L'occasione era troppo ghiotta.
Corsica 2006: il campeggio più imbucato del mondo, sito al termine di una lunghissima strada bianca, una di quelle da "siamo arrivati? siamo arrivati?", e che ti fermi per l'ultima sosta, sfinito, impolverato, annaspante, prorpio prima dell'ultima curva.
La strada era piena di buche, e l'abbiamo scartata, come un regalo, si, siamo a tema Natalizio, con Vespina. Quella che ha dato spunto ai 'viaggi'.
La vecchia vespa blu del mio amico ingegnere di Firenze, con cui siamo fuggiti dal lavoro, allora, proprio nel momento in cui ricominciava. A settembre.
Le nuvole cominciavano a portare presagi d'autunno, ed il vento ha sferzato con vigore le coste varie e spettacolari dell'isola francese, mentre noi tornavamo nel tempo in cui si viaggiava in quattro in una vecchia cinquecento stracarica di bagagli, o su una vespina che lo era altrettanto.
Gli automobilisti strombazzavano e ci salutavano, come se fossimo attori di un vecchio film,, quando ci incrociavano; e in qualche modo lo eravamo. Protagonisti poveri, mentre una coppia fiorentina, su una vespa verde brillante, scorrazzava, incrociandoci a volte, in pieno stile vintage. Lei, con occhialoni scuri enormi, un vestito bianco, esile e naturalmente bionda. In realtà, francese.
Lui, alcolista, alto, grosso, scuro. Fiorentino.
Avevano una vecchia telecamera a manovella.
Il ricordo me li riconsegna con la vespa carica di bottiglie di vino, l'abito di lei che svolazza, semitrasparente scoprendo parte del ginoccchio magro colpito subito da un raggio di sole indiscreto. Lui con una tuta da aviatore, o forse da meccanico, blu. Quando li abbiamo (ri)incontrati sulla spiaggia de 'u Paradisu. Quella cui si accede attraversando Les Agriates. Il deserto.
Nell'immaginazione mi sentivo Castaneda, senza il suo don Juan. Ma allora, come oggi, avevo i tre centimetri cubi di opportunità del guerriero (non il guerriero della luce di Cohelo, eh!).
Quei tre centimetri ti cambiano la vita.
Però ti devi sorprendere ad essere velocissimo per poterli raccogliere.
Velocissimo e attento.
E così capita, quando lo fai la prima volta, che poi diventi più pratico, e col tempo finisce con l'essere più semplice.
Stai in agguato, e acchiappi quell'angolo, quella piega della realtà in cui puoi cambiare le cose.
"signora, no, non posso", impari a dire.
Impari a girare l'incrocio prima che si crei l'ingorgo. Impari a dare, prima che ti dicano di no.
A dire no, prima che dalla bocca scivoli fuori il si che ti sconquassa la vita.
Essere felici, credo, rientra in quei tre centimetri cubi di opportunità.
In quell'apprendere che devi cogliere l'esatto istante e non sciuparlo con niente. Tanto meno col pensiero che, forse, non durerà.
E la condizione di essere felici è come essere in Paradiso.
Oggi. Ora.
Entrano in pochi. Forse tre soli, alla volta. A volte meno.
Corsica 2006: il campeggio più imbucato del mondo, sito al termine di una lunghissima strada bianca, una di quelle da "siamo arrivati? siamo arrivati?", e che ti fermi per l'ultima sosta, sfinito, impolverato, annaspante, prorpio prima dell'ultima curva.
La strada era piena di buche, e l'abbiamo scartata, come un regalo, si, siamo a tema Natalizio, con Vespina. Quella che ha dato spunto ai 'viaggi'.
La vecchia vespa blu del mio amico ingegnere di Firenze, con cui siamo fuggiti dal lavoro, allora, proprio nel momento in cui ricominciava. A settembre.
Le nuvole cominciavano a portare presagi d'autunno, ed il vento ha sferzato con vigore le coste varie e spettacolari dell'isola francese, mentre noi tornavamo nel tempo in cui si viaggiava in quattro in una vecchia cinquecento stracarica di bagagli, o su una vespina che lo era altrettanto.
Gli automobilisti strombazzavano e ci salutavano, come se fossimo attori di un vecchio film,, quando ci incrociavano; e in qualche modo lo eravamo. Protagonisti poveri, mentre una coppia fiorentina, su una vespa verde brillante, scorrazzava, incrociandoci a volte, in pieno stile vintage. Lei, con occhialoni scuri enormi, un vestito bianco, esile e naturalmente bionda. In realtà, francese.
Lui, alcolista, alto, grosso, scuro. Fiorentino.
Avevano una vecchia telecamera a manovella.
Il ricordo me li riconsegna con la vespa carica di bottiglie di vino, l'abito di lei che svolazza, semitrasparente scoprendo parte del ginoccchio magro colpito subito da un raggio di sole indiscreto. Lui con una tuta da aviatore, o forse da meccanico, blu. Quando li abbiamo (ri)incontrati sulla spiaggia de 'u Paradisu. Quella cui si accede attraversando Les Agriates. Il deserto.
Nell'immaginazione mi sentivo Castaneda, senza il suo don Juan. Ma allora, come oggi, avevo i tre centimetri cubi di opportunità del guerriero (non il guerriero della luce di Cohelo, eh!).
Quei tre centimetri ti cambiano la vita.
Però ti devi sorprendere ad essere velocissimo per poterli raccogliere.
Velocissimo e attento.
E così capita, quando lo fai la prima volta, che poi diventi più pratico, e col tempo finisce con l'essere più semplice.
Stai in agguato, e acchiappi quell'angolo, quella piega della realtà in cui puoi cambiare le cose.
"signora, no, non posso", impari a dire.
Impari a girare l'incrocio prima che si crei l'ingorgo. Impari a dare, prima che ti dicano di no.
A dire no, prima che dalla bocca scivoli fuori il si che ti sconquassa la vita.
Essere felici, credo, rientra in quei tre centimetri cubi di opportunità.
In quell'apprendere che devi cogliere l'esatto istante e non sciuparlo con niente. Tanto meno col pensiero che, forse, non durerà.
E la condizione di essere felici è come essere in Paradiso.
Oggi. Ora.
Entrano in pochi. Forse tre soli, alla volta. A volte meno.
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