giovedì, aprile 8

La via del Bello (6 - la forma della Bellezza)


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Su tale via di Bellezza su cui l’Uomo è ormai avviato si impone una scelta, esemplificata nei Tarocchi dall’Innamorato (VI Arcano maggiore) fra l’essere eroico ed il divenire facile e mutevole, per essere capaci di ciò (l’essere eroico) bisogna accettare che per vedere il Bello, su questo sentiero duale, si debba vedere anche il brutto, fino a poterli trascendere quando si realizza l’Equilibrio in Sé (e non si sia più “vittima” di baluginii di Luce, ma Luce a se stessi, costante ed imperturbabile).
Siamo qui già avanti sulla via del ritorno, dove è necessità unire l’anima umana allo spirito divino, tramite l’eroismo come si è detto, derivandolo da Eros, amore.
“Nei tarocchi questo personaggio [l'innamorato] non è altro che un travestimento dell’unità attiva (bagatto) destinata  a presentarsi sotto diversi aspetti; l’innamorato [Tipheret] riconduce all’Unità attraverso l’Amore, poiché l’uomo si realizza amando come Dio”, dice il Wirth. Il simbolo che vi associa è la pietra cubica, “la pietra misteriosa creatrice di armonia per la perfezione del suo taglio”.

Tale è l’Uomo che, non più preda dell’illusione della forma, osi far risplendere in se quella Bellezza che materializza la forma dettagliandola, la scolpisce perfettamente sì che guardando nessuno possa pensare “avrei aggiunto o tolto ancora qualcosa”.
Tale è l’Uomo in Tiphereth “punto di trasformazione fra i piani della forza e i piani della forma”, punto di accesso dell’Uomo a Dio e di Quello nell’Uomo.[2]
Si presenta il concetto di armonizzazione degli opposti, quantunque mi sembra che ciò appaia già chiaro da quanto fino ad ora, e si riconferma l’idea del Mediatore, come sintesi tra Uomo e Dio.
Mediatore e maestro che ciascuno cerchi dove più gli è consono, ma che in ultima analisi occorre ricordare non essere altro da noi, evitando di attribuire ad altri il ruolo di nostri salvatori, ma riconoscendo essi, come tutto ciò che accade, come i mezzi di ritorno a Casa.
Infrangendo la Forma (non già fisica naturalmente, ma quella animica e spirituale –  la maya) possiamo quindi ritrovare l’Essenza, ri-conoscere l’essere in noi stessi.

Tra le tante tecniche che possono essere utilizzate c’è la costruzione di pensieri “belli”, per cui molte scuole parlano di evitare i cosiddetti cattivi pensieri (e sentimenti, quali invidia, collera, aggressività) che ci sottraggono energia, per coltivare compassione, tolleranza, gentilezza e quant’altro, che invece alimentano l’energia. 
Si può anche tener presente la ripetizione del Mantra o dei nomi di Dio (per es. per gli Indiani vi è il bajhan, ma è una tecnica conosciuta anche della cabala e nell'islam); questi Nomi vanno fatti vibrare in un modo specifico, poiché la giusta sonorità porta alla vibrazione sulla nota fondamentale, quella della “Voce di Dio che corre sulle acque” (Sal. 29,3) od anche la ben conosciuta OM.
Così come ci piace pensarci luce, siamo suono (onda e particella), quel suono per cui “tutti gli esseri promanano da Dio e in Lui sono riassorbiti, mediante l’identico grido di gioia…[3]”.


 
[2] Cosicché la cabala rispetto ai piani inferiori parla qui di Adam Kadmon, l’uomo archetipale, e rispetto ai piani superiori di Piccolo volto (zoar anpin) che riflette Kether (1° sephira, il Vasto Volto) come in uno specchio.
[3] “tutti gli esseri promanano da Dio e in Lui sono riassorbiti, mediante l’identico grido di gioia, mediante l’identica invocazione estatica del Nome primordiale” (Leo Schaya, l’Uomo e l’assoluto secondo la Cabala).






Su suggerimento di mio fratello, forse aveva una sbronza da cioccolato, ma comunque sconvolto dal fatto che continuavo ad inserire la stessa foto, questa volta inserisco solo un particolare della stessa. Anche perchè ci avviciniamo alla fine... ma (come ha fatto giustamente osservare Madama DOrè nei commenti al post precedente) nel cuore ci simao già!

E dal mio cuore tremulo sull'orlo di un altro week-end di corso... vi auguro un felice fine settimana!


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Cara Lila bellissimo post. Ci sarebbero tante cose da dire quasi per ogni frase che hai scritto, ma mi limito a sottolineare la storia del maestro...Noi tutti desideriamo un Maestro che si faccia carico dei nostri problemi e ce li risolva possibilmente senza che noi si debba faticare! Naturalmente questo tipo di atteggiamento è il desiderio infantile di una mamma che ci eviti di crescere e responsabilizzarci. La vita è il maestro di noi tutti, imparziale e attento ai nostri bisogni. Spetta a noi essere altrettanto attenti e approfittarne. Scusa la lungaggine. Un abbraccio.

Lila ha detto...

@ Anonimo
macchè 'lungaggine'! sei benvenuto e tocchi un tema a me caro, nella vita terrena e spirituale. Troppo spesso abbiamo la credenza che altri possano salvarci, e si perde quello che, come dici tu, la vita ci offre!
un abbraccio