"Per l'anima nessuna condizione imposta è un bene durevole" (Platone).
Così, qualsiasi raggiungimento che non sia contemporaneo del corpo, del cuore, della mente, non rimane che una statica nozione.
Alacremente qualcuno lavora, per porsi nella condizione di mutare lo stato, sempre effimero, delle cose. E d'un tratto, i tre si fanno Uno, l'uomo-doppio non è più mezzo (metà) e si percepisce un lieve mutamento di condizione...
Insegnare è il modo migliore di imparare, quindi voglio ringraziare che mi sia data la possibilità di farlo, poiché è da lì che talvolta si apre un mondo nuovo, si fissa (idealmente e temporaneamente) una condizione, si scarta un altro regalo della vita.
Ieri pomeriggio, dietro la cattedra, tra i miei studenti preferiti che mi lasciavano per la fine delle lezioni, ho appreso l'anima che apprende; mi spiego. Un'anima giovane dovrebbe essere sempre disposta ad imparare, da tutti e da tutto. Lo sapevo, si, ma quando si percepisce, si sa, si è coscienti che sia davvero così?
Ieri, nel pomeriggio.
Si parlava e ragionava su argomenti che sono ormai sotto la mia pelle. Perfino quando non ci voglio pensare sono lì: strisciano fra le vene, emergono tra le fasce, s'impolverano nelle rughe d'espressione ai margini degli occhi. E all'improvviso ho scoperto che le parole, che uscivano lente come se invece di parlare ascoltassi, specchiavano la soverchiante condizione d'apprendere ed ascoltare. Non da me. Non fuori di me.
Un attimo.
Rapidissimo è sparito, benché l'averlo percepito alla coscienza, ora che ci penso, mi fa sperare che permanga come condizione "di tabula rasa", unica condizione permanente accettabile. Sicché la conoscenza non s'arresti.
Perché non si componga niente in un ineluttabile e fisso destino.
Perfino un quadro, che dice a chi guarda sempre qualcosa di diverso, mutia nella percezione dell'artista. Basta che innanzi ci sia un estraneo. Non uno spettatore, non altri dallo spettatore.
Che sia l'autore od altri, uno sconosciuto che passa, l'animo disposto a testimone resta giovane. Non scolorisce.
Il volto di oggi, allo specchio, è di nuovo giovane. E ha gli occhi del cangiante color del cielo.
Così, qualsiasi raggiungimento che non sia contemporaneo del corpo, del cuore, della mente, non rimane che una statica nozione.
Alacremente qualcuno lavora, per porsi nella condizione di mutare lo stato, sempre effimero, delle cose. E d'un tratto, i tre si fanno Uno, l'uomo-doppio non è più mezzo (metà) e si percepisce un lieve mutamento di condizione...
Insegnare è il modo migliore di imparare, quindi voglio ringraziare che mi sia data la possibilità di farlo, poiché è da lì che talvolta si apre un mondo nuovo, si fissa (idealmente e temporaneamente) una condizione, si scarta un altro regalo della vita.
Ieri pomeriggio, dietro la cattedra, tra i miei studenti preferiti che mi lasciavano per la fine delle lezioni, ho appreso l'anima che apprende; mi spiego. Un'anima giovane dovrebbe essere sempre disposta ad imparare, da tutti e da tutto. Lo sapevo, si, ma quando si percepisce, si sa, si è coscienti che sia davvero così?
Ieri, nel pomeriggio.
Si parlava e ragionava su argomenti che sono ormai sotto la mia pelle. Perfino quando non ci voglio pensare sono lì: strisciano fra le vene, emergono tra le fasce, s'impolverano nelle rughe d'espressione ai margini degli occhi. E all'improvviso ho scoperto che le parole, che uscivano lente come se invece di parlare ascoltassi, specchiavano la soverchiante condizione d'apprendere ed ascoltare. Non da me. Non fuori di me.
Un attimo.
Rapidissimo è sparito, benché l'averlo percepito alla coscienza, ora che ci penso, mi fa sperare che permanga come condizione "di tabula rasa", unica condizione permanente accettabile. Sicché la conoscenza non s'arresti.
Perché non si componga niente in un ineluttabile e fisso destino.
Perfino un quadro, che dice a chi guarda sempre qualcosa di diverso, mutia nella percezione dell'artista. Basta che innanzi ci sia un estraneo. Non uno spettatore, non altri dallo spettatore.
Che sia l'autore od altri, uno sconosciuto che passa, l'animo disposto a testimone resta giovane. Non scolorisce.
Il volto di oggi, allo specchio, è di nuovo giovane. E ha gli occhi del cangiante color del cielo.
1 commento:
Sull'insegnamento non mi pronuncio perchè si tratta di un'esperienza che ho solamente sfiorato, in un paio di occasioni.
Per quanto riguarda l'osservazione di un'illustrazione; personalmente posso affermare che, fra i fuitori di un'opera, l'artista che l'ha eseguita è sicuramente l'unico che non saprà dargli altri significati, all'infuori di quelli a cui stava pensando durante la realizzazione.
A meno che non stesse disegnando "in automatico" o in stato di trance (o sotto l'effetto di droghe o alcool).
Ma sono casi particolari, questi.
Ciao e buona domenica!!
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