sabato, maggio 2

Stare...

Stare: in un assente spazio, immoto.

Riuscire a vuotar tutto e ivi lasciare

nemmeno una parola, un’idea sola.


Ne alcun vago pensiero percettibile

alla mia mente chiassosa e infatuata

del proprio morbido, incessante, chiacchierio

che riempiendola del tutto, folle Io!,

l’ha sempre da se stessa separata

e indotta ad inseguire un’opinione,

Ingannevole richiamo nel frastuono

del terrore, che attanaglia nell’ascesa.


Quando senti che t’aggrappi, in pena, appena,

all’imponente parete scoscesa

ch’è la vita quando sei nell’illusione.

Breve fremito: e zittisce pure l’eco

dello zefiro dell’ultimo pensiero.

E privato dell’ultimo appiglio

l’io è scagliato in un baratro nero

dove muore,cadendo veloce,

il guerriero, l’azione, la voce.


'Pur rimane qualcosa, ed osserva

le farfalle che volano via

liberate dall’avida mano

che ora giace, socchiusa e più serva.


Quello stesso che guarda son io,

ma più niente mi tiene velato.

E lo sguardo infinito ora abbraccia

ogni cosa: il nulla e la traccia.

Una mano richiudo, e riapro

altri occhi, sul mondo incantato.


Ricomincio a narrare la storia:

de’eterno gioco, senza memoria.

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