marzo, 27 ore 6,31
scendo nella profondità della terra. La mia sacca a spalla contiene acqua per il corpo e per il cuore; così il rumoroso treno è il vascello di Caronte che mi traghetta con le mie paure, verso altro viaggio.Sull'intercity "senza garanzia del posto" il viaggio diviene metafora della mia ricerca di collocazione; all'interno del gruppo con cui parto, di cui non conosco nessuno... nella vita di oggi, in cui mi percepisco a tratti come un 'personaggio non giocante'. In cerca di collocazione, appunto.
ore 18,07
Dodici ore dopo essere uscita di casa sono sull'Eurostar, e sopratutto sono piena di me. L'autore segreto della storia ha scelto per il suo eroe, anzi, la sua eroina, il racconto del viaggio della nascita: dall'accorpamento alla separazion, all'affermazione dell'identità.
"che libro hai sul comodino?" chiese il capogruppo a Lila...
Oggi era la prima gita con l' "Associazione"; ho scelto di iniziare da Napoli, benche poi si sia rivelato vero il detto "chi va in montagna e non sa andare in città... solo l'escursionista dovrebbe fa' "; coniato da una esperta turista di città, che vorrebbe iniziare viceversa ad andare in montagna. A dire il vero Lila ci ha abitato, per un periodo soffrendo, al contrario di Heidi, la nostalgia della metropoli. Gli amici di montagna "bubu-cicì-beebee" dicevano che dovevo partire, e il motivo era chiaro.
Lila è un animale di città.
Intendiamoci: amo la natura, la montagna, i boschi, gli animali... ma il vero incontro tra la mia indole e la garbata madre terra, coincide realmente solo... al mare!
Napoli m'è sembrata una buona scelta, quindi, benche a differenza di Trapani qui ci siano vele, e non la Velaia che mi fa amare quella striscia protesa tra due mari. Lo stesso monte dove s'appoggia Erice, che come il Vesuvio appare spesso avvolto di nuvole, là sembra l'Olimpo, e qui un vulcano.
Ma tant'è, lo è. E Napoli è nel mio immaginario quella cantata da Pino Daniele "mille culure, mille paure", mi affascina e mi spaventa. Forse per questo ho creduto opportuno venirci in gruppo.
Memore delle mie tendenze sovversive, ho cercato di saperne meno possibile, prima d'andare, per non farmi venire idee strane sul cambio itinerario... ma chi può fermare le voci di chi sa delle bellezze ascose, e ti instilla un tarlo, piccino, ma insistente "ma ci andate a S. Chiara? e Castel dell'Ovo? vai a vedere la Cappella di San Severo". Mi dico che non c'è niente di male a documentarmi solo un pochino, ma bada bene, senza comprare Cartine, per non pensare ad un percorso mio...solo una sbirciatina...
(Errore numero 1)

Me ne scendo un momento a Castel Nuovo (Maschio Angioino) che avevo intravisto prima ("ma che ci sei andata a fare, ci passiamo dopo"" mente qualcuno...), e torno di corsa in ritardo netto di due minuti e trenta secondi sull'appuntamento. Insolito, per me, che sono sempre in anticipo; questo avrei dovuto coglierlo, come segnale, ma si sa, c'era tanto da vedere che io mi sono sfuggita! ;-)
Castel dell' Ovo, che si raggiunge dopo una passeggiata lungo il mare, mi stordisce con la sua imponenza, e i suoi anfratti, assai più affascinanti del punto panoramico in cima, degno del tono della gita in quanto ha l'aria di quei posti dove si cerca d'arrivare senza vedere cosa c'è attorno.
Abituata a guardarmi alle spalle qualcosa la catturo...
... però mi sfuggono un paio di opinioni. "mah, non è che mangiare la pizza m'interessi poi tanto", dico ad Elle, una signora rotondetta e vivace con gli occhi-mare come Lila. Concorda con me; ma alla fine della lunghissima camminata per arrivare alla pizzeria più famosa di Napoli, mi viene un po' voglia d'assaggiarla QUI, la pizza più famosa del mondo. A Roma non mi piace molto, ma si sa... bisogna mangiarle sul posto le cose, per assaporarle bene!
Per assiurare che la pizza sia buona, qualcuno racconta che c'è stato anche Clinton, a mangiare in questo posto; però, si sa, gli americani mangiano di tutto!
Per fortuna, sono entrata a vedere i locali e sono bui e privi d'aria, la coda è talmente lunga che forse potremmo avere una pizza per cena, quindi ci spostiamo, secondo il piano B (emerge finalmente il lato buon-organizzatore del capogruppo), ad un locale di fronte (il Trianon) dove la pizza è davvero uno spettacolo, sopratutto perchè riesci a vederla.
Il locale è aereato e pulito, allegro con le sue maioliche gialle, e mi fermo volentieri. Tanto più che il tabacchino a fianco mi assicura che la Cappella è lontana; quindi, placando lo spiritello ribelle che credevo lasciato a casa, stabilisco che non val la pena scapicollarmi a cercarla, tanto ci si va dopo.
(Errore numero 2)
ore 15,30
Per farla breve. Il pranzo mi piace, riesco a parlare con Emme ed Emme di tutto fuorchè di me (le lascio parlare ed io mangio lenta la deliziosa pizza. Continuo a prediligere la pizza romana ma questa, QUI, è davvero buona), e alle 15e10 imbocchiamo via Forcella.
Incredibile ma vero (non credevo che dei montanari mangiassero così tanto) dieci minuti dopo si fermano ad una pasticceria. Famosa, e va bene, ma a me è rimasta solo la fame estetica, che fin qui non s'è saziata. Così, "tanto per", chiedo ad un commerciante dove sia la famigerata Cappella, che mi pare potrebbe essere da queste parti, forse appena un po' più in là... sussurra lo spiritello interiore che senza cartina è un po' smarrito. Ha visto i segni, la statua del Nilo, per esempio...
Il vendiitore di cravatte mi dice che è l'agonata meta è qui, appena voltato l'angolo (ahimè, non era poi così lontana dalla pizzeria!!! geme lo spiritello affamato di bellezza).
Aspetto pazientemente che ci si avvii da quella parte, ma il capogruppo, dopo abbondante tempo occupato a conteggiare chi torna col treno delle 17e30, s'avvia... nella direzione opposta.
"ma... e la cappella?" mi sfugge dalle labbra.
"E, beh, non c'è tempo. Non ci andiamo. Andiamo a Santa Chiara".
Siamo a Spaccanapoli. E qui rinasce Lila Spaccamontagne, Lila Spaccatutto-anche il gregge. Pecora nera, più che agnello, Lila richiede i soldi del treno, e con la faccia contrita e il cuore in tumulto, dice no.
La paura dev'esser stata digerita con la pizza, e il mio volto intagliato dal tempo rifiuta il velo del Cristo. Scopre la prima materia, che non è l'uomo, ma l?Uomo che v'è nascosto sotto, e volta le spalle a tutti.
Salutando, s'intende.
"Allora, grazie"
Me ne vado. Senza sapere dove sono, ma solo dove vado. Senza sapere come tornare a casa,e mi preoccuperei se non fosse che, prima d'uscire, ho messo le scarpette rosse......"la divina commedia" rispose Lila Due passi sul sentiero dorato dal sole, e Lila si sente chiamare, come Dante alle soglie di Eden.

Io la sua Beatrice (m'ero stampata una picciola guida) nella Cappella di cui non sa nulla. Al confine tra io e noi, sul frammento di pavimento labirintico di fronte alla Tomba del Principe di San Severo, lungo le vie di un'opera alchemico-religiosa che conclude la piccola trasformazione che era in germe all'inizio del Viaggio, ci troviamo a contemplare le vertiginose meraviglie del Disinganno e della Pudicizia. L'amor Divino e il Cristo velato, che si giace al centro come il mio cuore, in centro al petto, battendo contro il sudario sottile del suo e del mio pericardio.
Mio Paradiso sarà poi il chiostro di Santa Chiara, in cui trovo pace e silenzio, nonstante Elle si faccia scattare quindici foto con le colonne ("ma le hai prese le colonne?" si. "fammene una qui, che si vedono tutte" si vedevano già prima... "fammene una con queste due" ma te l'ho appena fatta...); lascio in sua balia il giovane custode (per le altre foto con due colonne -di nuovo-, con tutte le colonne, tutte le colonne e tutti gli agrumi, ecc.)
La mia anima un po' altera e solitaria è ormai tornata fuori, prepotente e assolutista mi mantiene in relativo silenzio, per avviarci poi dolcemente nella spoglia e magnifica chiesa gotica e via di qui, non senza una breve tappa alla chiesa del Gesù Nuovo (davvero Baroccocò!) che mi fa scaturire il primo pensiero logico della giornata:
"quale è la via più breve per la stazione?"
Ore 18.07
Ci arriviamo, ovviamente.Lila d'altronde non si perde mai veramente e, di nuovo un po' snob nella sua giacchina firmata (di quelle cose rigorosamente prese a saldo e che si mettono per la bella figura) e con carta alla mano, alle 17e50 saluta Elle alla biglietteria e batte i tacchi rosso Freccia (di intercity per un po' ne ho avuto abbastanza e non parliamo del regionale!).
E torna nuova mente a casa.