ci apre le porte della Sapienza.
 Dall’ordine scaturisce la bellezza. E la bellezza e l’armonia sono indice, lo sostiene anche la fisica, di ciò che è vero[3]. Per questo “è necessario sentirsi liberi non alla fine, ma all’inizio. Nessun sistema di meditazione, nessuna medicina, nessun espediente psicologico vi darà la libertà” (J.Krishnamurti).
E, posto di raggiungerla cosa ne facciamo di questa libertà?
L’uomo libero è in grado di amare. E di essere felice.
Tuttavia “Non c’è felicità senza libertà, non c’è libertà senza coraggio” (Pericle).
Coraggio, perché essere liberi è essere veramente soli; non possiamo attaccarci più a niente. Siamo noi, nell’universo e nessuno ci può salvare! Ma quando siamo in questo stato di “essere liberi” conquistiamo la libertà di parola, di azione.
 Quando si ha coscienza di sé, quando non si ha timore di “sentire le verità che hai dette trasformate dai cattivi per trarre in inganno gli ingenui”(R. Kipling), quando non si ha timore dell’altrui giudizio, perché noi stessi siamo in grado di non giudicarci, ma agiamo con la “fede” e l’animo limpido, nella coscienza di fare il meglio possibile per noi in quel momento, allora siamo anche liberi di parlare. Nessuna democrazia ci da questo, dobbiamo conquistarlo. “Esiste una libertà che non è da qualcosa, ma è uno stato dell’essere liberi”, prima di tutto, in noi stessi. Da noi stessi. Di noi stessi. Questo è davvero eroico!

La libertà si raggiunge con consapevolezza, con il lasciare gli attaccamenti fra cui i giudizi, la memoria. Questo ci da la conoscenza delle leggi dell’universo[4], della Volontà, per cui l’ego smette di combattere e resiste solo quell’essenza che ci fa fare esperienza come Opera necessaria all’Essere che si conosce.
È libero chi conosce di essere parte del tutto, per cui ciascuna azione viene messa a servizio di tutto, perché questo è se stessi! E non c’è in questo obbligo o dolore.
Libero sei tu che, con già udite e chiare parole, sacrificando l’ego per la salute del popolo, puoi senza paura, perché é rimosso ogni attaccamento, risolutamente esclamare: “sia fatta non la mia, ma la Tua volontà”.

 “La vita e la morte sono condizioni temporanee ma la libertà dura per sempre”.



                                   



[1]  Non sto parlando ovviamente di quella parte di memoria che è esperienza di vita quotidiana! Come per esempio il fatto che il fuoco bruci ecc.
[2] La disciplina data dall’ordine, dalla conoscenza di sé, è una disciplina legata alla più alta regola, che è la legge armonica dell’universo.
[3] Una teoria elegante in genere è vera.
[4] Quando siamo liberi c’è apprendimento (Disciplina viene da discepolo, che viene da Disco “io apprendo”; discepolo è colui che apprende), c’è conoscenza, c’è ascolto.

6 commenti:

nic ha detto...

Accidenti.
Avevo lasciato un commento piuttosto articolato ma al momento di identificarmi è stato risucchiato dalla piattaforma.
Più o meno avevo scritto che ho letto con estrema attenzione le tue parole, nelle quali mi sono riconosciuta spesso.
Non mi sento libera perchè fortemente condizionata dal passato, che ha lasciato in me ferite profonde.
In pratica vivo con l'anima all'indietro e la mente che cerca disperatamente di andare oltre.
E so che sto trascurando me stessa per il bene altrui: se questo sia un bene o un male non lo so più.
Vorrei solo essere libera di andarmene, un giorno, senza dovermi preoccupare di chi lascerò.
Alla fine della fiera nessuno è indispensabile.
Buona giornata anche a te, Lila, e grazie per le belle parole.
:*

Angelo azzurro ha detto...

Proponi un tema impegnativo: la Libertà. Difficilissimo sentirsi liberi, soprattutto in un ordine sociale condizionato da obblighi morali e non.
Personalmente non posso definirmi "una mente libera". Sto ancora "cercando" me stessa e vivo ancora molte paure che mi porto dietro da sempre. La ricerca continua, però. Non mi fermo perchè continuando spero di arrivare alla meta.

Madama Dorè ha detto...

"Libertà vo' cercando ch'è si cara come sa chi per lei vita rifiuta..."
citato a memoria ...
La parola libertà provoca una specie di ubriacatura negli esseri umani, ma raramente abbiamo la forza di realizzarla, visto che, come tu giustamente dici, è legata alla Conoscenza e alla morte dell'ego. Molto bello. Grazie Lila.

Lila ha detto...

@ nic
ho l'impressione anche io, troppo spesso, di vivere legata dalle sensazioni passate. dal giudizio degli altri... da un sacco di cose. Queste riflessioni sono scaturite da ciò, provando ad osservare, e mi fa piacere condividerle. Quanto a trascurare se stessi per il bene altrui... credo che finchè non si raggiunge uno stato di 'illuminazione' sia bene evitarlo. Nel senso: è bene sacrificarsi per gli altri, ma solo , come ho detto, se in ciò non c'è alcun rimpianto, o alla fine ci troveremo sempre a recriminare su qualcosa...

Lila ha detto...

@ angelo azzurro
essere liberi è davvero difficile. Nemmeno io mi sento libera come vedo che dovrebbe essere nello scritto... però, come te, vado cercando.. osservo, (anche i vincoli creati dal desiderio e dalla paura) e spero di essere alla meta, un giorno.
un abbraccio

Lila ha detto...

@ madama dorè
citi uno dei miei versi preferiti della Commedia. Già, essere liberi davvero non è facile. Essere liberi, forse, è essere VIVI al 100per100.. ma anche la via che percorriamo, non è affatto male, no?
essere la Conoscenza...
provando e riprovando...

grazie a te de contributo, comunque!
un abbraccio