domenica, febbraio 22

Marsia



Sono partita credendo di fare un viaggio in un ricordo di venticinque anni fa; quando con gli sci ai piedi cadevo spesso (ora non scio più), e m'infarinavo di freddo sulle brevi piste di campo Marsia, negli Abruzzi, perchè altri posti erano troppo lontani.
Allora li anelavo, quei posti preclusi, oggi non li apprezzo, perchè troppo frequentati; così pieni di città che sembra di non averla lasciata.
E poi, quella, è la neve più bella che ricordo; forse battuta, ma solo nella sensazione, dalla prima neve caduta quando ho vissuto in Germania e, col fiato grosso di freddo mi sono infilata in un cabina gialla, come in un maglione il cui filo non chiuso mi permettesse di telefonare a casa, e scaldarmi la solitudine gridando: "nevica, nevica!".
Era novembre, e la neve sarebbe durata tutto l'inverno. Ma non lo sapevo. Bambina, lì, a vent'anni, come qui vent'anni fa.
Di tempo ne è passato, anche da quel tempo.
E ogni volta trascorre più di un inverno, prima che torni a rompere cristalli, sulla superficie imbiancata.
Croop. Croop. Fanno i primi passi, incerti, quando mi fermo a fotografare i cavalli. Sulla montagna, prima del valico di Colle Bove, sembra che non ci sia nessuno. Non un sussurro, un cinguettio, un fruscio. Se non mi muovo, si percepisce il silenzio vertiginoso della neve.
Croop.
Mi azzardo, spaventando i cavalli. Rotta l'incertezza, il fermo immagine si anima, e quelli si muovono, torpidi, riprendendo a brucare; silenti, nel tempo di oggi, in cui guardo, attori d'un muto narrato dal sole.

Si rompe il silenzio, poiché questo viaggio è anche ricordo; e mi sale nella testa la voce di mio fratello, che osserva la stessa collina che guardo adesso: "sembra la testa di un calvo con tanti capelli". Ha sei anni, forse; di sicuro è la prima volta che si va sulla neve. Quella volta in cui, come tanti bambini prima, sopraffatti e orgogliosi di noi abbiamo scoperto che la neve è fredda.
Oggi lo diamo per scontato, come tante cose, e rideremmo a sentircelo dire. Persa l'innocenza, intesa come non conoscenza, dimentichiamo. Per poi, paradossalmente vivere nel ricordo...
Mi ripiego le gambe in macchina, assaporando il gusto di sole che ha preso nella breve sosta, e raggiungo la sommità del valico, perdendo lo sguardo nella vallata coperta di neve dove, nascosto da una collina, è arrotolato Tagliacozzo, come un gatto su una coperta.
La via per i campi da sci, dove si transita senza catene sulla neve vecchia, impastata di fango, nasconde presto la valle e s'insinua tra le morbide curve del paesaggio boscoso. Il silenzio che rompo resta come anelito, mentre la musica, spenta da un po', aleggia come eco sgradita, ospite non invitato di questo incontro tra le risa e le ansie di giungere dello ieri di tanti anni fa, e l'attesa che teme d'esser delusa di oggi.
Abitudine ad una città che ti cambia sotto gli occhi, in cui a volte ti confondi perché certi riferimenti collaterali cambiano a stretto giro, dimentico che il mondo è anche quella stessa città eterna: il Colosseo è sempre lì. E Campo Marsia è sempre uguale.

Forse è vero, che una volta che si vive in un posto si può apprendere da esso tutta la saggezza. Perché l'intero universo è contenuto in un chicco di senape, pur nella sua devastante infinità. Così a volte si ha la sensazione che bastino pochi libri, con le cose vere, per avere sotto mano tutto il sapere che serve.
Ma la vista non si sazia, e il mio ricordo neppure. Ho bisogno di svoltare l'ultima piega di strada. Sospendo il fiato.
Riprendo.
E' esattamente così, che la ricordavo. La stessa pista corta, e un'altra che, nella memoria era smarrita, e transita il ricordo in scoperta.
I bambini, gli stessi di sempre, ridono rotolando giù dal bob, echeggiati da un riso scintillante e nuovo che mi tintinna dentro; e in questo gelo, scioglie l'ancora della memoria, e col riso di ieri nel ridere d'oggi, mi avvio sui passi che non ho mai compiuto. Gratto la superficie della neve per sentirla dissipare il freddo al primo contatto con la punta della lingua. Affondo nel manto intoccato del bosco, accompagnata dai raggi di sole che mi insegnano una via in salita, mi indicano una traccia che corre verso il posto che cerco.
Crop. Crop.
Il suono si modifica leggermente, quando la neve è più ghiacciata; e mentre salgo lenta, mi assalgono parole che raccontano quello che sento; infastidita dal rumore che fa il pensiero affondo e scivolo, preda di una sonnolenza che ottunde la coscienza, smarrita fra due tempi. Smarrita da me stessa. Che tento di lasciarmi indietro, perchè questo è un tempo che non dovrebbe appartenere a niente.
La speranza di questo, forse è inutile. Ma so che ho camminato, corso, saltato, respirato. Finché il pensiero è rimasto attaccato all'ombra di un albero, ed è restato solo il muoversi.

Allora l'ho trovato, il posto che stavo cercando.
E sono stata accovacciata in un raggio di sole, col sè scorticato, sulla roccia nuda di neve, a dimenticarmi di ricordare.
A sentire il silenzio che sparava i suoi raggi sul cuore scoperto.
Ne ha sgelato le stanze, lasciate piene di polvere. Ha ricamato una tela nuova, per la tenda che non posso tirare più.



Un link per chi fosse interessato al Marsia della Mitologia...

6 commenti:

Mobu ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Lila ha detto...

(tu continui dopo..intanto,io,breve)
un ricordo condiviso, un ancora che non ci lega a niente. La vita non si spezza, ma si dipana, tra te e me, tra chi legge e chi trascorre.
Nel soffio di quello che ci possiamo raccontare, come se fosse una lettera personale.
Nel mare, disteso nella posizione del pesce, per galleggiare, confondo il sapore ugualmente salato di lacrime e tempo, perchè non appartengo più al mondo di sopra. Nè a quello di sotto.

Mobu ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

frasi frasi frasi...buttate lì, luoghi comuni nel compiacimento di te stessa, parole che parlano ma che non suonano, anime mute, cuori senza battito...

Lila ha detto...

@ anonimo:
grazie della critica; a me sembrava di aver espresso le mie sensazioni, ma i luoghi comuni sono un pericolo in cui cade chi non scopre niente di nuovo. :)

Federico Distefano ha detto...

x Anonimo:
Un attacco gratuito e cattivo, il tuo.
Sarebbe perlomeno coraggioso se ti esponessi, invece di rimanere anonimo registrati e fai vedere che almeno hai il coraggio delle tue opinioni.
Non so se tu sia una persona che sta attraversando un brutto momento e che quindi hai la tua lucidità appannata ma, in questo modo, rovini anche la felicità degli altri e questo non è giusto.
Buona serata.
Federico.