Questo è un ricordo del sogno che ho fatto, o forse, come accade di recente, si confonde con quello che è successo davvero.
Ho sognato di questi posti che vedo; con il libro di Mary Poppins in mano, davanti alle immagini del film, nelle pagine romantiche dei romanzi gialli del mio Edgar Wallace, sepolto a Parigi. Nel più trendy e recente Codice da Vinci... Londra è nel mio immaginario da sempre, ma l'immaginazione a volte è superata dal reale,ed io non potevo aspettarmi tanto incanto.
Una parte del mio cuore si è seduto sulle sponde del Tamigi, di spalle al Parlamento ed è rimasto lì. A guardare il tempo cadere, come foglie gialle e rosse, nel fiume.
Lo sento, questo mio pezzo di cuore evaso, come se non fosse lontano, percorrere con passo ovattato i viali di Hyde Park, giù, verso Kensington Garden; dove Peter Pan, dimenticato, è fuggito nel mondo delle fate.
Chissà. forse è accaduto anche a me, laggiù.
Dopo non sono stata più la stessa. Cosa che poi accade in continuazione.
Le stanze dei miei sogni si fanno più grandi, sfiorano l'opulenza esagerata di Harrod's, dopo la visita da copione che traumatizza l'immaginato, e il sognatore; più o meno l'unica cosa che posso permettermi è utitlizzare i servizi igenici. Non sono nemmeno sicura di poterlo fare, ma nessuno mi ferma, così dissipo la nuvola di profumo, che mi ha investito nel reparto del piano terra, attraverso una lavanda d'acqua.
Ma Harrod's è il momento commerciale, lo spazio pubblicitario prima di lanciarsi alla ricerca di altre immagini; St. Paul, che ricordo nebbiosa e ricca di piccioni che volano, conquistandosi il loro primo, e forse ultimo attimo romantico sulla voce di Juilie Andrews, che canta della vecchina seduta sui gradini: Tuppence for a bag.
Due penny, per dar da mangiare ai piccioni.
Oggi due penny forse non fanno comprare carta e spago, con cui fabbricar "il tuo paio di ali per poi volar, dello spazio padron, col tuo bell'aquilon", ma bastano per volare con la sola immaginazione (per tutto il resto c'è easyjet), appena un po' delusa dal sole che irradia democraticamente ogni cosa e, se poco romantico, almeno è complice della letizia di viaggio.
Si, ma un assaggio del classico tempo londinese l'abbiamo avuto sabato, con tanto di gita al museo, un po' d'obbligo e un po' di comodo con un tempo come quello. Durato, per gentilezza, appena fino all'uscita dall'incredibile museo di scienza Naturale, dove si trovano scheletri e ricostruzioni degli animali preistorici, delle balene, animali impagliati e turisti curiosi, affascinati come bambini, perchè di fronte al nuovo siamo davvero così. Una tabula rasa che si riempie, anche in fretta, come al pranzo della domenica!
Il viaggio è stato un viaggio dentro un sogno; 600 scatti almeno, per provare a me stessa che ero vera. Con gli occhi che correvano fuori dall'obbiettivo, per non dimenticare di ricordare davvero, e non solo con l'immagine cercata:
Ero là con la solida e affettuosa compagnia di mio fratello, che è riuscito a immortalare 1200 aspetti della città, solo qualche volta un po' mossi per la fretta di incontrare la sorpresa successiva. E un amico lieve e allegro, che ha ben compensato le turbe e i dolori dell'altra amica; per l'occasione, a qualcuno mi sa che tocca sempre, assunatasi il ruolo del piccolo, quello che avevo io da bambina andando in montagna, che si agita è stanco, vuole tornare a casa.
Ma va bene così.

Le palline non bastano, perchè certe cose non si posssono contare davvero.
Conta solo esserci.
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