venerdì, giugno 8

Osservo.
Ti vedo con il torace scottato, proprio lì sopra il cuore, dove ti manca un po' di peso. La carne se ne sta tutta altrove, su braccia e gambe così lunghe, che a volte ti sembra che i gesti non arrivino mai a destinazione, che il piede non riesca a toccare terra. Che poi, a dire il vero, tu ce l'hai, la testa fra le nuvole; ma dici sempre che è molto più utile così, almeno riesci a vedere il sole anche se sotto infuria la tempesta.
Ti vedo con le mani trattenute di qua dal tavolo, mentre cerchi la luce degli occhi, negli occhi, per quell'antico gioco di specchi per cui mi dici sempre che siamo quello che ci vediamo davanti. E' così, mi dici, che hai scoperto di avere un cuore. E forse, il peso che non c'è sul petto è tutto lì sotto, in quella cosa sospesa fra l'espandersi e contrarsi, potente al ritmo della corsa, e talvolta della tachicardia.

Osservo.
E vedo che te lo stai trattenendo tra le coste, 'ché, mi dici in un sussurro nel tovagliolo, hai paura che scappi troppo oltre; e "se ciò che dai è tuo per sempre" forse a tenerti per sempre tutto questa cosa che ti scoppia in petto quando fuoriesce, hai paura di perderti definitivamente in questo possesso.
"Ciò che tieni è perduto per sempre", osservo di rimando infilandoti un boccone in bocca, da quelle mani che sentono e conoscono.
Ma per una volta, affogata nell'acqua di un'emozione ventosa e instabile, non mi ascolti.
Forse è per questo, che stamattina ti ho versato il caffè addosso, invece che giù nella gola. Le tue parole erano ancora calde, e le mani, senza il cuore lasciato sul cucchiaino appoggiato al tavolo, avevano bisogno di ricordarsi il posto dove tornare. Quel posto sospeso, fra il limite della paura che te lo tiene dentro, e il varco della percezione che te lo mette fuori dal torace.

Osservo.
Quando il cuore e le mani si muovono insieme, i piedi poggiano a terra. La schiena, solitamente rappresa e percorsa da queste schermaglie, si dilata oltre le nuvole e tu te ne stai ferma, senza perdere la testa. Quando il cuore si alza dal tavolo, e un fulgore balugina negli occhi che hai davanti, ti ricordi che a volte, la luce riflessa, più che l'ombra, suggerisce la presenza del sole.



4 commenti:

Madama Dorè ha detto...

Osservo... è un sole o una luna quella sulla collina? Bello...un abbraccio e buona settimana!

Lila ha detto...

è la luna! ed era poco dopo l'alba, in inverno. Spettacolare vero?.
Osservo.
Un abbraccio forte forte, Madama Dorè :)

Enzo ha detto...

Scrivi perchè vivi, non succede sempre. E' bello scoprirlo ogni tanto in rete. Grazie per essere passata da me.

Lila ha detto...

@ LinceNera
scrivo quello che vivo. Grazie, e grazie della visita.