giovedì, novembre 27

Secondo tempo. Primo giorno

Questa volta la partenza è stata salutata da un alba spettacolare. Il sole alle spalle, come va bene all'inizio di un viaggio, perché le ombre lunghe ti mostrano che sei solo. Nessuno ti segue; almeno, non troppo vicino.
Tuttavia la solitudine s'è un po' scalfita, perché alla fine ho convinto il mio collega a venire con me.. e ora per cinque anni lo vedrò anche nei week-end. Il che mi insegna che non è mai troppo presto per stare zitti.
Per non sembrare più orsa di quello che sono, devo dire che un briciolo sono anche contenta, almeno mi risparmia il casuale compagno di banco terribile, che ti si appiccica come una di quelle plastiche trasparenti delle caramelle, che cerchi di buttare e ti ritrovi sempre addosso perché si elettrizzano.

Il lago oggi era diverso. Il freddo pungente, che si è mantenuto nonostante il sole, ha reso più vicine le sponde opposte; mi sono saltate negli occhi, mentre lasciavo che il pranzo mi scivolasse nella gola, con il rosso scuro della terra rivoltata. IL giallo rugginoso dei faggi d'autunno, il verde dei campi, striato di pecore in movimento.
I soliti cigni, mai paghi dell'acqua, hanno procrastinato il volo delle tredici, che sembravano compiere metodicamente la volta scorsa. Ma hanno interrotto la loro pigra scorribanda fra le papere, con un sostenuto innalzarsi e sbattere le ali chissà se a prepararsi, scaldarsi, o ribadire la loro naturale predominanza.

Anche io oggi ho un po' sbattuto le ali, a quel modo. Ma poi ha prevalso il senso placido della papera, e sono tornata a sorridere. Infondo non importa, chi sia più bravo, o simpatico, o sociale. Purché anche oggi, io possa apprendere qualcosa.

2 commenti:

Mobu ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Lila ha detto...

mmm?
forse che le papere non hanno un "senso placido" e non imparano molto?