mercoledì, agosto 3

Aprire la valigia (e correre in aereoporto - settima e ultima parte)

disegnando la mappa
Prima di lasciare Ronda l'abbiamo annusata, disegnata, socchiusa; ci siamo strette nei suoi vicolini, e siamo scese a veder il ponte dalla valle; abbiamo conosciuto il sediaio che s'è invaghito di Lo', la bella guappa che lo sovrasta di due teste grazie a cui ci regala due libri di foto della città, solo perchè c'è dentro un'istantanea di lui, che lavora. Un personaggio indelebile, anche se la promessa d'inviargli la foto con l'amata bellezza, non l'ho ancora mantenuta. Gelosia? sussurrerà qualcuno scherzosamente... no, un po' di semplice pigrizia. Ma l'importante è che mi sia posta la domanda. 


La casa delle sedie
Ronda, l'altra faccia del ponte

















A Lila comunque piace non essere di quelle persone che t'impattano così, dato che rassomiglia al sussurro leggero dei bambini nascosti sotto il tavolo a giocare (e che ogni tanto lanciano un gridolino allegro..ma un po' tra sé), e che da adulti provano a stare dietro le quinte,  'chè non hanno il senso del palcoscenico, anche se cercano di riempire lo spazio tra sé e il pubblico con torrenti di parole, alla fine arrossiscono e balbettano... e arrossate e balbettanti e con gli occhi brillanti eravamo tutte e tre, a dire il vero, quando siamo salite dalla Mina, ieri; averci i soldi avremmo restaurato la casa del Roi Moro quel giorno stesso.
Averci gli attrezzi, avremmo intonacato e stuccato, dipinto travi e pareti e "stelle sul soffitto" perchè ci ha stregate, la casa, e avremmo voluto accomodarla come per magia.  Questo è piaciuto talmente, alla signora Custode, che ci ha raccomandato il Bar degli spagnoli, lì a Ronda. Dove va lei.

Sierra de Grazalema
Per ciò, prima di partire pranziamo con due lire (costava di più la bibita che il cibo!) e poi eccoci ancora sulla via. Lentamente come ciascun ritorno che si rispetti,  ci inerpichiamo per la strettissima strada che sale attraverso la Sierra de Grazalema; mangiamo more di gelso contemplando gli speroni aguzzi che dettagliano il confine tra i prati e i boschi, ricoprono con le ombre ampie i tetti rossi di Grazalema, e rotolano massi e acqua verso il fondo valle, quando qualche tempesta s'impiglia sulle cime.
Grazalema, il paese





La tempesta, o almeno la sua promessa, la troviamo dall'altro lato, intorno ad Arcos dela Frontera e poi distesa verso Cadice. Si sta facendo tardi, così alla fine torniamo direttamente a Siviglia, con le tasche colme di allegri dettagli sui campi e sulle nuvole, sugli alberi e sui vortici più o meno fisici.

Entrare in città è meno facile del previsto; dopo vari errori, quando ci troviamo su un immenso ponte autostradale dirette verso Altrove, stiamo quasi per soggiacere al panico, quando vedo un promettente cartello d'uscita con scritto "los Remedios".
Evviva, siamo a posto! trillo allegra, poichè comunque ero certa che un rimedio si sarebbe trovato, ma che fosse addirittura scritto così a chiare lettere...
ma poi, dicono le mie passeggere, dove andiamo?
C'è infatti una rotonda...ma sulla prima via che ne parte c'è scritto "Escludida"!


Parco Maria Luisa, Siviglia
Visto, dico io, siamo a posto. Di là no, quindi andiamo dritto.
Le indicazioni, dopo, si fanno meno chiare;  riusciamo comunque ad arrivare nei dintorni di Plaza de Espagna e fare un giro al Parco Maria Luisa, disseminato di graziosi e sorprendenti palazzetti Liberty, costruiti in occasione dell esposizione Iberoamericana del 1929.
Parco Maria Luisa, particolari dei vasi
un posto, a cena
Sospetto che fosse ancora una volta la fame a farmeli comparare con un servizio da the, ma mancavano i biscotti!, così ce ne siamo andate all'ultimo hostal, il meno bello, senz'altro, che comunque è pratico per la collocazione, molto centrale; l'ultima cena andalusa la sbagliamo, entrando stanche e malmostose per l'imminente partenza in un locale sito in un bellissimo patio, ma davvero di poche pretese. L'omino che ci serve si muove asincrono, come se fosse fatto di parti di persona diversa assemblate malamente; magari è frutto della fantasia di uno scrittore, che gli fa asssumere i connotati dei suoi clienti, e domani avrà i capelli neri di Lo', gli occhi verdi di Madama Dorè, le ossa aguzze e cave di Lila.




Casa de Pilatos
L'ultimo giorno arriva, come l'ultima mano di carte. Ce ne resta una, prima di fare i conti, e ce la giochiamo attraversando Siviglia alla ricerca della "Casa de Pilatos"; uno di quei posti che spesso neppure i sivigliani hanno visto... un po' come i romani con il Colosseo.

Casa de Pilatos, Siviglia
E, come il Colosseo per il romano D.O.C. la prima volta che ci mette piede,  la Casa ci lascia a bocca aperta.
Tra rinascimento classico e Mudejar, ancora una volta spazi e pieni si allacciano in una danza romantica e lenta,  al cui passo ci adeguiamo scivolando tra i cortili e le sale del piano terra, fino a riempirci gli ultimi recessi delle borse di sorpresa e incanto...
E trovarci quindi, dopo un leggero shopping per trattenere ancora un poco i piedi in questa terra (sempre alla ricerca di scarpe, in pratica :) ), pronte a tornare.









Batto i tacchi. Uno, due, tre.

                                       "non c'è nessun posto come casa mia" disse Doroty...

Roma, il Colosseo

6 commenti:

sara ha detto...

Sono d'accordo. la nostra casa è il lugo più bello delle terra.

Madama Dorè ha detto...

Ti ricordi quelle deliziose scatoline di pomata profumata all'arancio, alla violetta ecc... viste, passando, in una farmacia? La Spagna conserva ancora oggetti ed educazione di un tempo che ormai da noi non c'è più. Speriamo che non si lasci travolgere da troppa modernità perchè è affascinante così com'è. Si potrebbe anche dimenticare l'Italia come quella famiglia che gestiva il ristorante di Ronda. Un abbraccio.

Angelo azzurro ha detto...

La nostra casa è rifugio, ma viaggiare è scoperta, avventura, emozione. Poi a casa si portano i ricordi, un bagaglio importante che ci farà compagnia nel tempo.

Lila ha detto...

@ sara
:) basta non dimenticare (se si trasloca spesso) che casa è dove sta il cuore :)



@ Madama Dorè
ah si, le belle scatoline... volevo postare la foto, ma erano troppe :)

Sono d'accordo con ciò che dici sulla Spagna..e sulla famiglia italiana di Ronda.
Io provo a ricordarmi che l'Italia la facciamo noi, e possiamo ancora farla così. Una terra dove si dimentica casa, o meglio, d'appartenere a qualche altro luogo...

@ Angelo azzurro
ben detto. Un viaggio, forse più di un diamante, è per sempre.

Cavaliere oscuro del web ha detto...

Che meraviglioso viaggio!Salutoni a presto

Lila ha detto...

grazie, cavaliere oscuro del web. A presto.