mercoledì, giugno 17

anniversario

Abbiamo lo stesso anniversario, io e mio fratello. Solo che lui è più grande, quindi è caduto per primo.
A distanza di un anno, ed oggi per me è passato un anno.
Ho visto le strade della Sicilia, nel frattempo; ho ritrovato la mia amica, ho scritto ed ho scritto a lungo, ho scattato foto, ricominciato a correre, a muovermi, a camminare.

Ho giaciuto a lungo, ho mangiato poco, ho pianto. Ho chiamato per prima cosa i pazienti per avvisare che non sarei arrivata. Mi sono messa da sola sulla barella.
Sono nata sull'asfalto.

.... e il gatto della Velaia, la padrona di casa, oggi è caduta dal terzo piano.
Anche lei alla fine si rialzerà da quel ventre all'apparenza piatto, che ci priva del respiro della terra se non riusciamo a percepire oltre la patina di asfalto, che ci abbiamo imburrato sopra. Che sembra solida, ma in questi giorni afosi e bollenti si squaglia e si dilata, lasciando traspirare le emozioni dal sottosuolo.
Così scendo nel cuore, e adesso voglio solo stare e sentire tutto il dolore.

La 'reminiscenza'.
Tutto il dolore.
Quello fisico, secco, improvviso. Lacerato prima della sua persistenza in quell' "oh, s'è rotto qualcosa", lo sprazzo lucido prima che il mondo di ieri si chiudesse, e aprissi gli occhi sulla gente che radunata a guardare.
Era la premessa ad una nuova storia. Lo sapevo.
Chissà se c'era tanta gente anche la prima volta.
Ma intanto adesso ho il vantaggio di poter già osservarne i protagonisti mutare; prendono una parte delle idee del creatore, e svolgono la trama a piacere. Mutando i caratteri iniziali.
Indisciplinati e sorprendenti.

Inizialmente è stato solo dolore. Per ore.
Fisico.
Morale. Perché la colpa certamente era anche mia. Del calo d'attenzione, della fretta, che non mi prende più le viscere allo stesso modo. La vedo, ora, che arriva. E lascio che sia il ritardo, l'incertezza; lascio anche perdere a volte.

Solo dolore.

Cosa facva male? avrei voluto chiamare i miei, e sapevo che era meglio non farlo. Il mio amico eccezionale era con me. Mi ha visto piangere, anche se non potevo dire che tante di quelle lacrime non c'entravano con il dolore.
Sono venute fuori insieme alla gioia di sapermi ancora nella possibilità di tornare come prima.
A grappoli.
Tonde e nere.
Gemevo già l'assenza della luce: non riuscivo a sentirla più addosso. Nei corridoi di pronto soccorso non ci sono finestre. E la luce del neon toglie la vita dalle cose.
Rende tutto freddo e distante.
Quando guardi dalla parte del medico le cose devono essere così, o non vivi più.

Solo dolore.

Ora è andato via anche il ricordo fisico, che con prepotenza oggi, per un attimo è tornato esattamente com'era.

Rimane un emozione sottile che si dipana dal'angolo della via; un aria che gira verso casa, sale tra i denti come fossero le scale e infla la porta delle labbra e si riposa nel sorriso.
Che oggi compie un anno. E prova a levare uno sguardo innocente sul futuro.

(senza dimenticare Muddrica, infortunata sul selciato di Trapani)

2 commenti:

UIFPW08 ha detto...

siamo trapanesi e non lo sappiamo?

Lila ha detto...

di fatto, l'origgine familiare è ragusana. Ma continuando le parafrasi di Highlander (la prima è la reminiscenza), vengo da un sacco di posti diversi.
Mi sono fermata un po' in alto. al centro.
;)