martedì, novembre 4

Fai un regalo all'ambiente


Premessa 1: non sono un'ambientalista, o almeno, non una di quelli che lottano per i diritti delle foreste e dei pesci, ma lotterei volentieri per il nostro diritto a vivere in un ambiente più sano.
Riprenderò il tema, magari, ma non mi dilungo.
Premessa 2: adoro l'Ikea, e magari in qualche modo anche stavolta hanno ragione. Meglio di niente.

Leggo su una pubblicità la nuova grande Ikea (idea, volevo dire, idea) del colosso svedese: se comperi un albero (di natale) da loro, di circa 150 cm,- 9,99 (quindi dieci) euro -vaso escluso, e lo riconsegni dal 5 al 12 gennaio ti regalano un buono di pari valore (9,99 euro vaso escluso) da spendere nel negozio. Bene.
Ti compri l'albero, lo porti a casa, lo addobbi, (magari visto che ci sei gli addobbi li compri all'Ikea), e poi quando lo riporti ti ridanno i soldi, in modo però che tu comunque li spenda. è giusto, mica ci fanno la beneficenza. E poi non c'è nemmeno il problema dello smaltimento, che qui nessuno ha il camino, né quello di metterlo da qualche parte fino all'anno prossimo, come il vecchio albero di plastica con i rami che si chiudono.
La plastica inquina, quindi comperiamo un bell'albero vero, che è stato tagliato dalle foreste fitte del nord, e ha anche un nome: Picea Omorica (link su Wikipedia).
Lo compriamo, e Ikea, per ogni albero riportato dona 3 euro ad un parco italiano per finanziare il rimboschimento. 3 euro.
Gli altri sette li intascano, perché tu il buono lo devi spendere. L'anno scorso dice la pubblicità, ne sono stati riconsegnati 60.000. Che se non li avessero tagliati sarebbe stato meglio. Li hanno truciolati, e trasformati in fertilizzante naturale, intanto abbiamo almeno 60.000 Picea Omorica di meno.
Qualcuno può osservare che magari li tagliavano comunque, senza nemmeno il contributo per il rimboschimento dei parchi italiani (che nessuno ci dice dove stia avvenendo e se stia avvenendo).
La plastica inquina? L'albero di natale, a casa mia, è durato più di 30 anni. Vi giuro che quando ne abbiamo comprato uno per i prossimi trent'anni si stava decomponendo.
Lo mettevamo nella scatola l'hanno prima e aveva trenta rami e fate conto, trecentomila aghi. L'anno dopo mancavano due rami e relativi aghi (decomposti). Alla fine era quasi un tronchetto della felicità, nel senso che, a noi, ci ha fatti felici. comunque Non era vero, non era bello, ma era il nostro Albero. Quello nuovo deve ancora faticare per conquistarsi tale titolo affezionato.
Ora che vivo da sola nemmeno lo faccio, l'albero, perché nessuno è pari a quello, storico. E nessun alberello stappato alla terra, che tanto per dirne una sarebbe meglio, 'sti 60.000 alberi, se proprio gli danno fastidio, che li trapiantassero direttamente. Si sa che i fondi finanziati hanno tendenza a disperdersi più dei semi nel vento, infatti.
Senza contare tutti quegli alberi che non vengono riportati. Ma che ci fa la gente?
Preferisco ancora vederli nel bosco, essendo una di quelle sfortunate che ha il "pollice nero" (non riesco a far crescere niente) ed essendo altresì una delle fortunate che ha il giardino condominiale ,ben curato, e mi basta affacciarmi per vedere un bell'alberello vivo, addobbato e felice (soprattuto quando gli levano gli addobbi).
Evviva la tradizione (link su Wikipedia), certo non voglio dire... ma se l'albero esprime il rinnovarsi dell vita, tagliarlo indica 'morire per rinascere'?

Mi dispiace di terminare con tale cupezza, ma alle volte mi chiedo se non ci sia un modo diverso di fare le cose... Disegnarlo per esempio, e attaccarci su le pallette, come il gioco della coda dell'asino.

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