Stare: in un assente spazio, immoto.
Riuscire a vuotar tutto e ivi lasciare
nemmeno una parola, un’idea sola.
Ne alcun vago pensiero percettibile
alla mia mente chiassosa e infatuata
del proprio morbido, incessante, chiacchierio
che riempiendola del tutto, folle Io!,
l’ha sempre da se stessa separata
e indotta ad inseguire un’opinione,
Ingannevole richiamo nel frastuono
del terrore, che attanaglia nell’ascesa.
Quando senti che t’aggrappi, in pena, appena,
all’imponente parete scoscesa
ch’è la vita quando sei nell’illusione.
Breve fremito: e zittisce pure l’eco
dello zefiro dell’ultimo pensiero.
E privato dell’ultimo appiglio
l’io è scagliato in un baratro nero
dove muore,cadendo veloce,
il guerriero, l’azione, la voce.
'Pur rimane qualcosa, ed osserva
le farfalle che volano via
liberate dall’avida mano
che ora giace, socchiusa e più serva.
Quello stesso che guarda son io,
ma più niente mi tiene velato.
E lo sguardo infinito ora abbraccia
ogni cosa: il nulla e la traccia.
Una mano richiudo, e riapro
altri occhi, sul mondo incantato.
Ricomincio a narrare la storia:
de’eterno gioco, senza memoria.
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