martedì, aprile 21

Roma ieri in questi giorni è un semplice interludio.

Passaggio tra una immagine e l'altra, con tanto di sottofondo musicale.

Camminando per via del Corso, di ritorno dalla mostra su Giotto (...e il trecento; più trecento che Giotto, a dire il vero), sorpasso una coppia: non più giovane, sotto qugli impermeabili trasparenti da turisti imprudenti, e mi sorprendo a sentire che cantano, sotto la pioggia grossolana e persistente. Tra goccia e goccia, come Frank Sinatra. Coordinati su un tono basso e caldo, che lascia per terra, nelle pozze, l'umidità, lasciando sula pelle attorno all'orecchio, teso all'indietro per non perderli, un calore che s'intrufola dal canale uditivo fino al cuore.

Incidentalmente, mi colpisce comeun raggio di sole; che spira poco dopo, soffocato da una nuvola. Nell'ombra relativa, l'odore che precede il temporale annuncia che sarà un ritorno bagnato. Non importa, il cuore è al caldo, sotto la giacca e le note, incastrato tra gli ori delle pitture trecentesche, e le musiche di strada; tanto che fatica a farsi attento. Lo richiamo al lavoro, e sottomesso riprende il battito razionale, per portarmi a casa.

Non piove da un giorno intero, e tanto non era veramente pioggia, quella tiepida acquerugiola che imita i frastuoni estivi; non ha né la consistenza di quelli,, né quella lunga e pesante dell'inverno. Non piove, quindi, e l'aria si carica di nuovo di smog. Le nuvole sono gialle, lasciandoci sperare che si tratti di nuvole che portano sabbia, e che non siano riflesso della consistenza atmosferica che gli sta sotto. E in questa incertezza, mentre cerco di trattenere il fiato, passando accanto al Verano dove l'olezzo assomiglia in genere a quello di una sala di dissezione, per caso (o per mero istinto di sopravvivenza) vengo assalita da un'inspirazione; con sorpresa avverto sul fondo e poi sempre più prepotente, l'odore delle robinie e dei tigli, a lato della tangenziale. Forse, come nei più amati intervalli TV, quelli di una volta, con tanti paesaggi, s'avverte anche l'odore dei cipressi umidi.
Della resina e delle piccole pigne.

Piove. Per tutta a notte. Le immagini passate, scontornate dal trasparire fra le gocce.
Il sorriso però non trema, mentre punto la faccia al cielo e l'orecchio al mondo, per sentire un'altra nota di vita.


Buon giorno!

1 commento:

Federico Distefano ha detto...

Un sorriso anche a te,, inventrice della doppia virgola!
:)
Ciao ciao!!