DALLA LIBERTÀ DI ESSERE, LA LIBERTÀ DI PAROLA
L’argomento “libertà” ha molteplici implicazioni (e complicazioni) e può, e dovrebbe, sfociare in una qualche riflessione sul libero arbitrio per concludersi degnamente, ma non è mia intenzione andare tanto in là.
Il significato letterale considera la libertà come una possibilità di autonomia, l’assenza di obblighi e costrizioni. E tanti anelano alla libertà, ritenendo trattarsi “semplicemente” di non avere impegni da rispettare, o persone ai cui comandi dover sottostare.
Benissimo; quanti di noi possono sostenere di essere davvero liberi?
L’uomo deve, per necessità, magiare, vestirsi, avere un tetto; è libero? Finchè, per sua scelta, lavora abbastanza da soddisfare le proprie esigenze direi di si.
Il raggiungimento dei beni primari, non rende effettivamente schiavi, in quanto fa parte della condizione del vivere ed eventualmente del vivere all’interno di una società. L’uomo, forse, diventa schiavo nel momento in cui comincia ad inseguire il “sempre di più”; quando non gli basta più il necessario, ma va oltre il bisogno.
E una madre, che per dovere verso i figli invece di passeggiare e andare dall’estetista torna a casa a preparare il pranzo, accudisce la prole, il marito? La riflessione è la stessa: è libera nella misura in cui è cosciente di agire per propria scelta, e non “danneggia” la propria essenza con un obbligo “morale”, sentito come imposizione.

Diamo per assunto che la mente libera dal condizionamento può scoprire qualunque verità.
Cosa è il condizionamento? Sono tutti i doveri che ci imponiamo nel momento in cui seguiamo una credenza, dei modelli di comportamento, un partito... e non ci permettiamo di agire con la mente vuota. Creativa.
Il condizionamento sono i desideri... infiniti come il susseguirsi dei pensieri.
Condizionamento è attaccarsi all’impossibilità di cambiare… E’ credere che se sono invidioso, collerico, malinconico ecc. non possa essere altrimenti; è credere che la paura sia una scusa valida per non agire.
E cosa è la paura? dove sta, “chi” la prova, dove mi porta, da cosa origina, che cosa mi impedisce di fare? Questo, forse, dovremmo chiederci.
La risposta, come il fiore dei sette colori che cresce nel nostro giardino, è solo in sé stessi.
Nella libertà, però, è la Conoscenza…
Quindi per averla, o meglio per essere liberi, per prima cosa occorrerebbe indagare le nostre schiavitù… e sacrificarle! Occorre essere in grado di affrontare la solitudine, la propria vacuità (vederci vuoti, piccoli, inutili), e per farlo occorre attenzione; l'attenzione ci permette di essere completamente in noi stessi in modo da esperire, attraverso il sentimento, l’avvicendarsi di amore, odio, attaccamento, desiderio, e la loro stessa inconsistenza. Possiamo gioire e soffrire, senza rimanere attaccati a queste vitali esperienze, senza conservarne per sempre la memoria; cosa che ci impedisce di vivere le nuove esperienze in modo libero.
Se senza libertà non c’è felicità… lasciatemelo dire, non c'è nemmeno sofferenza… Il dolore provato nel parto, dal dentista, quando ci rompiamo un osso, non resta per sempre. Resta il ricordo di avere sofferto, ma non il dolore in sé. Se non ci si attacca al fatto di soffrire “e basta”, ma si esamina la sofferenza (dove sta, cosa mi sta facendo, che sensazione mi scatena oggi) si può anche recepire il messaggio che il corpo offre attraverso di essa… oggi!
Non ieri, quando già c’era, o domani, per l’idea che tornerà.
Se indago, nel momento in cui la causa balena innanzi agli occhi la sofferenza scompare. E con essa scompare la schiavitù che comporta.
Occorre però avere il coraggio di sacrificare l’attaccamento a condizioni passate.
Elemento essenziale della libertà, è quindi la consapevolezza.
(Banalmente, per esempio, delle conseguenze che scateniamo con un atto ce lo fa compiere fino in fondo, bene o male che venga giudicato dalla morale).
Se sono consapevole di ciascun gesto, perché non ho il bagaglio della memoria a filtrarne il compimento
divento disciplinato
, ordinato.
Non è libero chi ritiene di poter fare ciò che vuole, a dispetto del danno o bene causato agli altri; la nostra libertà non finisce dove inizia quella dell’altro. Finisce dove noi mettiamo un freno perché ci accorgiamo di non esser conformi alla legge suprema, che conosciamo in noi stessi, attraverso la disciplina e l’ordine. Da qui si può partire per indagare la libertà, la cui conoscenza ci apre le porte della Sapienza.
Dall’ordine scaturisce la bellezza. E la bellezza e l’armonia sono indice, lo sostiene anche la fisica, di ciò che è vero
. Per questo “è necessario sentirsi liberi non alla fine, ma all’inizio. Nessun sistema di meditazione, nessuna medicina, nessun espediente psicologico vi darà la libertà” (J.Krishnamurti).
E, posto di raggiungerla cosa ne facciamo di questa libertà?
L’uomo libero è in grado di amare. E di essere felice.
Tuttavia “Non c’è felicità senza libertà, non c’è libertà senza coraggio” (Pericle).
Coraggio, perché essere liberi è essere veramente soli; non possiamo attaccarci più a niente. Siamo noi, nell’universo e nessuno ci può salvare! Ma quando siamo in questo stato di “essere liberi” conquistiamo la libertà di parola, di azione.
Quando si ha coscienza di sé, quando non si ha timore di “sentire le verità che hai dette trasformate dai cattivi per trarre in inganno gli ingenui”(R. Kipling), quando non si ha timore dell’altrui giudizio, perché noi stessi siamo in grado di non giudicarci, ma agiamo con la “fede” e l’animo limpido, nella coscienza di fare il meglio possibile per noi in quel momento, allora siamo anche liberi di parlare. Nessuna democrazia ci da questo, dobbiamo conquistarlo. “Esiste una libertà che non è da qualcosa, ma è uno stato dell’essere liberi”, prima di tutto, in noi stessi. Da noi stessi. Di noi stessi. Questo è davvero eroico!
La libertà si raggiunge con consapevolezza, con il lasciare gli attaccamenti fra cui i giudizi, la memoria. Questo ci da la conoscenza delle leggi dell’universo
, della Volontà, per cui l’ego smette di combattere e resiste solo quell’essenza che ci fa fare esperienza come Opera necessaria all’Essere che si conosce.
È libero chi conosce di essere parte del tutto, per cui ciascuna azione viene messa a servizio di tutto, perché questo è se stessi! E non c’è in questo obbligo o dolore.
Libero sei tu che, con già udite e chiare parole, sacrificando l’ego per la salute del popolo, puoi senza paura, perché é rimosso ogni attaccamento, risolutamente esclamare: “sia fatta non la mia, ma la Tua volontà”.
“La vita e la morte sono condizioni temporanee ma la libertà dura per sempre”.
Quando siamo liberi c’è apprendimento (Disciplina viene da discepolo, che viene da Disco “io apprendo”; discepolo è colui che apprende), c’è conoscenza, c’è ascolto.