lunedì, aprile 6
Il respiro della terra
Eccoci, noi uomini piccoli piccoli, a preoccuparci di problemi relativi, a correre a ripararci dalla pioggia per non sciupare una messa in piega (va bene che costa come un'automobile...), a filare desideri come se fossero maglioni in un inverno gelido, che non finiscono mai, e non scaldano neppure abbastanza.
Quindi eccoci.
In salita verso qualcosa, in volo tra un momento e il successivo, discesi verso le falde delle storie, quando ne siamo stanchi.
Poi una notte di mattina presto, gli occhi tremano e si spalancano sussultando assieme alla terra; che si scuote, si da un'aggiustata scrollandosi la polvere di dosso come all'uscita d'un tunnel che nessuno percorre da tempo; per noi pieno di ragnatele e terra, e che qui immaginiamo per gioco denso di polvere di stella.
Il terremoto è avvincente e crudele; magico e terrificante; ed oggi aveva una trama lunga e rotonda, che sembrava dilatarsi e sformarsi come un tessuto elastico, in tutte le direzioni. Mi ha disfatto dalle gambe la coperta, mentre mi accertavo che la scossa finisse, quasi prima dentro che fuori, appoggiata allo stipite della soglia di casa.
Chissà perché poi, me ne sono rimasta là a sentire il tremore salire dalle fondamenta fin su nelle gambe, i capelli sparsi in aria come esiti di un fortunale; avrei fatto prima (in caso di successivo pericolo) e meglio se fossi scesa in strada, dato che sto al primo piano. Ma gli uomini fanno così a volte, e tutto sommato, come sempre, mi aspettavo che finisse bene.
Un minuto? non so.
Il movimento, ombreggiato di rancore sotterraneo, o forse solo di necessità profonda, ha lasciato nell'aria un'eco trascurabile a livello sonoro; un po' meno nelle viscere, che sono restate ad attendere una contro spinta che le rinsaldasse al loro posto.
Su Stromboli avevo avvisato nelle membra una cosa simile; 'ritta di fronte ad un mare caldo di tramonto, sull'orlo del vulcano, il rombo cupo raccontava, come un vecchio roco e saggio, la potenza della terra. Ne manifestava la potenza; attanagliava le sensazioni; le stringeva in un unico morso di ghiaccio e polvere, per restituirle come una compatta immondizia che aspetti solo si decomponga.
I fenomeni naturali, fate caso, producono un silenzio diverso...
dove un pensiero piccolo e malfermo si è affannato alla ricerca d'un punto di meditazione finale.
E dopo, orfana di un'ancora precedente o postuma che fosse, nell'aria gonfia e senza luce della notte del primissimo mattino, mi sono chiesta: cosa sarebbe valso la pena portarsi appresso?
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
Stromboli meravigliosa,,
Lila grazie delle parole che mi hai inviato Per te i miei Auguri di S. Pasqua Ciao
Posta un commento